“AH NO PO’ Ciò” rubrica all’interno di In Orbita di Ricky Russo in onda su Radio Nuova York lunedì 15 Febbraio 2016 h 22-24 (h 4-6 pm a NY)
Ascolti:
Carmen Consoli “Confusa e Felice”
Dolcenera “Ora o mai più (le cose cambiano)”
Prima puntata della mia rubrica su Radio Nuova York. Dopo Radio Fragola, Radio e Tv Capodistria, Radio ICN NY, In Orbita si dimostra immortale come Highlander. Trieste, Slovenia, Stati Uniti… ci mandassero pure sulla Luna che In Orbita non lo abbatti.
Avrei potuto continuare con la tradizione e riproporre “Deliri Desideri e Distorsioni”, e invece ho scelto un nuovo titolo (ma l’idea resta quella di DDD: spaziare tra gli argomenti più vari, delirare su musica e dintorni). La potevo chiamare, forse, “Voce Metallica” perché, visto che il collegamento si tiene via telefono Chiarbola-New York, poi so già che mio papà mi dirà: “Sì ma la vose no iera la tua, iera metallica”.
Ma invece ho scelto un nome in dialetto triestino, perché mi sembrava di buon auspicio.
“Ah no po’ ciò”: che significa? Di base nulla. È un rafforzativo reiterato per 4.
Tipo:
Eli: “Mi sa che a NY c’è un freddo esagerato”.
RR: “Ah no po’ ciò”.
Che sarebbe come dire: sì, è così a mille.
Una roba del genere.
Nella prima puntata avrei potuto, come da tradizione, presentare un progetto musicale ultra di nicchia che non conosce nessuno.
E invece, per andare controcorrente, parlerò di Sanremo.
A modo mio.
Dunque partiamo da Carmen Consoli.
Mentre si consumava la finale di Sanremo, sabato sera ero a teatro a vedere Carmen Consoli in concerto. Verso le 23.20, concerto e bis finiti, il teatro già si svuota e la Carmen torna sul palco: “Miiiinghià ve ne annate ggià??”. E attacca “Confusa e Felice”. Ed eccola lì, la Carmen, bella, simpatica, vera ed io ho per un attimo vent’anni. Un attimo eh, che poi il mal di schiena mi riporta dritta alla realtà. Me la ricordo a Sanremo, nel 1996 e nel 1997. Ma soprattutto mi è rimasta la versione di “Confusa e Felice” live al Primo Maggio a Roma nel 1997. Quella ragazza dagli occhioni neri era tutto quello che avrei voluto essere. Era forte, decisa, esuberante, sensuale, talentuosa, bella, viscerale, intelligente. Ti arrivava come una cosa vera. Musica che ascoltavi non con le orecchie o il cervello ma proprio con le viscere, con il corpo. Ricordo come fosse ora la sensazione fisica provata: quella scossa tipo innamoramento, ed è bellissimo quando ti succede con la musica. Wow.
E quindi è stato proprio emozionante rivedere la Consoli dopo tanti anni, e anche avere il piacere di intervistarla.
1996-2016: quest’anno festeggerà il ventennale della sua carriera. E quindi: come minghia passano sti anni?
[youtube]https://youtu.be/QYLfIMt6iHo[/youtube]
Ma passiamo al 2016. Succede che dopo tantissimi anni seguo di nuovo Sanremo. Lo faccio per due motivi. Uno: qualche giorno prima mi telefona Ferdinando Masi e tra le altre cose mi dice: “giovedì prossimo sono a Sanremo con i Bluebeaters”. E certo, avrei potuto collegarmi giovedì alle 23.30 e ciao. Ma a me viene sempre un senso maniacale di completezza: non posso leggere una pagina di un libro, devo leggerlo tutto. Motivo 2: ho scoperto che in streaming si può tranquillamente sintonizzarsi su Sanremo e continuare a farsi gli affari propri al computer. Oro.
Potrei ora scrivere e parlare per ore di quello che non mi è piaciuto. Invece sarò breve e mi concentrerò su quello che mi è piaciuto, che non è poi tanto.
Allora: mi hanno ispirato simpatia Clementino e Rocco Hunt, soprattutto perché sono stati a Radio Nuova York.
Il pezzo dei Bluvertigo è bello.
Mi sono piaciuti i Blubeaters che spero il prossimo giro possano salire su quel palco con un pezzo loro.
Mi è piaciuta Elisa che ha detto a Carlo Conti “Eh bon dèi” che è una forma di “ah no po’ ciò”.
Mi ha steso, letteralmente Dolcenera che non ho mai seguito ed è stata una sorpresa. Ha presentato un pezzo secondo me bellissimo “Ora o mai più (le cose cambiano)” e ho ritrovato quella verità e visceralità della Consoli. Si vedeva che c’era della sofferenza, dell’intensità. E poi un pezzo proprio bello, un po’ soul, un po’ r&b, con questa voce potente. Promossa. Per me il brano più bello in gara. Ed infatti non se l’è cagato nessuno circa. Ma perché è una roba troppo raffinata per gli indie e troppo punk per Sanremo.
In un’intervista ha detto che “il pezzo è elegante ed io dovevo essere elegante”. E mi sembra che il concetto di eleganza sia proprio centrale. E a proposito di eleganza, voglio chiudere con una cosa seria. Lì a Sanremo ad un certo punto uno (che non voglio neanche citare e manco mi ricordo) in un momento di autorità che premia con targa, ha ben pensato di ricordare i due marò. Ecco, era il giorno del funerale di Giulio Regeni e sinceramente avrei trovato opportuno che un pensiero a lui qualcuno lo facesse. Ma nessun problema, ci penso io: Ciao Giulio.
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