Gli Arancione Oltremare, progetto del cantante Davide Di Donato, noto anche come artista e scultore, qui assieme a Willy Perco, danno seguito all’album di debutto “Saremo giovani” con il nuovo singolo “Me Ne Vado Via Per Sempre”: «È un pezzo che è nato quasi un anno fa – racconta Di Donato – tra Milano (dove mi trovavo per lavoro) e Trieste. A me e Willy capita spesso di lavorare a distanza e nonostante a volte non sia semplice, riusciamo comunque a produrre. Il brano è nato da un profondo senso di disagio, che personalmente mi affligge molto. Spesso vengo rimproverato da chi mi circonda di risultare nostalgico anni ‘70. Ma è vero solo in parte. Ritengo che la mia generazione possa considerarsi “fortunata” e, sotto certi aspetti, forse l’ultima davvero felice. Non condivido la natura dei valori che stiamo vivendo oggi, le dinamiche, le cause, gli effetti che subiamo, anche e soprattutto a causa dei social che hanno fatto brutalmente irruzione nelle nostre vite che giocoforza ne vengono influenzate. Tutto questo a mio avviso si riverbera a 360 gradi su tutto, inclusa la musica».
Da cosa nasce l’avversione per i social?
«Premetto che anche io li uso, non fosse altro che per promuovere la mia attività sia di scultore che di musicista. Questo però non mi esime dal criticarne l’invasività, l’invadenza, la futilità, la violenza, e in certi casi l’orrore ai quali spesso siamo costretti ad assistere attraverso di essi. Inoltre, in “Me Ne Vado Via Per Sempre”, c’è una focalizzazione particolare sul mondo della musica, argomento che ci sta troppo a cuore per non esprimere le nostre perplessità e il nostro dissenso. Nel testo del pezzo ho compresso una miriade di sensazioni, di stati d’animo, di ricordi e di conclusioni anche molto dure, ma sincere e intellettualmente oneste».
Ci sarà un secondo album?
«È già praticamente concluso a livello di composizione. Stiamo lavorando sugli arrangiamenti anche se non escludiamo di inserire qualcosa “last minute”. Ci sono 7 brani nuovi ai quali verranno aggiunti un paio di live e delle sorprese che a nostro modo di vedere sono magnifiche. Ci sarebbe piaciuto pubblicarlo entro l’anno, ma molto dipenderà dall’evolversi di questo terribile momento».
Come l’ha vissuto?
«Male, come credo tutti. Già la reclusione è un qualcosa che nulla ha a che fare con la natura di qualsiasi essere vivente. Inoltre quando si esce di casa io avverto una sensazione nuova di diffidenza, di ulteriore lontananza, di sospetto, in alcuni casi forse di ribrezzo nei confronti del “troppo” vicino».
Il futuro della musica?
«Da come si stanno mettendo le cose e dal silenzio assordante prodotto dalle istituzioni in materia, mi pare lecito essere molto preoccupati. Tralasciando il colpo al cuore inferto dal Covid 19 alla già agonizzante industria discografica, il mio pensiero va a tutto l’indotto generato dalla musica, destinato a essere ulteriormente mutilato con conseguente perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Il Governo deve supportare chi vive di musica, creando un fondo straordinario di sostegno, perlomeno sino a quando perdurerà questa terribile situazione. La SIAE stessa dovrebbe devolvere parte dei ricavati dei diritti d’autore di tutti ai musicisti in difficoltà. Ma soprattutto i grandi artisti già affermati dovrebbero essere i primi a darsi da fare. Creare un fondo per chi di musica vive e oggi si dibatte in una situazione difficilissima sarebbe un gesto di grande altruismo. Un mondo senza musica non può esistere».
Elisa Russo, Il Piccolo 8 Maggio 2020