È uscito a fine aprile “La Fame” (Fiori Rari/ Believe), secondo album della cantautrice triestina Chiara Vidonis, registrato e mixato al 360 Music Factory di Livorno, con la produzione di Karim Qqru (The Zen Circus). Lo presenta per la prima volta dal vivo a Trieste, nel giardino del Sartorio (organizza Secret Sounds per Trieste Estate), sabato alle 21.
Dagli esordi nel ’99 con la band triestina Linea Bassa, Chiara Vidonis ha continuato a fare musica, a Roma dove ha vissuto per molti anni e nella città natale, in cui è poi tornata. Vincitrice del Premio Bianca d’Aponte e del Premio Pigro, nel 2015 è uscito il suo esordio “Tutto il resto non so dove”; si è fatta conoscere sui palchi d’Italia ed è arrivata fino negli Usa, a Houston e New York. Una formazione rinnovata vedrà sul palco, assieme alla cantante, i friulani Matteo Dainese (Artura, Dejligt, Il Cane, Jitterbugs, Warfare, Meathead, Here, Ulan Bator, Il moro e il quasi biondo, Honeychild Coleman, Il Mercato Nero, Dodge Meteor, Zeman) alla batteria e sequenze, Alessandro Santi (Sun Dru-Thi, Commando) al basso, chitarra elettrica e tastiere, Alice Micol Moro (Taut) al violoncello e come ospite la cantautrice veneta Elisa Bonomo, che suonerà le tastiere in alcuni brani ed eseguirà anche un paio di canzoni dal suo repertorio.
Vidonis, sabato che vestito live darà ai brani del nuovo e del vecchio album?
«Ho cercato di portare sul palco musicisti che potessero rendere dal vivo quello che è stato registrato in studio. Assieme a Dainese e Santi, suoneremo i pezzi più “rock”. Saremo dinamici, ci sarà uno scambio di strumenti tra di noi, per la prima volta suonerò il basso. Poi dei momenti acustici, necessari per riprendere le atmosfere dei brani registrati con pianoforte e violoncello con Alice Micol Moro, violoncellista che ha suonato in “La mia fame” e “Era meglio quando non capivo niente”. Assieme a lei, Elisa Bonomo alle tastiere: oltre che una bravissima musicista, è anche una mia grande amica, e per questi due motivi l’ho voluta. Credo che l’affinità tra artisti sul palco sia ancora la cosa più importante di un live».
Che riscontri sta avendo “La Fame”?
«Sono stati e continuano a essere buoni. Non era scontato visto che mi sono allontanata abbastanza dal percorso fatto con il primo disco. Mi piace ricevere i pareri della gente che mi segue più che le recensioni di chi si occupa di dischi. Quando arrivano dei complimenti da chi ha semplicemente ascoltato l’album per il piacere di farlo so che sono sinceri, in genere riguardano l’identificazione delle persone nelle mie canzoni, la mia più grande soddisfazione».
Nel primo disco c’erano dei riferimenti a Roma, dove viveva. Trieste entra nel nuovo lavoro?
«“La Fame” è stato scritto quasi interamente a Trieste, soltanto “L’inizio” è figlio del periodo romano. Quando canto “abbandoniamo le distanze, siamo un mare di confine, io e te” penso proprio alla mescolanza del nostro territorio, con l’acqua del mare che non conosce confini».
La data al Sartorio si colloca in un’estate piena di live. Da spettatrice cosa l’ha colpita?
«Mi ha piacevolmente stupita Suzanne Vega a San Giusto che onestamente conoscevo solo per le sue hit, mentre mi ha tenuta incollata a lei per tutta la durata dello spettacolo. Ho avuto anche la riconferma di quanto siano cresciuti La Rappresentante di Lista, visti in un bellissimo concerto con orchestra sinfonica a Cividale».
Dopo Milano e Trieste ha altre date?
«Il 24 agosto a Roma. Poi vedremo cosa ci porta l’autunno».
Elisa Russo, Il Piccolo 13 Agosto 2022
