Esce per Tsunami Edizioni «3.7.69 Brian Jones – Morte di un Rolling Stone» di Andrea Valentini. Con un approccio che amalgama il racconto noir, l’inchiesta true crime e la classica biografia rock, il libro ripercorre dettagliatamente le ultime fasi della vita di Jones attingendo ad ogni fonte disponibile: interviste d’epoca, video, articoli, documenti ufficiali, verbali di interrogatorio, registrazioni audio.
Come nasce l’idea di un libro sul chitarrista e fondatore dei Rolling Stones?
Racconta Valentini: «L’idea era quella di scrivere un libro su un soggetto a me carissimo che però non parlasse solo di musica, anzi si discostasse un po’ dalla tradizione aurea della biografia rock, sconfinando verso altri generi: in questo caso il true crime e il giornalismo d’inchiesta, di cronaca nera. Siamo di fronte a una morte misteriosa. Nonostante le autorità l’abbiano classificata subito come morte accidentale, in realtà ci sono diversi lati oscuri che devono ancora essere chiariti e spiegati dopo 40 anni».
Ci sono stati colpi di scena e menzogne attorno alla vicenda?
«Questa storia è un intricatissimo nido costruito con fil di ferro, sterpaglia, detriti. A monte c’è un’opera di insabbiamento da parte di due entità: le autorità e l’entourage degli Stones stessi. Due fonti che cercano a loro modo di far tacere. In più ci sono altri personaggi che hanno sfruttato il caso per guadagnare un po’ di notorietà inventandosi particolari o situazioni di pura fantasia. Scovare la verità è impresa quasi impossibile. Di tre testimoni presenti la notte della morte di Jones, non uno ha raccontato la stessa storia».
Si parla di fatalità, annegamento dovuto all’assunzione di alcool e droga.
«Il lavoro del coroner è stato approssimativo, è stato fatto molto meno di quello che si poteva fare perché c’era una fretta assatanata di chiudere il caso. La spiegazione più comoda che si voleva vendere ai media era quella della giovanissima rockstar drogata e alcolizzata, simbolo di un atteggiamento inviso alla maggioranza benpensante, morta per il suo stile di vita riprovevole. La versione della rockstar drogata morta nella piscina faceva comodo. Eppure siamo ancora qui a chiederci cosa sia successo quella sera».
Jones si trovava in un momento difficile?
«Era una persona con un carattere sfaccettato, incline alla depressione o all’euforia. Esagerava sia con l’alcool che con le sostanze, quindi era un personaggio abbastanza difficile da gestire. Proprio per questo fu estromesso dai Rolling Stones. Stava vivendo un periodo di grossa confusione, si era ritirato nella tenuta di Cotchford Farm dove stava cercando di rimettere assieme i cocci della sua esistenza. Si diceva che stesse registrando della musica e tentando di metter su un supergruppo».
Elisa Russo, Il Piccolo 08 Gennaio 2010