Sono uomini di parola, gli AC/DC. L’avevano promesso al termine dei due concerti tenuti a Marzo 2009 al Forum di Assago, ed eccoli qui ad onorare l’impegno preso: tornare in Italia entro l’estate 2010. Addirittura in anticipo, rispetto ad un’estate che non vuole arrivare. Tanto il fuoco lo portano loro. Mercoledì, l’attesissima tappa del «Black Ice World Tour» sbarca allo Stadio Friuli di Udine. Per l’unica data italiana i biglietti sono andati esauriti con rapidità disarmante, alla quale i fan degli AC/DC sono ormai abituati. Due date nei giorni scorsi: a Sofia e a Bucarest, con uno show mozzafiato che ha travolto gli oltre quarantamila presenti (stessa affluenza prevista per Udine). Ad aprire la serata dalle 19.15, Le Vibrazioni e Maurizio Solieri (chitarrista di Vasco Rossi). Alle 21.30 saliranno sul palco i paladini del rock duro, capitanati dallo scolaretto fuori corso Angus Young (chitarra solista), al suo fianco: Malcolm Young (chitarra ritmica), Brian Johnson (voce),Cliff Williams (basso) e Phil Rudd (batteria).
Quasi quattro decenni per una carriera senza segni di cedimento. Gli AC/DC, come l’elettricità stessa, forniscono al mondo potenza ed energia. Sin dal 1973, il loro rock’n’roll ad alto voltaggio è garanzia di sold-out ai concerti (storica l’esibizione a Mosca del 1991 davanti a quasi un milione di persone e le folle oceaniche ai “Monsters Of Rock” di Donington) e vendite stratosferiche: 200 milioni di album venduti nel mondo, 70 milioni soltanto negli Stati Uniti («Back in Black» è il secondo album più venduto di tutti i tempi, dopo «Thriller» di Michael Jackson).
«Gli AC/DC hanno contribuito a celebrare incontri sessuali, sbronze, litigi, matrimoni, nascite, funerali, auto nuove e nuovi tatuaggi di milioni di persone da Bruxelles a Brisbane, da Montreal a Manchester e in ogni dove.
E questo fa degli AC/DC non solo un gruppo rock, ma un’istituzione culturale globale»: così si legge sul libro «AC/DC» di Murray Engleheart e Arnaud Durieux (Arcana).
Chissà se avrebbero mai immaginato tutto questo, quei ragazzacci che nei primi anni 70 andavano in giro con una station wagon usata, con addosso gli stessi vestiti che avrebbero sfoggiato per suonare in qualche malfamato pub australiano. Forse sì. Perché ci hanno sempre creduto al 100%, dichiarandosi “determinati e affamati” molto più (e molto prima) che bravi musicisti. It’s a long way to the top if you wanna rock’n’roll: la strada è lunga per arrivare in cima, e solo i più tenaci ce la fanno. I fratelli Young sono cresciuti a pane e chitarra: non solo giravano per casa suonando, ma sembra che Angus si portasse la chitarra anche a letto!
La loro storia comincia in Australia, e prima ancora in Scozia. Glasgow è la città natale dei fratelli Angus (classe 1955) e Malcolm Young (1953), cuore e nucleo originario della band, nonché tra i più formidabili chitarristi della storia. La famiglia Young (8 figli, di cui 7 maschi) migrò in Australia nel 1963, e ciò ebbe un impatto notevole sulla loro formazione musicale. Fondamentale anche il ruolo del fratello più grande George, anche lui musicista, presente nella carriera degli AC/DC come nume tutelare e produttore.
AC/DC, nonostante le molte congetture, significa semplicemente Alternate Current/Direct Current: corrente alternata/corrente continua. Fu suggerito dalla sorella Margaret che aveva notato la scritta sul retro della sua macchina da cucire (secondo altre fonti sarebbe stato un aspirapolvere). Lo scelsero perché evocava potenza ed elettricità, e si trovarono a negare per anni che avesse implicazioni sessuali (la sigla può essere associata alla bisessualità) o sataniche.
