«Sono una persona che ama la creatività come mezzo di espressione ma anche come capacità di adattamento. In termini assoluti l’espressione artistica è l’unica forma di libertà. Ritengo che la musica sia tra le forme d’espressione più complete, essa infatti accede alle strutture neurali più primitive, presenti nel nostro cervello prima dello sviluppo della consapevolezza». Il poliedrico artista triestino Andrej Kralj opera nel borgo carsico di Repen; nel 1998 militava nella rock band Charge (tre album e tour anche all’estero), negli anni ha unito la musica ad altre forme d’arte: performance, installazioni, letture di poesia, pittura. Dal 2013 fa musica come A Day in Venice: «Ho tratto questo pseudonimo – spiega – dal titolo di una canzone strumentale di musica classica che faceva parte dell’album di debutto e che è nata dopo una gita a Venezia. Richiama il tema del viaggio e dell’esperienza. Inoltre Venezia è città d’arte, molto suggestiva, che ha ispirato personalità come Shakespeare, Mann e i Pink Floyd». Il genere va da una progressione dell’avantgarde doom metal degli albori fino a un rock alternativo introspettivo, per il 2021 A Day in Venice annuncia il quinto album e in questi giorni lancia un singolo che lo anticipa: «”TWIOYS” (The world is on your side) è un pezzo rock con un’atmosfera particolare: la produzione è arricchita da arrangiamenti costruiti con percussioni sciamaniche e alcuni strumenti acustici atipici. Malgrado l’atmosfera misteriosa e cupa contiene un messaggio positivo e un testo di speranza per le nuove generazioni e per chi si trova in difficoltà». Il video è disponibile su YouTube ed è inoltre scaricabile insieme a un altro inedito, “Ophidian Queen”, sul portale bandcamp. In entrambi alla voce c’è Angelos Kyprianos, Kralj è infatti solito collaborare con tanti artisti, tra questi i rocker stranieri, come René Rutten dei The Gathering, Scott Foster Harris (ex L.A. Guns), ma anche musicisti lontani dal mondo dell’alternative o del metal, come la cantante Mickey Shiloh. «Scegliere un interprete è come scegliere il tipo di colore per un dipinto, la chiave è lavorare con veri professionisti oppure con artisti con una sensibilità o visione simile alla tua. Per il primo album mi ero avvalso del prezioso contributo di amici musicisti come il batterista Paolo Marchesich e del produttore Peter Gergolet che ha curato le registrazioni di batteria, di un intervento del tenore Goran Ruzzier e di Martina Feri (cantante di tre canzoni). L’album ha ricevuto un’ottima risposta da parte di riviste nazionali e internazionali specializzate. Negli anni successivi il chitarrista e cantautore triestino Paolo Bembi ha offerto la sua voce sull’album “III” (2019) e in parte sull’album “Singles” (2018)». La produzione musicale è diventata molto accessibile negli ultimi decenni e ciò gli ha permesso di registrare e produrre musica costantemente, anche in viaggio: «In Irlanda per esempio, dove ho trascorso vari mesi, ho potuto creare basi sonore per un gruppo di artisti del luogo portandomi appresso un mini studio di registrazione portatile composto da pc, scheda audio, cuffie, microfono e poco altro. Da una decina di anni, dopo aver allestito un piccolo home studio, mi dedico quasi esclusivamente alla musica. Questo percorso inizia nel 2010, quando con Peter Gergolet abbiamo realizzato un progetto musicale transfrontaliero (Vulture and the Guru) con canzoni in lingua slovena, che per un periodo ha avuto un buon seguito radiofonico».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 14 Settembre 2020


 

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