«Era proprio destino che nascessi il 25 marzo, come Elton John». Una data così segnante che per non mancarla, Carl John Marvin Benedetti viene alla luce un mese prima, “ottimino”. È il 1964 e la famiglia triestina Benedetti è emigrata in Australia, così Carl passerà i primi anni della sua vita a Melbourne e potrà contare sempre sulla doppia cittadinanza, oltre al fatto di essere bilingue. «Nel 1970 – racconta C.J. – a casa è arrivato un 45 giri di Elton John, “Your Song”, avevo sei anni e me ne sono innamorato, tanto da dire: “Questo è ciò che voglio fare nella mia vita” e non intendo impersonare Elton John, ma esprimermi con la musica». In realtà farà entrambe le cose: tornato a Trieste, comincia a studiare pianoforte e canto, in città avvia i primi progetti musicali con la sua Marvin Band e dopo aver girato il mondo, nel 2007 lancia ufficialmente il progetto The Elton Show, in cui si cala nei panni della pop star inglese, affiancato da una formazione variabile di professionisti che può includere anche uno degli ex batteristi di Elton John, Charlie Morgan, oltre che i triestini Giancarlo Spirito, Alessandro Leonzini, Marco Ballaben.
Dunque tutto comincia con Elton John?
Sì. Dopo la prima folgorazione a sei anni, nel ’74 mio fratello ha portato a casa l’album “Caribou”, che mi ha travolto. Mia mamma poi amava il teatro, il canto, il ballo, era una pazzerellona, molto gioiosa e mi ha passato tutto ciò.
Cos’altro ascoltava?
Mio cugino in Australia ci bombardava con la musica dei Monkees, a Trieste Emerson, Lake & Palmer, Boston, Eagles, ero fuori dai canoni, non ascoltavo musica italiana. Già da bambino, puntavo al mondo!
Tornata a Trieste dall’Australia la sua famiglia di cosa si occupava?
Mio papà è stato un pioniere, aveva aperto la trattoria al Cacciatore nel ’72, nei weekend d’estate avevamo più di 500 persone in giardino, con orchestra da ballo e teatro delle marionette, poi ha avuto vari bar e locali come Maxim Pizzerie in Strada Vecchia dell’Istria e Maxim Le Note Piano Bar in via Madonnina; i miei zii hanno contribuito alla costruzione del Bowling di Duino.
Il suo primo concerto?
Dai salesiani c’era questo vecchio piano scassato che però mi faceva sognare, mentre gli altri giocavano a calcio e a basket, suonavo sei ore al giorno, c’erano dei bravi sacerdoti che erano un sano esempio, mi lasciavano fare. Nel ’79 ho fatto lì il mio primo concerto in trio tributo a Elton, ricevemmo trentamila lire dai preti.
E quello che ricorda con più soddisfazione?
Con la mia Marvin Band, affermata a livello europeo, una big band che arrivava fino a 13 elementi (alcuni provenienti dalla Witz Orchestra), nell’87 abbiamo tenuto un concerto in Piazza Unità rimasto nella storia.
Elton John l’ha conosciuto. Come andò?
Nel 1980 i miei zii in Australia mi offrirono il viaggio per andare da loro a vedere Elton John. Stavo frequentando la scuola per geometri in via Gaspare Gozzi e ho piantato tutto. Purtroppo i biglietti erano esauriti e allora il 10 dicembre 1980 andai all’Hilton on The Park a Melbourne, hotel dove di solito soggiornavano le star. Colpo di fortuna: incontrai lì tutta la band. Il suo tastierista Howard James Newton, colpito dalla mia storia, mi mise in attesa.
E poi?
Dopo 4-5 ore nella hall, Elton scese a conoscermi. Mi disse: “Charlie, in questi anni la gente ha fatto cose incredibili per me, ma non avevo ancora sentito di qualcuno che avesse volato mezzo mondo per venirmi a vedere. Questo è eccezionale, ti ringrazio”. Prese un pass per il backstage, me lo spiccicò sul petto dicendo “Sii la mia ombra”, mi ricompensò con la sua disponibilità, mi permise di essere nella sua aura, nel suo circolo, per i tre giorni che stava a Melbourne. Ho toccato l’apice di una piramide (da cui sono caduto brutalmente quando sono tornato in Italia) però al momento ero felice. In quei giorni ho conosciuto perfino sua mamma, mi ha fatto entrare in un giro di persone gradite. Ci siamo salutati dandoci appuntamento nel mondo, chissà dove, chissà quando.
