CAPAREZZA AL FESTIVAL DI MAJANO IL 13.08.22

«Ho suonato diverse volte in Friuli, ma la vita da tour, fatta di palchi e hotel, non mi permette di visitare le città e godermi il territorio»: Caparezza chiude il suo “Exuvia Estate 2022” al Festival di Majano sabato alle 21.30. Il celebre rapper di Molfetta, al secolo Michele Salvemini, è accompagnato da Rino Corrieri (batteria), Gaetano Camporeale (tastiera), Alfredo Ferrero (chitarra), Giovanni Astorino (basso) e Diego Perrone «che è il mio cantante sodale – spiega Caparezza – e quest’anno per la prima volta quattro performer che vengono dai musical: Pasqualino Beltempo, Brian Boccuni, Cristina Siciliano e Mariangela Aruanno». 

Insomma, ha fatto le cose in grande?

«Mi sono speso tantissimo per questo concerto, dura due ore e un quarto ed è pieno zeppo di cose che accadono, chi viene a vedere si ritrova catapultato nel mio mondo, ogni canzone ha qualcosa da dire che viene esplicitata anche da oggetti di cartapesta, dalla presenza dei quattro performer, da dei led particolari, con un impianto di regia molto forte. Non è il tipo di show che nasce dall’oggi al domani, ha avuto lunga gestazione. Majano chiude il ciclo, è l’ultimissima possibilità di vederlo perché poi non ci sarà una ripresa invernale. Sarà la data conclusiva di un tour molto fortunato, una grande festa». 

La scaletta?

«La parte del leone la fa “Exuvia”, il resto canzoni più o meno popolari della mia discografia ma tutte vanno a mischiarsi in un unico concept, nella trama dello spettacolo che è il rito di passaggio in una foresta».

Ha dichiarato che è l’album più sofferto della sua carriera, perché?

«Tendo ad annoiarmi con estrema facilità e non amo ripetermi: “Exuvia” è l’ottavo disco, non è semplice trovare nuovi argomenti, modi di rinnovarsi davanti al microfono nell’esecuzione musicale; ogni volta mi sembra di attingere da un pozzo sempre più piccolo. Il prossimo sarà per forza ancora più difficile, è un gioco al rialzo però questo stimolo mi fa andare avanti, sarebbe stato deleterio sedermi nella mia comfort zone e riciclare me stesso come se fossi il cantante della mia cover band». 

Si può dire che è un disco cinematografico?

«Attinge in un immaginario che è felliniano, oltre che kafkiano nella letteratura. Dal cinema onirico di Fellini, in particolare da “8 e ½”: ho empatizzato con Guido Anselmi (Mastroianni), personaggio che è diventato un po’ lo spirito guida di “Exuvia”».   

Che ne pensa del successo del rap italiano?

«Non ho mai capito se sono fuori o dentro il rap, la mia musica è crossover. Il momento d’oro del rap può solo farmi piacere, perché ha come punto di forza la scrittura».

Ha reso pubblico un suo problema di salute, come sta?      

«Soffro di acufene e ipoacusia, due patologie che secondo me hanno una relazione fortissima col mestiere che faccio. Adesso ho fatto venti concerti per “Exuvia” ma un tempo ne facevo cento e anche più, sommiamo tutte le ore in studio a far le prove, a fare i dischi, ad ascoltare la musica nelle cuffie: come risultato abbiamo le orecchie prese a martellate dalla notte dei tempi. Il mio corpo a un certo punto mi ha dato un alt. Nel mio caso è molto frustrante perché io ci lavoro con le orecchie, ad ogni modo devo anche tutelarmi e far sì che la cosa non peggiori per cui sono continuamente monitorato, alla fine di questo tour avrò delle visite mediche e man mano costruisco la mia vita artistica. Non ho mai parlato di un ritiro, ho semplicemente detto che dopo Majano non ci sarebbe stata una ripresa invernale di “Exuvia”». 

Elisa Russo, Il Piccolo e Messaggero Veneto 12 Agosto 2022

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