AMARO FREITAS A UDIN&JAZZ IL 15.07.23

«A Udine porto uno spettacolo che propone composizioni originali ma anche alcune reinterpretazioni come “Footprints” di Wayne Shorter, “Giant Steps” di John Coltrane, “Olha Maria” di Tom Jobim e “Ponta de Areia” di Milton Nascimento. Credo che con questo repertorio riuscirò a muovermi in un’estetica dinamica, da un pianoforte percussivo a un pianoforte lirico e armonioso. La mia gioia è potermi connettere con le persone attraverso la musica, che crea ponti e abbatte muri, ci connette con ciò che dentro di noi è più autentico. Voglio essere un’ispirazione per le generazioni future, soprattutto quelle da dove vengo, Pernambuco, Recife, la mia città natale»: il piano di Amaro Freitas, astro nascente del jazz internazionale, è il protagonista della “Brazilian Night” di Udin&Jazz oggi alle 20.30 al Castello di Udine; alle 22 si continua con la bossanova di Eliane Elias. 

«L’Italia – prosegue Freitas – mi fa sentire come a casa, grazie al clima, alla latinità e all’accoglienza degli italiani. Ho una grande ammirazione per la musica italiana, per me Roberto Murolo è per l’Italia ciò che João Gilberto è per il Brasile. Ammiro molto il lavoro del mio amico Stefano Bollani e la connessione tra la musica italiana e brasiliana è già forte e antica. Senza dimenticare che la vostra cucina è una delle mie preferite». Il giovane e prodigioso pianista, dopo i numerosi consensi riscossi dai primi due album, presenta in concerto il suo ultimo lavoro “Sankofa”. «Ho lavorato – racconta – per cercare di capire i miei antenati, il mio posto, la mia storia, come uomo di colore. Il Brasile non ci ha detto la verità sul Brasile. La storia dei neri prima della schiavitù è ricca di antiche filosofie. Comprendendo la storia e la forza della nostra gente, si può iniziare a capire da dove vengono i nostri sogni e desideri». Tra i suoi riferimenti cita Chick Corea, Thelonious Monk, Gonzalo Rubalcaba. Freitas si sta imponendo con il suo approccio unico alla tastiera; uno stile pianistico percussivo che trae origine dalle sonorità tradizionali del Pernambuco e da jazzisti che hanno influenzato i suoi lavori. La sua è una storia di privazioni e povertà, comune a tanti suoi coetanei. Abbandona il conservatorio perché non ha i soldi per l’autobus ma, grazie ad un talento e una caparbietà straordinarie, a soli 22 anni conquista l’attenzione della scena jazz brasiliana. Una musica universale, che riunisce le diverse sfaccettature di Amaro Freitas. «La vita mi influenza nella creazione della musica, quindi – conclude – per me la musica è vita, e tutto ciò che vivo può diventare musica, dalle influenze africane al clima della mia città natale; dall’esperienza di suonare con altri musicisti al di fuori del Brasile o ascoltare una band giapponese. Tutto ciò mi ispira nel processo compositivo».

Elisa Russo, Il Messaggero Veneto 15 Luglio 2023 

Articoli consigliati