ALMAMEGRETTA A BLESSOUND IL 26.08.22

«Al Blessound portiamo un nostro live nella sua forma elettro-acustica, con canzoni del disco nuovo e pezzi dai precedenti lavori, non potremmo non accontentare i nostri fan»: gli Almamegretta sono in concerto al festival di Blessano di Basiliano venerdì alle 22.30 (alle 19 ci sarà un incontro/intervista e dalle 20 i live di apertura di Caspio, Ceneri, Deriansky, il dj è Wandervogel); presentano “Senghe” includendo anche i classici della loro carriera trentennale, fatta di tre Targhe Tenco, una partecipazione a Sanremo nel 2013, collaborazioni da Pino Daniele ai Massive Attack, undici album tra cui le pietre miliari “Animamigrante”, “Sanacore”, “Lingo”, con uno stile dal beat al rhythm’n’blues, dal reggae al funk, fino all’elettronica, alla world music e al pop, senza dimenticare la matrice dub, con un frontman, Raiz, dotato di una voce unica.

Raiz, ha qualche ricordo speciale legato al Friuli?

«Il concerto a Villa Manin a giugno 2020, è stato il primo dopo il lockdown, molto emozionante. Se andiamo indietro nel tempo ricordo il Rototom Sunsplash a Osoppo, già all’epoca avevo conosciuto Paolo Baldini e siamo rimasti amici».

Oggi il pordenonese Baldini è il vostro bassista. Cosa ha portato nel progetto?

«È uno di noi. Un bravissimo produttore, un professionista, ci ha dato una bella quadra, a noi napoletani “levantini” ha portato un po’ di disciplina».

I testi di “Senghe” mescolano napoletano, inglese, ebraico, come mai?

«Tutte le mie esperienze linguistiche: sono stato tanto tempo a Londra, abbiamo ascoltato sempre musica anglofona. Mia moglie è israeliana e ho vissuto diversi anni in Israele, ho imparato l’ebraico, una lingua molto affascinante, ha qualcosa a che vedere con il napoletano a livello di vocalità. Sono appassionato di linguistica e con la voce lavoro tanto, facendo anche l’attore». 

Unite tradizione e modernità?

«Per noi la musica è senza tempo, siamo ben consci di avere un passato e una tradizione molto forte, anche di un mondo che non c’è più, però prendere quelle componenti e portarle nella modernità ti aiuta a ricordare chi sei e ti fa capire che la tua diversità può essere confrontata con quella degli altri. Oggi viviamo in un mondo che è completamente omologato, appiattito, a me fa piacere sapere di appartenere a una realtà molto particolare e poterla intrecciare con quella degli altri per creare degli ibridi. Si sente tanto parlare di integrità, di sovranismo, di muri da alzare: tutto ciò non ci appartiene. Se c’è una speranza per un futuro di pace e prosperità, è proprio nell’incontro con il prossimo, senza barriere».

L’ambiente è un tema centrale?

«Con un approccio anche religioso, spirituale, siamo consci del fatto che all’uomo è stato donato un patrimonio enorme che dovremmo condividere con tutte le specie del pianeta, invece ci comportiamo come fossimo dio, ma non lo siamo, non abbiamo la visione generale. Le pandemie arrivano per un disequilibrio ecologico, perché ormai l’impatto dell’uomo sulla terra è talmente forte che le specie selvatiche non hanno più lo spazio per il loro ecosistema. Cosa consegneremo ai nostri figli? Stiamo giocando con un giocattolo che una volta rotto non sapremo riparare».

Ha pubblicato un libro di racconti per Mondadori, è attore di cinema e tv; come concilia tutto?

«Ormai seguo le onde, a volte si alza la musica, altre la recitazione, c’è spazio per tutto. Ora stiamo girando la terza stagione di “Mare Fuori” che uscirà a gennaio, è un lavoro che mi piace molto, sono davvero coinvolto».  

Elisa Russo, Il Piccolo 25 Agosto 2022  

Articoli consigliati