Noi Russos, come direbbero gli americani, siamo “born and raised in Chiarbola”. Il rione ci ha forgiato! E per tirare in ballo ancora gli yankee (visto che Ricky ormai è un newyorchese doc): “Chiarbola State of Mind”. Abbiamo avuto la fortuna di trascorrere l’infanzia in una bolla di benessere totale, grazie a due genitori fantastici, Miriana e Roberto. Il nostro babbo era il più figo di tutti, sempre. E negli anni ‘70 quando noi (Ricky nel ‘73 ed Elisa nel ‘76) nascevamo, lui era nel massimo del suo splendore: jeans a zampa, camicie psichedeliche (lui le chiamava, con uno dei suoi tanti neologismi “camise coi kazzumba”, storpiare le parole era una sua costante “Come che so le lingue ah? Son poligrota!”), catena d’oro modello gangsta rapper, baffoni biondi e occhi azzurri, Alfetta Alfa Romeo fiammante. D’estate A-A-Abbronzatissimo arrivava a casa con un’anguria da 35 chili minimo “bela zucherina” e metteva sul giradischi i suoi vinili di Elvis a sbregabalon, e noi rimanevamo rapiti. Non mancava mai la musica, la risata, il buon cibo.
La vita per noi si svolgeva neanche in un rione, ma in una manciata di vie dai nomi istriani (come le nostre origini da parte materna). Via Pola, Umago, Pirano, Pinguente… ma soprattutto via Capodistria, con la sua chiesa dall’improbabile architettura geometrica. La cesa de San Gerolamo o “Tempio votivo dell’Esule” perché come canta Toni Bruna nella sua bellissima “Baiamonti” (dal cd “Formigole” del 2011): «Che le vecie istriane le va in cesa/ Qua un esodo comincia ogni matina/ Te se lo trovi in piato a ora de zena». Condominio con asilo al piano terra, tanto che Ricky (mamme chiocce di oggi non inorridite) faceva a volte il tragitto da solo «Ma sì, me fidavo, el iera un muleto coscienzioso» dice mamma. L’asilo, con i grembiulini azzurri e rosa, le polpette col purè e i giochi programmati dalle maestre già ci puzzava di costrizione. Il nostro regno era il cortile dietro casa, dove si consumavano partite di pallone lunghe pomeriggi interi, tra ghiaccioli, merendine, bibite zuccherose arlecchinate e i leggendari krapfen della pasticceria Zacchigna. Una fauna di bambini ipercinetici, assortiti in maniera curiosa, con un’unica regola: stare all’aperto il più possibile e tornare a casa sporchi da mettere in lavatrice.
Al piano sopra il nostro, viveva il re dei bimbi vulcanici: Gianmarco Pozzecco. Per tutti gli anni dell’infanzia e buona parte dell’adolescenza (insomma, finché non si è trasferito grazie alla sua carriera di successo nel basket) fu per noi un fratello: dalle partite di Subbuteo in casa, al cortile (vicino ai campi da tennis dell’Euroresidence), poi crescendo ci si è spostati in massa “là del ricre” ovvero il ricreatorio Umberto Saba, o al campetto di calcio e basket Don Dario, il tutto nella manciata di pochi metri. Sì perché non solo non ci si spingeva mai in centro, ma manco ci si sognava di varcare il confine delle adiacenti Ponziana e Servola. Tipo hic sunt leones: sconfinare era roba da prodi gladiatori. Avevamo tutto, in fondo: la scuola Lovisato e Svevo, il Luna Park con il tagadà, il brucomela e lo zucchero filato, il tiramisù della gelateria Nicola, la signora Maria con la sua cartoleria che ci vendeva i quaderni con le regioni, il Bar Paolo con Rosy e le pizzette, i motorini truccati con cui “impennare”, la locanda di Abo&Mario con il jukebox e il biliardo, perfino i concerti al Palasport (tra i primi visti, i Litfiba ai tempi d’oro).
Un rione mondo.
Chiarbola soprattutto negli anni ‘80 era piena di personaggi incredibili, sembravano usciti dai fumetti di Andrea Pazienza o dal film di culto i “Guerrieri della Notte”. Ribelli senza causa. O meio, per dirla in triestin: nagane, ma de bon cuor. La colonna sonora era soprattutto l’hard rock e l’heavy metal del periodo: Iron Maiden, Metallica, Kiss, AC/DC, Black Sabbath, Slayer, Motörhead, Judas Priest, Bon Jovi, Europe, Whitesnake, Mötley Crüe, Guns N’ Roses, Helloween, Def Leppard…
Chiarbola è sempre stato un luogo dell’Anima. Da idealizzare. Appunto, uno stato mentale. Dove avremmo voluto vivere per sempre felici in una dimensione mitica e allo stesso tempo, crescendo un po’, il posto da cui volevamo fuggire. Love&Hate. Come in un film, sognando un futuro di gloria. Sognando l’America. Tanti successi. O un amore travolgente. O chissà che. Forse neanche noi lo sapevamo, ma il presente ci stava stretto.
Oggi tanto è cambiato, al posto della pasticceria Zacchigna, in una specie di contrappasso dei golosi cariati, si trova lo studio di una brava dentista (ma noi sogniamo ancora di sentire l’odore delle pasterelle sfornate la mattina presto) e sale un po’ il magone a vedere il murale sbiadito della mosca atomica Poz alla scuola Svevo o il cortile senza bambini stile “Guerra dei bottoni” che giocano. Ma rimane l’orgoglio di aver condiviso anni gloriosi e spensierati, grazie alla nostra famiglia e agli amici che hanno colorato in maniera indelebile i ricordi, rendendo tutto speciale.
Chiarbola State of Mind. Forever and Ever. Per bon, for real. Avanti tutta! Daghe!
BIO BREVE THE RUSSOS
Elisa e Ricky Russo: brother&sister, da sempre si occupano di musica. Elisa ha pubblicato “Uomini. I Ritmo Tribale, Edda e la scena musicale milanese” (Odoya 2014); Ricky, che vive a New York dal 2013, ha pubblicato “Daghe! – El Greatest Hits” (Bora.La, Piccolo Cafe, 2017), vincitore del premio letterario nazionale “Salva la tua lingua locale”.
Ricky & Elisa Russo, Il Piccolo 18 Dicembre 2021