ADRIANA VASQUES “ALL DRESSED UP”

Suonare per sette anni ogni domenica nel pub in cui andava sempre Syd Barrett, il “Crazy Diamond” dei Pink Floyd, registrare un brano sullo stesso pianoforte con cui fu registrata “Bohemian Rhapsody” dei Queen e un altro sul piano di Peter Gabriel nello studio di Trevor Horn a Portobello: episodi all’ordine del giorno per la cantante e pianista triestina Adriana Vasques in questi dodici anni in cui si è trasferita a Londra.

Diplomata al Tartini, una carriera soprattutto nel jazz qui in città al fianco di grandi talenti come Paolo Muscovi e Fabio Valdemarin, un album “Tactus”, «Poi ho preso una sbandata per il Brasile, – racconta – con influenze della world music». Ora pubblica il suo nuovo singolo “All dressed up” con un cast stellare: Chris Franck (chitarra, percussioni, Rhodes, synths, produzione, composizione, co-scrittura), Finn Peters (sassofono, flauto), Ernie McKone (basso), Uccio Gaeta (batteria) e Toni Economides (mix, master). Franck, produttore e musicista del quale molti avranno sentito parlare in relazione a Da Lata o Smoke City (chi non ricorda la hit “Underwater Love”?), di recente ha fondato un’etichetta, DLM (Da Lata Music), con cui esce il lavoro dell’artista triestina.

Come è nata l’idea dell’ep?

«Durante il lockdown io e Chris abbiamo deciso di mettere insieme le forze su un terreno comune, quello dell’amore per il songwriting, per le canzoni nel senso più nobile del termine. Cinque pezzi, scritti e pensati a quattro mani con l’intento di essere “sensati” rispetto al momento storico e a noi stessi. Il principio dietro a tutti i brani originali (c’è anche una cover) è l’essenzialità, per quanto ci sia possibile, e l’identità “londinese”, ibrida per definizione. “All dressed up” parla di noi, di come abbiamo vissuto gli ultimi tre anni, cercando di capirci qualcosa e di “starci dentro” con umanità».

Quando uscirà?

«A fine ottobre l’ep a cui hanno collaborato fra gli altri Bembe Segue, Jason Yarde, Luiz Gabriel Lopes. In luglio arriva un remix di 4hero, poi uno di Maria Chiara Argirò e la cover della brasiliana Flora Purim, moglie di Airto Moreira, cantante anche per Chick Corea (“Return to Forever”), negli anni ’90 ha pubblicato un pezzo scritto da sua figlia, ne ero ossessionata da allora, la coincidenza pazzesca è che dopo vent’anni è tornata ora con un nuovo ep, e l’ha reinserito. Pensavamo di non poterlo usare, ma poi ci siamo resi conto che è un omaggio, gliel’abbiamo fatto sentire e le è piaciuto da morire».

Il genere?

«Echi di una certa psichedelia, il tratto è decisamente anni ‘70, con riferimenti ai cantautori brasiliani ma anche Joni Mitchell, Nick Drake, e specialmente i Beatles, che per altro con il Brasile musicale hanno una forte connessione».

I testi?

«Abbiamo cercato di dare ad ogni parola un giusto peso, e un contenuto che fosse profondo e sottile abbastanza da lasciare un margine all’interpretazione. Pandemia, crisi climatica, informazione e comunicazione fanno da sottotesto con discrezione, ma speriamo con efficacia».

Com’è vivere a Londra?

«Non è una città facile, è crudele e generosissima. Molto difficile ma offre a piene mani costanti stimoli e cose interessanti, quello che ho notato quando mi sono trasferita è che se in Italia siamo bombardati di cartelloni pubblicitari e spot di prodotti, qui i manifesti invitano ad andare a teatro, alle mostre, il 98% della pubblicità sui mezzi pubblici è di spettacoli, è un approccio diverso alla cultura. Londra ne offre tantissima, spesso anche gratuitamente».

Elisa Russo, Il Piccolo 21 giugno 2022

Articoli consigliati