Vi siete rivisti?
Tante volte. Nell’84 e ’89 a Milano, ero sempre suo ospite, ho conosciuto anche Versace. Dal ’91 mi sono spostato a Basilea e ho continuato a vederlo in Svizzera o in Germania, Norvegia, a Londra. Ho i contatti con la band, mi annuncio e quasi sempre sono accolto con biglietti omaggio (anche se li compro lo stesso, per rispetto). L’ultima volta è stata nel 2019, a Bergen dove vivo adesso, nel suo Farewell Tour.
Altre celebrità conosciute?
Nei locali in voga in cui tenevo i miei one man show, erano di casa artisti come David Gilmour dei Pink Floyd, Phil Collins, Jon Lord dei Deep Purple è un mio caro amico, abbiamo suonato assieme a Zermatt, ho avuto incontri favolosi a volte sfociati in jam session nei miei spettacoli. E poi Eric Clapton, Ac/dc, Baccini, Locasciulli, Fossati, Modern Talking, Ramazzotti e la Hunziker…
Il suo rapporto con Trieste?
Mi sento un triestino che purtroppo è dovuto andarsene per vivere la sua dimensione musicale. È una città bellissima ma un po’ pigra e chiusa per diversi aspetti, lenta e pesante dal punto di vista burocratico però è bello tornarci da turista. Di solito viaggio di notte e arrivo in Costiera, mi fermo sempre sul curvone che dà sull’Adriatico, quando esci da Sistiana, a guardare il mare ripensando alla vita di un tempo in questa città.
BIOGRAFIA
Carl John Marvin Benedetti nasce a Melbourne, in Australia il 25 marzo 1964. Nel ’70 la famiglia Benedetti torna a Trieste e C.J. a 11 anni comincia le lezioni di piano e canto. Nel ’78 la prima performance dal vivo, dai salesiani. Nell’81 incontra Robert Montanelli, scrittore di testi, con cui comincia a collaborare; nasce The Marvin Band. L’8 agosto 1987 tengono un concerto in Piazza Unità davanti a seimila persone. Nell’88 si trasferisce a Milano e lavora per alcune case discografiche. Nel ’91 avvia il suo solo show. Nel 2007 il suo grande amore per Elton John prende corpo con l’Elton Show, che si espande sempre più e gira l’Europa. Dopo lo stop imposto dalla pandemia, quest’anno il tour riprende, con 21 date già fissate da aprile in Europa, con una tappa a Grado il 24 giugno: «Ci tengo sempre a passare in regione – dice C.J. che oggi vive in Norvegia – ho lottato per riportare lo show a Trieste ma è difficile». Per informazioni sul progetto, il sito internet è www.the-elton-show.com
IL DISCO
«Se devo scegliere un album, scelgo il mio “The Travelling Man”, un progetto autoprodotto ma curatissimo, ci ho lavorato per sei anni». Nel ’93 C.J. Marvin comincia la collaborazione con l’autrice americana Linda Teller che scrive i testi di “The Travelling Man”. Il disco viene registrato nel ’98 in Italia, Svizzera e Usa, con ospiti internazionali come Vic Vergeat (Gianna Nannini) e Tom Lane alle chitarre, musicisti dell’area di Garth Brooks di Nashville, Matthias Heimlicher alle tastiere, il polistrumentista Alessandro Simonetto, l’arpa di Terry McMillan, un coro gospel. Mixato nel ‘99 con Ron Kurz. «Senza computer, tutto acustico, è un disco senza tempo che riflette il mio cammino. Un duro lavoro, ci ha dato grandi soddisfazioni. Contiene immagini forti, rispecchia il mio sudore, la mia devozione alla professione: non mi arrenderò mai, non mi fermerò mai, fin che avrò respiro andrò avanti. Non ho paura di rischiare, mi prendo responsabilità, garantisco sicurezza ai miei collaboratori. Non ho limiti».
Elisa Russo, Il Piccolo 26 Febbraio 2022
