Esce “Stone of Light”, disco dei triestini Aisling distribuito a livello mondiale. Dopo vari cambi di line-up, la band è oggi composta da: Matteo “Cromm” Castiglione (chitarra), Valentino “Sidh” Casarotti (voce), Christian “Arawn” Zacchigna (basso), Cristiano Devitor (chitarra) e Michele “Horus” Manfredi (batteria).
Chi ha lavorato al disco?
«Siamo sotto contratto con la Rising Records, ciò ha permesso l’uscita di “Stone of Light” e la sua distribuzione a livello mondiale. Il disco è stato registrato e mixato al Fandango Sound Studio di Andrea Bondel. L’artwork è a cura dello studio grafico Mindofka di Ana Kusicka. Importante il contributo di Lorenzo Castellarin (orchestrazioni), Tamara Basile (voci), Lyuba Petrenko (voce narrante)».
È stato realizzato anche un videoclip?
«Il video “Bora” è stato realizzato da Nocturnal Movies. È stato girato in una dolina carsica nella località di Sgonico. Ci sembrava il luogo più adatto per riuscire a respirare a pieno l’energia del paesaggio naturale in cui viviamo e rendere omaggio al vento che così intensamente caratterizza la nostra città».
Le vostre influenze?
«Cerchiamo di rievocare attraverso la musica l’epoca pre-romana, in cui tutto il Friuli Venezia Giulia era abitato da tribù di ceppo celto-gallo-carnico. I celti vivevano in clan con un’economia basata sui prodotti della terra, caccia e pesca. Vogliamo ricordarci di quanto sia importante vivere in armonia con l’ambiente naturale che ci circonda. L’album vuole essere una dedica alla nostra città, alla sua atmosfera magica che ancora pervade posti spesso trascurati e sottovalutati (per esempio la dolina di Percedol)».
Come si mescolano le passioni per antico e moderno?
«La tradizione dell’heavy metal, nelle sue varie sfaccettature, ha un ruolo importante nel nostro background musicale. La commistione tra l’aggressività del genere e la cultura antica è un qualcosa che è nato naturalmente. In qualche modo il metal si presta a descrivere atmosfere evocative: sin dalle sue prime incarnazioni il black metal è stato scelto come strumento di narrazione di mitologie e tradizioni di matrice pagana».
Come vedete la scena triestina?
«Nonostante ci sia un continuo fiorire di proposte artistiche, non sempre esistono gli spazi adeguati: gli ostacoli maggiori nell’organizzare eventi musicali di piccole o medie dimensioni sono spesso burocratici, tanto da demotivare sia gli artisti che gli organizzatori. Dobbiamo comunque spezzare una lancia a favore del comune di Trieste che, negli ultimi anni, ha organizzato eventi musicali con ospiti di calibro internazionale, a cui si sono affiancate nuove proposte locali. Si tratta tuttavia di episodi troppo sporadici e non adatti a rappresentare in toto tutto il calderone musicale che ribolle nell’underground triestino, in cui noi stessi ci identifichiamo».
Elisa Russo, Il Piccolo dicembre 2009