«Abbiamo viaggiato nell’anima del rock, cercando di esplorarne ogni anfratto, passando dall’hard rock venato di blues a melodie più soft come le ballad»: i triestini 5ive Years Gone pubblicano l’album di 11 canzoni “Rock N’Roll Rebirth” («perché per noi – spiegano – rappresenta appunto la “rinascita del rock&roll”») su tutte le piattaforme digitali di streaming online.
Davide Falconetti (chitarra, voce, già con Bad Mother Funkers, Doppio Alibi, The Project, Afterglow) e Paolo Cernic (voce, chitarra ex MoreChoice e Afterglow) hanno fondato la band, si sono poi aggiunti Andrea Cok (basso, cori, già Roy Force One) e Andrea Imbergamo (chitarra, piano, cori).
Il nome 5ive Years Gone nasce da un’idea di Falconetti, perché i suoi due gruppi precedenti sono durati entrambi cinque anni e una volta terminate quelle esperienze si è sentito come se quel periodo fosse “andato” e in qualche modo “perso”: «In realtà, rielaborando il passato in chiave positiva – puntualizza – ne è sorta una metafora, è stato come aprire un cassetto per poi trovarci dentro vecchi versi o vecchie tracce demo e decidere di portarle finalmente alla luce dopo anni, con più vissuto alle spalle, dando così quel tocco in più che solo l’esperienza può dare». Il lavoro vede l’apporto, per la registrazione della batteria, di Francesco Bardaro (My Space Invaders, Tytus, Track Terminal Studio). «Chi ascolterà il disco – dicono – scoprirà tante sfaccettature, dall’heavy rock anni ’80 di “Mary Jane”, la canzone che apre il cd, alla ballad acustica “Song 4 U” che lo chiude, passando attraverso il quasi metal di “Promise”, il rock orecchiabile (ma non volutamente commerciale) di “Never Be The Same”, la hit-single “All I Know” e molto altro».
Tra le influenze citano Guns N’ Roses, Bon Jovi, Aerosmith, Green Day, Papa Roach, Queen, The Offspring, Mr.Big «Un genere che quasi non fa più nessuno… almeno qua. Dipende da tanti fattori, anche culturali, e dal momento storico. La produzione contemporanea sembra essersi appiattita e ascoltare certe melodie pare sia diventata una consuetudine. Probabilmente le persone non vogliono cimentarcisi per non incorrere nei classici paragoni con i mostri sacri, ma è proprio su questo che noi contiamo e dal quale ricaviamo la voglia di andare avanti; riuscire a smuovere qualcosa nelle persone ci dà la benzina per proseguire e fare sempre meglio. Anche se adesso vanno altri generi a noi non importa, la nostra non è una band costruita, facciamo quello che ci piace. Non abbiamo mai pensato più di tanto, di “staccarci” dai gruppi che ci hanno ispirato. Questa è la musica che vogliamo suonare, fatta con il cuore e la passione. Sonorità che richiamano i grandi ma con arpeggi e melodie personali». Di Trieste dicono che «Ha contaminato nel bene e nel male tutta la nostra vita, musicale e non. Delle band locali apprezziamo My Space Invaders, Elbow Strike e Beat On Rotten Woods, gruppi che hanno fatto bei dischi e che consigliamo agli amanti del rock nel senso più ampio del termine». E del momento attuale: «L’abbiamo vissuto ognuno a modo suo. C’è chi non ha mai smesso di lavorare (anzi, ha lavorato più del solito), chi ne ha approfittato per studiare e chi ha impegnato ogni istante di questo periodo per migliorare ogni singolo dettaglio del cd. L’unica certezza è che la musica ci accompagnerà sempre. Il futuro a breve termine lo immaginiamo più online che mai, magari mini-concerti in diretta streaming, ma speriamo che presto si potrà tornare alla normalità».
Elisa Russo, Il Piccolo 19 Maggio 2020