AT THE FUNERAL OF MY VIOLET RABBIT

 

Il giovane musicista e compositore triestino Morgan, ha realizzato in questi giorni il terzo capitolo del progetto musicale «At The Funeral Of My Violet Rabbit». Dopo «La Rivolta Dei Tulipani» e «Al Funerale Del Mio Coniglio Viola», esce ora «Scrutando Tra Ruggini Post-Industriali». Musica dark/ambient dalle atmosfere oscure, suggestiva musica da colonna sonora che trae linfa vitale dai lati più cupi e spigolosi di Trieste. Composizioni dense e tenebrose, stratificate e complesse quanto il suo autore. Un cd impegnativo anche nell’artwork curatissimo, da maneggiare come un libro di fiabe intrise di noir. «Musicalmente credo che “Scrutando Tra Ruggini Post-Industriali” faccia un ulteriore passo avanti rispetto ai precedenti due album», racconta Morgan.

Chi ha lavorato al nuovo album?

«Musica e liriche sono stati composti interamente da me, tra gennaio 2003 ed agosto 2008, eccetto il testo di “Voice Of Hibakusha”, preso da una poesia di Michela Scagnetti intitolata “Cinque Milioni per Millimetro cubo”. Il cd è stato mixato da Paolo Martini». 

Di chi sono i disegni di copertina?

 «Anche per questo lavoro mi sono avvalso della collaborazione del pittore ungherese Aron Nagy che è riuscito a realizzare un artwork perfetto per il tipo di musica e il concept dell’album».

Il modo più veloce per procurarsi il suo cd?

«Chi fosse interessato ad acquistare il mio nuovo cd potrà scrivermi all’indirizzo e-mail playwithme@thefuneralofmyvioletrabbit.com o visitare il sito web www.thefuneralofmyvioletrabbit.com».

Qual è il filo conduttore del nuovo lavoro? 

«L’intento del mio nuovo album “Scrutando Tra Ruggini Post-Industriali” è quello di rappresentare la sporcizia che pian piano si ammonticchia negli angoli delle strade, nella nostra vita e nelle nostre menti, arrugginendole. Si colloca in un futuro prossimo dove la non razionalità e l’ipocrisia avranno distrutto il nostro stile di vita attuale riducendoci a banchettare con gli avanzi di un’era industriale che ci avrà sterminato. Niente bandiere, schieramenti politici o ideologici, solo il naturale istinto di autoconservazione potrà strapparci alla fine, rendendoci pazzi, disillusi, persi tra i corpi carbonizzati dei nostri cari a guardare un sole nero levarsi all’orizzonte. Trascineremo i piedi per le strade ricoperte di cenere, guardando la nostra immagine deforme riflettersi in una pozza d’acqua sporca. Le urla strazianti dei viventi ci faranno sobbalzare e rabbrividire più di quanto possa fare la vista di un cadavere di bambina. Forse tutto questo non accadrà mai o, forse, è già accaduto».

Elisa Russo, Il Piccolo 07 Gennaio 2009 

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