Foto di Demis Albertacci

Esce il primo videoclip ufficiale per i triestini Busy Family. Il brano scelto è «Clyde Beatty», tratto dall’album di debutto «Advice for your next failure» (ReddArmy). «Abbiamo riflettuto molto sul video e sull’approccio con cui girarlo. In questo periodo va per la maggiore un tipo di video che a noi non piace, basato solo sulle immagini d’impatto (lo stop motion è un esempio). Il nostro approccio è stato più cinematografico: potremmo dire di aver girato un piccolo corto», commenta Simone Zampieri.

Il gruppo è nato nel 2011 da un’idea di Zampieri e Marco Corsi, a cui si sono aggiunti poi Mauro Da Rold, Giorgio Pacileo e Gabriele Starini. Il background dei componenti dei Busy Family è piuttosto vario e spazia dal pop al rock, dal reggae allo ska.

«Definiremmo la nostra musica onesta» spiegano Zampieri e Corsi: «il nostro scopo non è stupire a tutti i costi ma scrivere belle canzoni. Le influenze principali sono Bob Dylan, Badly Drawn Boy e Wilco. Per il nostro disco ci siamo affidati a Nicola Ardessi per la registrazione, realizzata agli Smoking Area Studios. La grafica è stata curata da Marco Da Rin (ReddArmy), mentre le foto da Carla Buscaglia».

Come è nata la collaborazione con la ReddArmy? 

«Un nostro grande amico suonava nei Carnicats (gruppo di punta della ReddArmy) e ci ha messo in contatto con l’etichetta in fase di registrazione. La ReddArmy era intenzionata ad ampliare il proprio spettro musicale (prevalentemente black) e noi siamo arrivati al momento giusto».

Che riscontri ha avuto l’album? 

«È stato finora apprezzato dalla critica: abbiamo ottenuto delle recensioni lusinghiere su testate quali XL, Il Fatto Quotidiano e Rockit. Siamo stati notati anche dalla giuria dell’Heineken Jammin’ Festival Contest, a cui abbiamo partecipato in qualità di finalisti nel 2012». 

Che ne pensate della scena musicale triestina?

«È contraddittoria. Da un lato esistono realtà quali Round Midnight, Tetris ed Etnoblog che si impegnano a dare spazio a musicisti locali e non, offrendo delle proposte di qualità. Dall’altro lato le scelte istituzionali risultano talvolta discutibili e poco attuali. Nel nostro disco suonano molti dei musicisti che noi stimiamo. Abbiamo cercato di esprimere un concetto a nostro avviso importante: insieme si resiste, soli si crolla».

Trieste vi stimola o vi frustra dal punto di vista musicale? 

«Entrambe le cose. Ai giovani direi: la musica si trova facilmente ma è difficilissimo abbandonarla. In secondo luogo esorterei ad uscire ed andare nei pub, nei palazzetti o negli stadi. È lì che la musica esiste, non nei social network».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 08 Febbraio 2013

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