Suoni elettronici applicati a ritmi e groove della musica afroamericana: è questa la ricetta dei Cheewi Beats, progetto del sassofonista triestino Giovanni Cigui, che attualmente vive in Messico. Un gruppo internazionale: chitarrista cileno, batterista greco, bassista sloveno e due pianisti, uno catalano e uno francese. Il nome della band è una fusione tra il cognome Cigui, l’EWI (strumento a fiato elettronico) e una passione per Star Wars; hanno pubblicato un disco (disponibile su Bandcamp) e in questi giorni il video del brano “Interlude”: «In Messico ho conosciuto il fotografo e videomaker Andrés Alafita – racconta il musicista triestino – e ci siamo trovati subito a livello umano e artistico. A lui il disco è piaciuto molto, in pochi minuti abbiamo messo su carta il concetto per un video. Avevo iniziato a collaborare con due ballerini ad Amsterdam, e questa è stata l’occasione perfetta per coinvolgerli. In un linguaggio piuttosto astratto, nel video abbiamo cercato di esprimere la relazione tra l’operato dell’uomo e la natura. Mi sono fidato ciecamente di Andrés per la direzione, la scelta delle ballerine e la location, e sono molto felice del risultato. La produzione è interamente messicana e il video, pubblicato su YouTube, è stato girato nello stato di Veracruz». Giovanni Cigui, diploma in sassofono jazz alla Kunstuniversität di Graz e master al Conservatorium van Amsterdam, inizia a suonare a 10 anni alla Casa della Musica con il maestro Diego Matiassi, ha collaborato con l’orchestra jazz della Radio e Televisione croata a Zagabria (HRT Jazzorkestar) e contribuito alla scena cittadina e regionale, organizzando per esempio gli eventi jazz dell’ex Romi in via Torino. Vive poi ad Amsterdam per quattro anni «Una città incredibilmente all’avanguardia – dice – per quanto riguarda l’organizzazione e le strutture a disposizione per la musica, il jazz e l’arte in generale. Lì ho ricevuto una borsa di studio per la Temple University (Philadelphia), di un semestre con un mio idolo: Dick Oatts. Ero lì quando è arrivato l’invito per suonare con la all stars big band di Luis Bonilla – conosciuto a Grisignana – a New York, al Dizzy Coca Cola (Jazz at the Lincoln Center) tra cui c’era lo stesso Oatts, Terell Stafford, John Riley e altre leggende. Non dimenticherò mai quella notte: era il 9 novembre 2016, il giorno dopo le elezioni presidenziali, e il Dizzy è di fronte a una Trump Tower». Al conservatorio di Amsterdam conosce la sua ragazza, che è messicana, suona l’oboe e un anno fa ha vinto un’audizione in orchestra nello stato di Veracruz: «Ho fatto un paio di viaggi di ricognizione in Messico – racconta – e ad ottobre ho deciso di seguirla. Il Messico è un paese dalle tante contraddizioni, dove creatività ed estro artistico sono fortissimi. Finora ho suonato in vari jazz club a Città del Messico e Xalapa e ho insegnato un paio di masterclass all’Università Veracruzana di Jazz. Ho trovato un bel fermento e tante opportunità. Città del Messico è enorme, un mostro; mi ha sorpreso la quantità di locali dove quotidianamente si suona jazz o derivati». Quando torna in città, Cigui collabora con l’amico pianista Riccardo Morpurgo, con Anselmo Luisi e di recente ha realizzato un video-concerto a distanza per Euritmica:JazzAid FVG col batterista pordenonese Jacopo Zanette: «Pur non vivendo a Trieste da tanti anni – conclude – ci torno molto spesso. Conservo un rapporto speciale con la mia città e sono in contatto con musicisti di tutta la regione».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 18 Giugno 2020 


 

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