B.B.King diceva che «Il blues è un balsamo per tutto: lo suono e non sono più triste. La gente in tutto il mondo è piena di problemi. E finché ci saranno i problemi, ci sarà il blues». Non poteva sbagliarsi, uno dei più importanti esponenti del genere: che è intramontabile lo sanno bene gli organizzatori del Blues in Villa al Parco di Villa Varda di Brugnera (Pordenone). Pronti a spegnere venti candeline, svelano il cartellone estivo che prevede venerdì 20 luglio i Supersonic Blues Machine con special guest Billy F Gibbons (il barbuto leader degli Zz Top, uno dei migliori chitarristi blues-rock mai usciti dal Texas) e sabato 21 l’inglese, virtuoso della chitarra, Albert Lee.
«Californisoul» è l’ultimo album dei Supersonic Blues Machine, composti da Lance Lopez (chitarra, voce, testi), Fabrizio Grossi (basso, produzione, testi) e Kenny Aronoff (batteria, vanta collaborazioni con John Fogerty, BoDeans, Paul McCartney, John Cougar Mellencamp e The Smashing Pumpkins). Convinti che «se non si invitano gli amici, non è una festa» in studio si sono avvalsi della collaborazione di Eric Gales, Robben Ford, Steve Lukather e Walter Trout, oltre al già citato Gibbons. Parlando del disco, Grossi (musicista italiano trasferitosi da tempo negli Usa) lo immagina come «La colonna sonora che mancava per accompagnare un road trip da Los Angeles a San Francisco nel 1971».
Il 21 luglio arriva Albert Lee che torna in Italia dopo lo speciale sold out dello scorso anno. «La sua tecnica è straordinaria, il suo orecchio sorprendente, i suoi talenti sono un dono senza eguali», ha detto di lui Eric Clapton. Noto per la sua particolare tecnica chiamata “chicken picking”, Lee occupa una speciale nicchia nella musica: britannico di nascita, ha trascorso la metà degli anni ’60 come chitarrista r&b, per poi diventare negli anni ’70 tra i migliori chitarristi rockabilly e country. Ha collaborato con i più grandi artisti di sempre, tra i quali Ritchie Blackmore, Joe Cocker, Ian Paice, Eric Clapton, Emmylou Harris, Tommy Emmanuel, The Everly Brothers. La sua carriera lunga cinquant’anni è costellata di grandi successi, sia con le importanti collaborazioni a cui ha preso parte, che in solo; ha vinto due Grammy e ha ricevuto altre tre nomination. Lee fa oggi parte di quella cerchia sempre più circoscritta di virtuosi dello strumento: acclamato in tre continenti e stimato da tutti i suoi colleghi, è ora la leggenda che, quando ha iniziato a muovere i primi passi nella musica, aveva sognato di essere.
Elisa Russo, Il Piccolo 04.05.18