“A spasso senza guinzaglio – il jazzista, il punk e il bambino” è il nome del tour del songwriter triestino Gian Luca Bratina, in arte Bratiska, qui voce, chitarra, mandolino, ukulele, armonica, loop station, con Lucas, il talentuoso figlio di dieci anni alle percussioni e batteria e Pietro Spanghero, musicista molto conosciuto nella scena jazz regionale, al contrabbasso. «Dopo tre mesi davvero difficili – racconta Bratiska – chiuso a casa con il bambino e pochissime speranze sul futuro musicale, mi sono rimboccato le maniche e sono riuscito con grande fatica a costruire un nuovo progetto spettacolo in trio. Nonostante le grandi difficoltà in questo momento, anche da parte dei comuni e associazioni a organizzare concerti per le restrizioni di sicurezza attuali, ci sono già delle date e altre in arrivo». Gli appuntamenti per ora sono l’11 luglio ad Auronzo Aperta (Auronzo di Cadore), il primo agosto all’Arena di Aiello del Friuli, il 22 agosto al Rifugio De Gasperi di Prato Carnico e il 30 a Villa Varda di Brugnera, il 12 settembre al Mushroom di Trieste e il 2 e 3 ottobre al Folkest di Spilimbergo. Per quanto riguarda i live, spiega l’artista: «Le canzoni, in versione acustica, sono eterogenee e spaziano tra sonorità reggae, folk, swing, bossa, rock. Sono in lingua italiana ma con inserimenti in inglese, francese, portoghese, friulano e triestino. La scaletta propone un viaggio critico nella società attuale attraverso storie vere, verosimili e incubi generati dal contesto». Negli ultimi mesi, prima del lockdown, Bratiska ha vinto il Premio della Critica al Festival della Canzone Triestina al Politeama Rossetti con il brano “El Marzian” inoltre è tra gli 8 finalisti italiani del prestigioso Premio Cesa di Folkest 2020. Suscita ammirazione e curiosità vederlo sul palco accompagnato dal figlio Lucas, allievo di Carlo Bonazza (Elisa, Prozac+, Sick Tamburo) che segue le orme del padre, che esordì già quindicenne: «E a vent’anni – ricorda – mi trovai improvvisamente a suonare nei piano-bar e discoteche i successi musicali del periodo, nel giro di pochi mesi cominciai una carriera che mi portò a suonare per 22 anni nei migliori locali del Nord Italia, Austria e Slovenia in oltre 2000 serate. Entrai così in un giro commerciale di contratti e impresari che mi portarono ad abbandonare completamente l’attività di cantautore, inchinandomi ai nuovi comandamenti degli anni 90: apparire, fingere, produrre, conformarsi, guadagnare, consumare. Con il passare del tempo però le serate diventano pesanti e noiose, il pubblico insopportabile, la musica, imposta e che non mi appartiene, un macigno». Un giorno, nel 2014, da un cassetto saltano fuori le sue vecchie canzoni, trova che abbiano ancora un senso e comincia a scriverne altre. Così dopo 18 anni dall’ultimo concerto da cantautore, Gian Luca Bratina prende le distanze da tutto e da tutti e diventa Bratiska, un menestrello con l’anima punk che parla di vento, guerra, vino, delusioni, società traviata, fiori, pecore e maiali (“Pecore & Maiali” è il suo cd del 2018), i suoi brani vengono inseriti in quattro cd compilation nazionali e apre concerti di Eugenio Finardi, New Trolls, Mal, Skiantos, Alberto Camerini.
Elisa Russo, Il Piccolo 04 Luglio 2020