Parto con una citazione altissima: «Sogno una casa isolata sul Carso, il più possibile autosufficiente con un bell’orto fuori e uno “spargher” in cucina. Poter vivere bene con poco e aver tempo per fare musica senza dover scendere a compromessi con nessuno. Per me è più importante seguire una strada che sia mia, la destinazione conta meno…». Toni Bruna, Il Piccolo.
Ma potrebbe averlo scritto il filosofo/scrittore Thoreau, quello di “Disobbedienza civile”.
Ultimamente dove mi giro, mi salta fuori qualche citazione di Thoreau, in particolare da “La Vita nei boschi”. Ci sarà un motivo se mi spunta fuori everywhere. Forse è il momento di migrare nei boschi? Io mi sto già esercitando ad accender il fuoco con pietre e bastoncini. Ma sono talmente avanti che riesco a far divampare incendi anche solo con parole e pensieri.
Thoreau, per chi non lo sapesse, dedicò due anni (1845-1847) della propria vita a (lo so che farà ridere l’espressione) “cercare un rapporto intimo con la natura e ritrovare sé stesso in una società che non rappresentava ai suoi occhi i veri valori da seguire”. Contatto intimo con la natura e trovare sé stessi può suscitare ilarità, capisco. Ma passiamo oltre!
Il suo è stato un esperimento, il suo obiettivo era quello di cercare la conciliazione dell’artista nel mondo naturale grazie all’ottimismo del vedere l’uomo come artefice del proprio destino e come essere dipendente da sensazioni ed emozioni.
Il libro fu scritto quasi interamente durante il soggiorno di Thoreau in una capanna, costruita in gran parte da solo, sulle sponde del lago Walden (Walden Pond) che si trova vicino alla cittadina di Concord (Massachusetts), USA.
Ebbene, io sento questa forte esigenza di andare a vivere in un capanno, specie quando si avvicina il Natale. Periodo in cui sento ancora più fortemente di amare le persone ed odiare la gente.
Vivere nei boschi è rock?
Eccome se lo è.
Pensa al grunge con tutti i suoi camicioni di flanella e il look da boscaiolo.

Pensa a Bon Iver. Che era andato nel capanno a scrivere le canzoni per Emma.
Il bosco ci ha dato un sacco di belle canzoni!
Nella Bibbia “American Indie” (Arcana) che ultimamente sto citando spesso, si legge:
“I Minutemen  erano conservatori, una venerabile definizione che nella storia del pensiero americano affondava le sue radici in Henry David Thoreau. I punk-rocker partirono da quello, dalla scarsità di mezzi e dall’usare quello che hai. Tutto quello che hai sei tu, e devi tirarci fuori qualcosa”.
E poi, senti qua, ancora Thoreau:
“i Fugazi non hanno fatto altro che togliere gli oggetti non necessari nelle loro vite, le cose che gran parte delle band accetta senza neanche domandarsi il perché. Se Henry David Thoreau, l’autore di Walden, avesse fatto da manager a una band rock, questa avrebbe somigliato parecchio ai Fugazi”.
I Minutemen sull’essenzialità:
“Spero solo che qualcuno legga di noi e veda che non eravamo prefabbricati. Spero che capisca che eravamo solo tre ragazzi di San Pedro, e che forse potrebbe fare anche lui le stesse cose, con le sue forze”.
Se non sono i boschi, ci sono i tour. E qualunque esordiente dovrebbe tenere bene a mente che in tour si vive come descritto dai Black Flag:
“Puzzolente. Si stava tutti in un furgone con la roba da lavare e gli strumenti. Era scomodo”.
Ginn: “Eravamo esauriti. Immagina sette persone che vivono nella stessa stanza, vanno in tour per sei mesi e alla fine hanno pure dei debiti che pendono sulla testa”; “Lo so, qualcuno può considerarlo duro, ma è tutto relativo; ci sono altre cose che penso siano davvero dure, tipo la guerra. Situazioni come la nostra non mi hanno mai preoccupato, si trattava semplicemente di non avere soldi. Comunque ho sempre pensato che anche se dormi sul pavimento che differenza fa? Comunque stai dormendo”.
Rollins: “ ciò che ci faceva continuare in quella tortura era il fatto che la musica fosse così buona, e lo sapevamo. In definitiva, non avevamo soldi, eravamo malmessi, puzzavamo, puzzava il furgone, tutti ci odiavamo e tutto il resto. Ma poi sentivi la musica e dicevi, ma che cazzo, siamo i capi”.
Ginn:
“I Black Flag hanno promosso un’idea su tutte: se vuoi qualcosa, salta dalla finestra e valla a prendere”.
Perciò via, è tutto difficile ma salta dalla finestra, salta dal capanno e dal furgone puzzolente se hai un obbiettivo non mollare, non fermarti e vai sempre avanti. Marcia dritto e se ti fanno male i piedi, cammina un po’ più lentamente ma non fermarti perché la vita non ti aspetta e tra l’altro “colpo su colpo, arriva il Natale” (cit No Guru).

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