Domenica 17 novembre alle 21 Arthur Falcone è in concerto a Trieste con i suoi Stargazer (ai Mastri D’arme in via Torbandena 3/a). Il chitarrista triestino sta lavorando al suo nuovo album, in uscita l’anno prossimo: sarà un lavoro di matrice neoclassica ma con un ritorno all’hard rock melodico dei vecchi tempi.
La formazione live è tutta nuova, eccetto il tastierista Steve Gruber che suona con Falcone già da 15 anni: ci sono Neno Valente alla voce, Fabio Piras alla batteria e Bunny Bertetti al basso. «I ragazzi della band sono tutti musicisti provenienti dal Veneto. E giusto per parlare di distanze, il bassista che ora abita a Padova, prima abitava a Taranto!», commenta Falcone.
Che repertorio proponete?
«Il repertorio dei miei album e per il resto la serata è tutta dedicata al tributo a Ritchie Blackmore (Rainbow e Deep Purple) e Yngwie Malmsteen che sono quelli che assieme a Van Halen mi hanno ispirato già da adolescente e che reputo i migliori in campo rock».
Una lunga carriera alla spalle: quali sono state le prove più dure da superare e quali le più grandi soddisfazioni?
«La difficoltà principale è che siamo in Italia e nel nostro paese la musica rock non è mai stata considerata cultura come in tutto il resto del mondo, dunque c’è sempre la difficoltà ad emergere alla grande. Per me il top sarebbe fare una tournée e suonare in Giappone (dove la musica è associata all’umiltà e ad una devozione quasi sacra, è importante come il calcio qui da noi. Inoltre ci sono musicisti pazzeschi già all’età di dieci anni per non parlare di quelli di trenta e più). Riguardo alle soddisfazioni: con gli Stargazer abbiamo suonato come band di supporto ai Deep Purple, John Lawton’s Uriah Heep, L.A. Guns, poi personalmente ho suonato con Kiko Loureiro degli Angra, con Vinnie Moore, Andrea Braido. Abbiamo partecipato allo storico Festival Gods of Metal italiano. Ho avuto ospiti eccezionali sui miei cd: il tastierista di Bruce Dickinson degli Iron Maiden: Mistheria, l’ex cantante di Malmsteen, Goran Edman, Titta Tani dei Goblin che è anche un amico, Manuel Staropoli dei Rhapsody of Fire. Il mio primo cd era in classifica in Giappone sulla rivista “Burrrn”. Essere contattato direttamente dalle etichette discografiche è anche una grande soddisfazione. Tutto sommato direi che non posso lamentarmi».
La musica a Trieste?
«Ci sono tante band, di varie sfumature rock e dintorni, anche bravi musicisti. Non ci sono tanti rockers come anni fa, ma diciamo che la scena musicale triestina è contaminata da più generi musicali intrecciati tra di loro, e va bene così, importante è che il tutto venga fatto con passione. C’è anche l’associazione Trieste is Rock che si sta sbattendo per portare nomi grossi nella nostra città. Possiamo ringraziarli.
Un’unica cosa: non sono tante le strutture e i locali specializzati del settore dove ogni settimana uno potrebbe andare a vedere o ad ascoltare buona musica. Escludendo Austria e Germania, (la c’è quasi un’inflazione di posti dove suonare), c’è un po’ di più giro nel Veneto, Lombardia e Piemonte per queste cose. Ma tutto sommato anche Trieste fa la sua parte, niente male direi».
Tra i suoi allievi ha avuto anche Luca Turilli dei Rhapsody. Oggi insegna a qualche nuovo e giovane talento?
«Certamente, ho un paio di allievi che promettono bene! Speriamo che abbiano l’umiltà e la costanza di continuare su questa strada».
Elisa Russo, Il Piccolo 14 Novembre 2013