Mattia Del Moro, in arte Brown and The Leaves, è un cantautore 24enne di Tolmezzo. «Landscapes» (Red Birds) è il suo album di debutto, 11 canzoni malinconiche e intimiste sulla scia di Kings Of Convenience e Nick Drake.
«Il progetto nasce agli inizi del 2008», spiega Del Moro che prosegue: «Dopo un’esperienza durata 3 anni con una band tolmezzina in cui suonavo il basso, avevo bisogno di riordinami un po’ le idee, come musicista ma soprattutto come persona. Così ho ripreso la chitarra acustica e molto naturalmente sono nate le composizioni che avrebbero successivamente costituito «Landscapes». In questi due anni si sono aggiunti diversi collaboratori, musicisti e amici arricchendo il progetto in un modo per me quanto mai inaspettato. Attualmente nei live suono insieme a Filippo Marra (chitarra elettrica, glockenspield, diamonica e seconda voce), Marco Quaresimin (contrabbasso) e da poco si è aggiunto Mariano Bulligan al violoncello».

Il suo debutto è stato ben accolto dalla critica, se lo aspettava?

«Essendo nuovo del campo discografico non riuscivo a farmi un’idea. Posso dire che avevo fiducia nei riscontri, ma di certo non mi aspettavo un consenso così diffuso. L’unico timore era che calcassero troppo la mano sulle influenze, facendo passare in secondo piano tutta la sfera personale che caratterizza il disco. Fortunatamente questo non è accaduto, con mia grossa soddisfazione!».

Si riconosce nei nomi tirati in ballo?

«Ho sempre ammirato la capacità dei Kings of Convenience di dare a canzoni complesse e raffinate una veste pop rendendole apparentemente di facile ascolto. Mentre considero Nick Drake il padre di questo modo di intendere il folk: cura maniacale dell’arpeggio, espressività della voce, tematiche emotive ed esistenziali».

A Milano ha aperto il concerto degli islandesi Múm.

«È andata molto bene, anche se ero da solo sul palco e non è stato facile gestire un pubblico così numeroso, per di più sensibilmente attento e partecipe. Credo di aver lasciato intravedere una buona dose di tensione, era inevitabile! I Múm sono stati come me li aspettavo, molto gentili e cordiali però riservati. Ero davvero molto felice di dividere il palco con loro».

Prossime date?

«In questi giorni è in programma un mini-tour campano: al Doria 83 e al Mamamù a Napoli. Il 6 febbraio suoneremo al Miami Ancora al Leoncavallo di Milano: è la versione invernale del festival organizzato da Rockit. Ci sono altre date in via di definizione, per cui invito a seguire il Myspace e la pagina Facebook».

La magia della Carnia ha segnato le sue canzoni?

«Sì è così; da qualche anno vivo a Venezia per motivi di studio però sono sempre stato legato alla mia terra, la Carnia. Ho cercato una possibile fusione tra i due luoghi e così è arrivato «Landscapes». Inoltre la maggior parte dei testi è nata in treno, durante gli spostamenti tra Tolmezzo e la laguna, per cui posso dire che c’è un po’ tutto il Friuli dentro!».

Com’è la scena musicale di Tolmezzo?

«Ci sono tanti musicisti che hanno intrapreso un proprio percorso e che lo portano avanti con tenacia e fiducia. L’hip hop dei Carnicats, il brit rock dei Charlestones, il folk di Gigi Maieron e Lino Straulino, il noise dei Vanilla Resident, il prog dei Morpheus. Tutti progetti interessanti, validi e di spessore».

Prossime mosse?

«Difficile dirlo. Sono in un periodo di riflessione e ricerca, oltre che di spinta per il disco d’esordio. Non rimane molto tempo per scrivere. Vorrei viaggiare di più, incontrare culture diverse e lasciarmi trascinare da quello che incontro».

Puntate all’estero?

«Stiamo provando ad uscire dal territorio italiano, anche perché è un’idea che ci accompagna fin dall’inizio. Sto imparando ogni giorno una cosa nuova e mi è difficile fare previsioni».


Elisa Russo, Il Piccolo 30 Gennaio 2010 

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