Il debutto ufficiale della band è del 1973, di lì a poco il primo album «High Voltage»: si narra che durante le registrazioni l’amplificatore di Angus esplose e cominciò a fumare, senza che ciò li portasse ad interrompere la sessione. Malcolm ha dichiarato: «A quel tempo non entravamo mai in studio con qualcosa in più di un riff. Infatti, pensavamo che un riff fosse una canzone. Per fortuna avevamo i produttori che li trasformavano in canzoni, e da allora è stato sempre lo stesso». Si legge sul libro di Susan Masino “Let There Be Rock” (Tsunami): «Quando ebbe il primo assaggio di registrazione, non volle credere che il rock’n’roll fosse destinato a essere sovrainciso e registrato alla perfezione. Malcolm voleva registrare il rock’n’roll così come veniva suonato, dal vivo e senza nessun accorgimento da studio. Ora, doveva solo trovare le persone giuste con cui farlo. Anche se il suo futuro gruppo avrebbe attraversato diverse incarnazioni, dire che alla fine riuscì a trovare le persone giuste potrebbe essere considerata una delle affermazioni più riduttive nella storia del rock!».
Nel 1974 la band trovò la sua vera identità grazie all’ingresso in formazione di Bon Scott. Inizialmente fu considerato troppo vecchio (28 anni!) per unirsi a loro. Ma appena lo videro all’opera, i fratelli Young lo accettarono come un gemello. Bon era l’incarnazione della rockstar stradaiola e dannata, esuberante e vitale, con una presenza scenica fortissima. Poeta, pirata e teppista. Uno che appena uscito dal coma, a seguito di un incidente, beveva gli alcolici con la cannuccia dal letto d’ospedale. Uno che prima di cantare faceva i gargarismi con il vino rosso e miele. Accompagnerà la band dai concerti nei pub alla conquista del mondo, proprio negli anni più gloriosi e indimenticabili della loro carriera, con una sequenza di album che hanno fatto la storia del rock: «Dirty Deeds Done Dirt Cheap», «Let There Be Rock», «Powerage», «If You Want Blood You’ve Got it», «Highway To Hell». Fino al 1980, anno della sua prematura morte dovuta ad intossicazione da alcol. Una morte solitaria e squallida, in un’auto gelata. Lo shock e lo smarrimento conseguenti alla tragedia portarono sull’orlo dello scioglimento la band. Ma i fratelli Young non avrebbero potuto fare altro che continuare a fare ciò per cui erano al mondo: suonare. Così, dopo estenuanti selezioni, Brian Johnson (inglese di Newcastle) divenne il nuovo cantante degli AC/DC. L’album «Back in Black», con la copertina nera e le campane a lutto che aprono «Hells Bells» è l’ultimo saluto a Bon. La rivista Creem scrisse all’uscita del disco: «Gli AC/DC piacciono a tutti, persino ai sordi».
La band dei fratelli Young avrà a questo punto due carriere: una con Bon governata dal fato, l’altra con Brian guidata dalla determinazione.
Dopo aver raggiunto l’apice del successo con questo album ispiratissimo, si apre un decennio difficile.
Gli AC/DC devono difendersi dalle accuse di satanismo (aggravate dal fatto che il serial killer Ramirez si fosse dichiarato estimatore della band) e dalle critiche riguardo alla loro scarsa capacità di rinnovarsi musicalmente. Inoltre Malcolm deve fare i conti con i suoi problemi di alcolismo che lo costringono a farsi ricoverare in una clinica specializzata, sostituito temporaneamente in tour dal nipote Steve. Angus si conferma la colonna portante della band: astemio, devoto al lavoro, alimentato quasi esclusivamente da litri di latte, tè, cioccolata e sigarette.
Nonostante gli album del primo decennio rimangano insuperati, gli AC/DC continuano a riscuotere enorme seguito e vendite da record ad ogni loro uscita.
Sono saliti nuovamente alla ribalta per la colonna sonora del film «Iron Man 2», uscita il 19 Aprile ed entrata direttamente al n°1 della classifica inglese togliendo il debutto in vetta alla classifica al nuovo album di Paul Weller, che nel Regno Unito è l’icona assoluta della musica nazionale. In Italia l’album, entrato al secondo posto, è diventato primo nel giro di una settimana. «Black Ice» (2008), ha venduto finora oltre quattro milioni di copie nel mondo; tra le ultime uscite, da segnalare anche «Backtracks» (2009), un cofanetto di rarità live e in studio.
Elisa e Ricky Russo, Il Piccolo 17 Maggio 2010