Bill Lee e Gaya Misrachi al Loft il 26.01.19

Due songwriter triestini diversi nei percorsi e nelle sonorità ma affini nella sensibilità musicale e nell’impegno, entrambi con canzoni nuove da presentare: Bill Lee Curtis e Gaya Misrachi saranno protagonisti del doppio concerto di sabato al Loft (ingresso libero).

L’apertura di serata, alle 21, spetta a Gaya, accompagnata da una band di Novara, i KudA, (lei aveva partecipato a X Factor nel 2012, loro nel 2016) per proporre il suo primo ep «Aloe»: «Registrato a Milano con Luca Pasquino – racconta Gaya – uscirà ad aprile. Sto sperimentando l’elettronica in stile Björk, i pezzi sono in inglese eccetto uno in italiano. Ci sarà anche un cofanetto con una raccolta di miei dipinti. I pezzi sono in parte ispirati a questi disegni, c’è un forte legame tra suoni e immagini».

Della sua partecipazione al talent tv (Elio, Arisa, Simona Ventura e Morgan i giudici di quell’edizione) ricorda: «Ero arrivata agli home visit, avevano scelto un’altra ragazza ma poi Elio mi aveva richiamata e avevo fatto un live a X Factor. Quell’esperienza mi ha spronato ad andare avanti, mi ha aiutato a crederci di più».

25 anni, mamma triestina e papà milanese, «Ho cominciato da piccolissima a cantare – prosegue – e feci anche un provino per lo Zecchino d’Oro. Ho studiato alla Scuola di Musica 55 con Silvia Zafret e Alessandra Chiurco. Con Maria Susovsky, per sei mesi, avevo provato il canto lirico, ho abbandonato perché ti dà un’impostazione che è difficile da modificare e io volevo fare qualcosa di diverso. Mi piace tutta la musica, senza distinzioni. A Trieste ho lavorato con i Wind Leaves di Andrea Vittori che facevano irish rock, i Mash con Jacopo Tommasini, Marco Stroligo, Franco Panizon e Giulio Ladini, la reggae band Woodrops, Stop The Wheel di Francesco Candura. A livello nazionale ho collaborato con i Delta V». Nel 2017 il suo primo inedito “Abyss” (con il videoclip di Eugen Bonta) è stato selezionato da Cortinametraggio. Da due anni vive a Granada: «La mia migliore amica era lì – dice – e l’ho raggiunta per un’esigenza di nuovi stimoli, ho preso un biglietto di sola andata e per fortuna mi sono trovata subito bene, c’è un sacco di musica, sto studiando jazz e bossanova, sto suonando con una formazione funk. Ho trovato una mentalità aperta e più varianti dal punto di vista ritmico, come il flamenco o il bolero e poi ci sono persone e sonorità che arrivano da tutto il mondo, dall’Australia, dal Sud America, arabi… A Trieste non c’è questa varietà anche se ci sono tanti musicisti bravissimi. Ogni tanto ho un po’ di nostalgia, ma non tornerei indietro, sarebbe come interrompere un processo di ricerca e sperimentazione in corso». Dopo Gaya, sul palco del Loft, ospite speciale dalla Grecia per un paio di pezzi, Saša Kulenovic in trio. E in chiusura Bill Lee, voce e chitarra, in quartetto con Paolo Galimberti alla chitarra, Christian Leale alle percussioni e Kevin Reginald Cooke al basso per proporre i brani dal suo «Let this Fire Burn» ep che ha coinvolto ospiti tra i musicisti locali più apprezzati: dai chitarristi Emanuele Grafitti e Jacopo Tommasini, ai bluesman Mike Sponza e Franco Toro, la batteria di Moreno Buttinar, il basso di Francesco Cainero, il piano di Riccardo Morpurgo, le percussioni di Alessandro Perosa e Marco Parlante, la batteria di Mathias Butul, il violino di Lucy Passante Spaccapietra, il contrabbasso di Kevin Reginald Cooke, il basso di Michele Chiesa, la chitarra di Paolo Galimberti, la voce di Elisa Gellici, le tastiere di Stefano Bigontina.

 

Elisa Russo, Il Piccolo 26 Gennaio 2019

Gaya

 

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