Villa Manin si prepara ad accogliere la cantante, musicista e compositrice islandese Björk. Domani sera, alle 21.30, l’artista più eclettica della musica internazionale terrà l’unica data italiana del tour, partito dal Coachella Festival in California. Dopo il recente concerto dei Red Hot Chili Peppers a Udine, il Friuli Venezia Giulia si assicura dunque un’altra prestigiosa esclusiva. Sold out ancora lontano, ci si aspetta comunque un afflusso massiccio di fedelissimi della cantante, anche da fuori regione. L’evento è promosso da Azalea in sinergia con il No Borders Music Festival, il sostegno dell’Assessorato al Turismo e la collaborazione dell’Azienda Speciale Villa Manin. L’artista islandese arriva nel nostro paese pochi mesi dopo la pubblicazione di «Volta», uscito a maggio. Sesto lavoro in studio, è prodotto da Björk con l’aiuto del produttore del momento, Timbaland. Alla realizzazione del disco hanno collaborato anche Antony Hegarty (Antony And The Johnsons) e strumentisti da ogni parte del pianeta. Björk affronta temi per lei nuovi, schierandosi apertamente contro la politica di Bush («Earth Intruders», «Declare Independence»). La costante evoluzione e perenne ricerca musicale e vocale l’ha portata ad essere l’anello di congiunzione tra l’artista pop e l’artista d’avanguardia. In una recente intervista all’Observer ha provocatoriamente dichiarato: «È facile essere una musicista. Casa mia è piena di strumenti. C’è sempre un sacco di musica. Peccato che non vada alle première, o a spasso con Puff Daddy. La musica per me è come l’algebra. Non mi piace essere una celebrità. È un lavoro di servizio. Come pulire i cessi».

Sforna dischi da 30 anni, è un’artista riconosciuta da almeno 21. Da sempre difende la sua privacy, tanto che aggredì una reporter avvicinatasi a suo figlio, che all’epoca aveva dieci anni. La stampa l’ha sempre descritta come una eccentrica, pronta a gesti imprevedibili.

Oggi ha 41 anni ed è madre di due figli. È legata sentimentalmente a Matthew Barney, figura di spicco dell’arte contemporanea newyorkese. Tanti gli amori celebri del passato: i musicisti Tricky e Goldie se la contesero a suon di botte. «Sono il tipo a cui non piace andare sul sicuro – ha affermato, sempre nell’intervista pubblicata dall’Observer -. In amore voglio provare tutto, almeno una volta: il rifiuto, il cuore infranto, l’ossessione, sentirmi superiore, sentirmi alla pari, l’estasi, la gioia, la libertà, la vita domestica… Conosco tutti questi colori. Io sono una che rischia». Se c’è una qualità che definisce l’essenza della moderna pop star, è la sua abilità di sorprendere il pubblico, cambiando continuamente e rinnovandosi. Anche nel look. Cambi d’abito, di acconciatura, di stile: per Björk non sono state solo rivoluzioni estetiche, ma tappe di un processo di sperimentazione mentale. Inventando personaggi che hanno avuto la valenza di Ziggy Stardust per David Bowie. Cambiamento, morte e rinascita: è un processo naturale per molti artisti. Björk è stata divina in questo: geisha, imperatrice, guerriera, folletto, donna seducente. Avatar digitali, cartoni animati, cyborg: tante maschere per proteggere quella che è veramente nel privato, ha ipotizzato qualcuno. Ogni disco è stato accompagnato da una nuova immagine, possibilmente legata allo spirito delle liriche in esso contenute. Non a caso ha lavorato con i migliori fotografi (Juergen Teller, Anton Corbijn) e videomaker (Michel Gondry, Chris Cunningham). Ogni suo concerto è una sorpresa, uno spettacolo fatto non solo della sua voce incantevole, ma dei suoi movimenti, i costumi di scena, le luci, le atmosfere.

Se ci si addentra nella sua biografia si resta stupiti. Il suo primo disco lo incide alla tenera età di undici anni. In seguito milita in diverse band, ma il gruppo che la lancia definitivamente sono gli Sugarcubes, in cui suona Thor Eldon, con il quale è stata sposata e ha avuto un figlio. Il singolo «Birthday» li proietta verso il successo mondiale. Nel ‘92 Björk scioglie la band; ha alle spalle una carriera discografica consistente, eppure decide di intitolare il suo album solista «Debut».

Il successo è più che lusinghiero. Diventa una delle star degli anni Novanta, la paladina della musica che coniuga elettronica e melodia. Nello stesso anno ottiene il premio di Mtv nella categoria miglior video europeo. Due anni dopo trionfa come migliore artista femminile. Intanto, si trasferisce a Londra dove esplora la scena musicale dance. Segue «Post», un album che rappresenta un mix di techno, beats eccentrici e strumenti etnici. Dopo «Telegram», una raccolta di remix, nel ‘97 esce «Homogenic», album concepito come un organismo vivente: sistema nervoso rappresentato dagli archi, polmoni e ossigeno dalla voce e il cuore dal ritmo.
Nel 2001 esce «Vespertine», che a quanto ha riferito la stessa Bjork «si ispira ai momenti di solitudine nella propria casa, dedicati all’introspezione». «Medulla», del 2004 è un punto di svolta nella carriera di Björk: abbandona quasi totalmente l’accompagnamento strumentale, in favore di un solo strumento: la voce.
La carriera cinematografica di Björk inizia nel’90, con «Juniper Tree», una storia di streghe basata su un racconto dei Fratelli Grimm. Nel 2000 recita nel film di Lars Von Trier «Dancer in the dark», di cui compone anche la colonna sonora. La commovente interpretazione di Selma le fa conquistare la Palma d’Oro al festival di Cannes come miglior attrice, oltre ad essere candidata agli Oscar 2001 nella categoria miglior canzone con «I’ve seen it all». Nel 2005 esce la colonna sonora di «Drawing Restraint 9» film diretto dal marito Matthew Barney: Björk compare anche come protagonista.

Elisa Russo, Il Piccolo 07 Luglio 2007

 

Articoli consigliati