Venerdì 6 Marzo i triestini Angel’s Egg presentano il loro cd di debutto, “Samsara” alla Libreria Lovat di Viale XX Settembre, alle ore 18.
Titolari del progetto, nato nel 2010, sono Antonio Paccione e Cristiano Pellizzaro, due appassionati di musica d’ambientazione e rock: «Angel’s Egg è un tributo ai Gong di David Allen, il nostro nome è quello di un loro disco, il secondo della trilogia, che contiene anche il brano omonimo. Poi ci piacciono gli Ozric Tentacles, Doors, Mike Oldfield, i corrieri cosmici del Krautrock e i Popol Vuh, i maestri dell’ambient e del ritual (Brian Eno, Klaus Wiese, Jorge Reyes)», spiega il duo.
«La ricerca delle sonorità e delle atmosfere evocate hanno richiesto un lavoro certosino che tra registrazioni e post produzione, si sono protratte per due anni. Abbiamo collaborato con numerosi musicisti. “Samsara” è un concept composto da brani molto intimi e personali, dove ogni traccia esprime degli stati d’animo ben precisi, tutti i brani sono delle rappresentazioni di sensazioni, atmosfere e ambienti. Ci sono otto brani inseriti in una sequenza tale da compiere un ipotetico cerchio che si chiude perfettamente; da qui il nome “Samsara” proprio come la ruota della vita. Per questo motivo perciò la scelta di inserire tra le note di copertina, il suggerimento di ascoltare il disco per intero e nella sequenza corretta delle tracce.
“Metropolitan Cartoons” ad esempio descrive la frenesia urbana del classico stile di vita occidentale. Parte dal risveglio di ogni mattino fino al completo caos che ci circonda per il resto della giornata.
“Uluru”, brano che chiude il disco, è una suite che ha l’intenzione di riprodurre musicalmente il risveglio degli esseri viventi che popolano il deserto al sorgere del sole, passando per un ipotetico villaggio magrebino, per poi concludersi con la partenza di un viaggio attraverso il deserto quando il sole, a giorno inoltrato, è già alto e caldo.
“Il Viaggio di Gabriele Arcangelo” invece coglie la paura del trapasso in uno stato di coscienza dell’anima che si appresta ad abbandonare la vita terrena ed inizia il proprio viaggio definitivo attraverso un buio corridoio. Questo brano è nato da un tragico fatto realmente accaduto, che ci ha toccati da vicino.
Poi c’è “Opera Notturna in Quattro parti”, ovvero il nostro modo di vedere i quattro elementi in un ambiente notturno».
Il potenziale ascoltatore?
«La nostra musica è indirizzata a tutti. Riconosciamo però che non si tratta di musica di facile ascolto e concezione, potremmo forse azzardare dicendo che per noi l’ascoltatore ideale dovrebbe essere: attento, esigente e che sia almeno minimamente interessato ad ascoltare musica di vari generi».
Un brano si intitola “Le Barigole de San Iseppo”, di che cosa si tratta?
«Una vecchia leggenda istriana che narrava di non ben definite creature che alla sera cercavano i bambini capricciosi che non volevano andare al letto, per portarseli via. La trasposizione in musica è una rappresentazione delle nostre paure, che anche da adulti continuiamo ad avere. Per questo motivo nella registrazione si sentono gridare prima dei bambini e poi degli adulti. Per renderla più realistica, i suoni ambientali sono stati registrati di sera a Isola d’Istria.
Nel disco questo brano è collegato a quello successivo, “Il Viaggio di Gabriele Arcangelo”. Per creare il collegamento tra i due, abbiamo voluto giocare con l’ascoltatore, anticipando in chiusura de “Le Barigole”, il suono del violino che apre il brano successivo, in modo da fornire un’anticipazione. Mozart insegna in questo caso, e la musica rock è piena di questi riferimenti; dalla musica di Oldfield, alle opere rock dei Pink Floyd e degli Who».
Avete intenzione di portare il progetto dal vivo?
«Questo è il nostro obiettivo adesso e la voglia è tanta! Abbiamo messo a punto una performance unplugged assieme al chitarrista che ha suonato anche nel disco, per la presentazione alla Lovat. Per quanto riguarda dei live veri e propri, stiamo provvedendo per un allestimento che non è per nulla facile. Ci sono tanti suoni, effetti e campionamenti da riproporre, senza i quali si snaturerebbe l’essenza di “Samsara” e della nostra musica. Avremmo bisogno di un valido gregario assieme a noi, che gestisca la parte delle programmazioni e delle strumentazioni elettroniche in generale. Nel caso qualcuno volesse farsi avanti, saremmo ben disposti a valutare la sua partecipazione!».
Il cd è uscito da poco, quali sono i primi feedback? Per esempio ho visto una bella recensione di Rockerilla…
«Incredibilmente entusiasti. Contro ogni aspettativa stiamo raccogliendo dei pareri molto positivi e non superficiali. Questo ci fa capire che abbiamo avuto degli ascoltatori molti attenti e di palato fine (tornando al discorso di poco fa). Non ci aspettavamo tanto. Eravamo molto curiosi e forse anche un po’ timorosi di sentire che cosa ne pensavano gli ascoltatori, in particolar modo gli addetti ai lavori».
Stavo pensando che siete davvero molto originali e non mi viene in mente nessun altro a Trieste (ma anche altrove) che suoni qualcosa di simile a voi… è davvero così? C’è qualcuno che sentite vicino dal punto di vista musicale?
«La stessa domanda ce la siamo posta anche noi, ma al momento a dire il vero non lo sappiamo e non conosciamo nessuno. Forse l’unico gruppo al quale potremmo in qualche modo avvicinarci è una band milanese di recente fondazione di nome AL DOUM & THE FARYDS, che esegue comunque un “Etno-rock” molto particolare e di forte impronta psichedelica».
Cristiano, da anni segui anche la scena musicale locale e ne scrivi. Come sta messa la nostra città dal punto di vista dei locali in cui suonare, delle band, associazioni etc…?
«Vivace, sorprendete, creativa. Nel corso degli ultimi anni ha subito una notevole impennata. Ci sono molti artisti interessanti da scoprire o seguire e alcune realtà come associazioni o luoghi dove poter gustare dal vivo la musica locale e non solo. E’ cosa non da poco tutto questo, perché dietro c’è un grosso lavoro di fatica e sacrificio. L’unico neo forse, è che nel panorama locale la tendenza generale è quella di rimanere nei soliti generi tradizionali, nonostante ci sia un notevole sforzo di soddisfare gusti differenti».
Elisa Russo, Il Piccolo 5 Marzo 2015