ALAN STIVELL A UDINE (FOLKEST) il 16.07.22

Alan Stivell, il virtuoso di arpa celtica che attirò l’attenzione di un pubblico mondiale sulla musica bretone e più in generale sul folk celtico, ritorna a Folkest, dove tenne in passato alcuni show memorabili, sabato 16 luglio alle 21.15. Stivell, che insieme con il padre Jord ha ricostruito e riportato in concerto l’arpa bretone, è considerato anche un innovativo suonatore di bombarda e di cornamusa scozzese, ha ricreato e reso popolare la musica celtica, in un concetto allargato di crossover music che unisce culture e stili musicali, ponendosi all’avanguardia di diversi generi, dal folk-rock all’ambient fino alla world music. Con il live del ’72 all’Olympia di Parigi cambiò l’immagine globale della Bretagna e dell’attenzione per le minoranze etniche in Europa. «Dal 1980 ad oggi – racconta Stivell – ho sempre avuto un grande seguito nel vostro paese, ci torno con piacere. Amo Verdi, Puccini, cantanti come Pavarotti, Bocelli, Branduardi, Zucchero, Cocciante, Milva e musicisti come Vincenzo Zitello; il clima, il paesaggio».

Questa volta che spettacolo sarà?

«Dopo aver tenuto due set sinfonici ad aprile, ho cominciato un nuovo tour che si chiama “Celebration of a Life for Brittany and Music”. Con me quattro musicisti: Gaetan (chitarre elettriche, bouzouki), Jessica (violino elettrico), Cedric (basso e elettronica), Ronan (batteria e percussioni). Ho scelto una scaletta che racchiude i miei differenti aspetti musicali, dal vocale al solo di arpa all’electro-rock, passando per gli estratti della mia sinfonia celtica (in forma ridotta, ovviamente), includendo anche qualche titolo meno conosciuto. Un viaggio in tutto il mio mondo musicale».

Come entra l’arpa nella sua vita?

«L’arpa celtica non era più utilizzata nel mio paese, sopravviveva solo in Irlanda, e un po’ meno in Scozia. Mio padre decise di farla rivivere costruendo uno strumento equivalente a uno Stradivari, la sua magia mi pervase a vita nel momento in cui lo toccai per la prima volta nel 1953. Chiesi di prendere lezioni (arpa classica all’epoca). Dieci anni dopo, quando mio papà costruì un’arpa bardica affinai una sorta di nuova tecnica che mescolava elementi di classica con bardica antica, assieme con un nuovo approccio. Ancora oggi suono in maniera del tutto personale».
Qual è il suo principale obiettivo?

«Anche se la musica è il centro della mia vita, la priorità per me è far appassionare più persone possibile alla cultura bretone. La lotta per farla sopravvivere è collegata con un senso di solidarietà con gli altri esseri viventi. La comunicazione è la parte più importante, quindi sono a favore di qualunque mezzo la incoraggi. Scrivo spesso su facebook, penso che laddove vedi e ascolti qualcuno, la magia può nascere». 

Cosa ne pensa del folk di oggi?

«Il mio tempo è occupato soprattutto dal lavoro, non sono un gran osservatore di quello che accade nel mondo del folk. Ogni tanto vedo qualche artista in tv, o ne incontro qualcuno. I pochi programmi bretoni mi aiutano ad apprezzare il virtuosismo di alcuni musicisti. La mia preferenza va a quelli che insistono sugli aspetti celtici». 

I prossimi impegni?

«Sto cercando di pubblicare due titoli prima e poi un live album dai concerti di aprile (piuttosto dispendioso). Sto lavorando a un’autobiografia che dovrebbe uscire la prossima primavera. Sto anche pianificando una registrazione sul palco della mia “Sinfonia Celtica II”. Poi un tour solista. Tutto questo nei prossimi anni. Assieme al tour di celebrazione che fa tappa a Udine». 

Elisa Russo, Il Messaggero Veneto 13 Luglio 2022  

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