Nel mondo musicale è noto da tempo il triestino Anselmo Luisi (un diploma in percussioni classiche al Tartini e in batteria jazz a Milano, laurea alla Bocconi), per le sue attuali band (Wooden Legs e Mombao) e per le tante collaborazioni, da Le Luci della Centrale Elettrica ai Selton e i Virtuosi del Carso di Paolo Rossi. E dal primo ottobre si sta facendo apprezzare anche dal pubblico teatrale, affiancando Ariella Reggio in “Ottantena” alla Contrada (in replica fino al primo novembre, tutti i giorni tranne il lunedì).

«Il regista Davide Calabrese aveva l’idea di una stand up comedy per Ariella Reggio – racconta Luisi – e stava cercando una figura da contraltare per questo esperimento, ha visto un mio video realizzato durante la quarantena in cui facevo musica usando le mascherine: si è artisticamente innamorato e mi ha contattato, gli ho fatto vedere altro materiale e si è convinto di volere me».

Il suo ruolo è descritto come quello di un “disturbatore”.

«Ho ripreso e riadattato qualche sketch dal mio spettacolo di body percussion “Sbadabeng” e altri sono stati creati apposta, mi sono trovato a fare cose mai fatte prima come suonare batteria e pianoforte insieme, è stata una sfida, canto, suono il kazoo e la chitarra, uso la loopstation: insomma ho mescolato competenze nuove e vecchie».

Da trentenne come va accanto a un’attrice dalla lunga e consolidata esperienza?

«Ci siamo trovati benissimo sia in scena che fuori ed è nata un’amicizia forte nonostante la differenza d’età e i background diversi».

Lo spettacolo sta raccogliendo ottimi riscontri e lei è considerato una vera e propria rivelazione.

«Un paio di giorni fa è venuto a vederci anche Moni Ovadia ed è rimasto molto colpito. Nonostante i posti distanziati e la capienza ridotta il pubblico è caloroso, abbiamo ricevuto un sacco di feedback positivi, anzi approfitto per dire: non abbiate paura, il teatro è uno dei luoghi più sicuri e controllati».

Dal 2009 vive a Milano.

«Sono tornato a Trieste per la quarantena perché “se sta meio vardando el mar”, sicuramente me la sono vissuta meglio. Da novembre conto di tornare lì».

Ha imbastito altre collaborazioni artistiche nella città natale?

«A Trieste sono in contatto con Giovanni Cigui, abbiamo iniziato un duo batteria e sassofono, con i registi Laura Samani e Otto Reuschel, il performer Piero Ramella».

Con la musica ha girato il mondo. Di Trieste cosa si porta dentro?

«El morbìn. In Cina mi è capitato di fare un concerto in cui cantavo canzoni triestine e recitavo poesie di Saba. Sento l’attaccamento alla cultura popolare che qua c’è ancora molto più che altrove. C’è una forte attitudine all’ironia, per il teatro una carta vincente».

Quest’estate è saltato il tour in India e Nepal in programma con i Mombao. Annullati tutti i live?

«Con i Wooden Legs siamo riusciti a fare il Triskell e un festival a Mantova, con i Mombao un grosso festival in Slovenia più altre date in Italia».

Dopo il teatro si cimenterà anche con il cinema?

«Per ora ho realizzato la colonna sonora per il documentario sul Teatro Valdoca “Gli Indocili” di Ana Shametaj (presentato a Trieste Film Festival, Locarno, ArtFIFA Montréal) assieme alla mia metà nei Mombao, Damon Arabsolgar».

I prossimi mesi?

«Ho in programma di registrare nuovo materiale con i Mombao, ho una data di “Sbadabeng”, a novembre sarò con “Ottantena” a Gradisca, Monfalcone, Buie in Istria; riprendo a insegnare batteria in una scuola a Milano e body percussion a Torino e poi si naviga a vista».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 20 Ottobre 2020

 

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