«Il segreto della nostra longevità? Siamo un gruppo di amici che si è allargato sempre più, quasi pubblico e organizzatori fossero un tutt’uno»: un traguardo importante per l’associazione Trieste is rock, che compie dieci anni. Più di 200 concerti con nomi internazionali come Willie Nile, Marky Ramone, Steve Wynn, Jesse Malin, L.A. Guns, Johnny Winter, Eric Sardinas, Richie Kotzen, Elliott Murphy, Black Stone Cherry, Alejandro Escovedo, John Corabi, Eric Martin, Ian Hunter, Dana Fuchs, Paul Gilbert, Kamelot, The White Buffalo, nazionali come Matthew Lee, Finardi, Bubola, Branduardi, Donà e tantissimi artisti locali, in ogni luogo possibile (Piazza Unità, Etnoblog, Tetris, Casa della Musica, Teatro Miela, Makaki/Naima, Grip, Tor Cucherna, Piazza Verdi, San Giusto, Teatro dei Fabbri, Chiesa Evangelica Luterana, Bobbio, Caffè Rossetti, Politeama Rossetti, Ferroviario, Teatro Verdi di Muggia…).

La storia comincia quando il Presidente dell’associazione Raphael Udovici coinvolge l’amico Franco Stogaus, entrambi appassionati di musica soliti andare in giro per l’Europa a seguire i concerti dei loro idoli: «Quasi per scherzo avevamo preparato una bandiera con il logo Trieste is rock per portarcela dietro – raccontano i due –, spinti da un profondo amore e orgoglio per la nostra città, che ha un potenziale enorme, per questo abbiamo voluto metterla nel nome dell’associazione e, nel nostro piccolo, contribuire a farla conoscere. Da lì è nata l’idea di provare a portare qui artisti che ci piacciono, per cui di solito macinavamo chilometri».

«Dopo qualche esperimento di concerto quasi segreto nel 2010 abbiamo preso fiducia, siamo partiti alla grande con un nome importante, Willie Nile, poi Riccardo Maffoni al Grip, Marky Ramone al Miela con un afflusso strepitoso e un record di presenze». Da allora è diventato un appuntamento fisso il benefit Light of Day che a dicembre ha fatto tappa al Verdi di Muggia per la decima volta e lo stesso è accaduto con il festival Trieste Calling The Boss che quest’anno avrebbe dovuto tenersi dal 29 aprile al 3 maggio in varie location cittadine per la sua nona edizione con nomi in cartellone come Willie Nile: l’emergenza in corso implica ovviamente un annullamento o forse un rinvio all’estate, quando si cercherà di recuperare anche il festeggiamento del decimo compleanno e ci sarà la rassegna “Hot in the City”. Nello stop forzato si tirano le somme su quanto realizzato finora: «Il nostro scopo è sempre stato non solo organizzare concerti ma anche divulgare, creare conoscenza di gruppi meno noti, abbiamo organizzato incontri degli artisti con il pubblico da Knulp o al Bar del Miela; e poi mostre fotografiche, proiezioni, eventi collaterali per riunire i soci». Ma per loro cos’è il rock? «Il termine – rispondono – contiene tante derivazioni, è molto ampio e ci ha permesso di spaziare anche nel folk, nel blues, nel metal o nel cantautorato: tentiamo sempre di variare e di andare oltre i nostri gusti. Teniamo le antenne dritte per capire quali sono gli interessi nella nostra cerchia e cercare di accontentare un po’ tutti. Abbiamo coperto tre generazioni: ad alcuni concerti abbiamo avuto veramente persone di tutte le età».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 22 Marzo 2020 

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