Foto in bianco e nero della stanza d’hotel, foto a colori del teatro che lo ospita, una del soundcheck con vista sulla platea vuota e una la sera, con la sala gremita e lui sempre di spalle: così Claudio Baglioni ha deciso di documentare sui social il suo fitto tour, ben 72 concerti nei teatri (senza repliche), luoghi magici a suo dire in quanto «si colgono le differenze, si sente il pianissimo e il fortissimo, si sentono addirittura i cuori che battono o i respiri che rimangono in sospensione, che non si colgono quasi mai negli spazi più grandi. È un concerto puro». Un successo da sold out ovunque per “Dodici Note Solo Bis”, che dopo Udine e Gorizia a dicembre, il 30 gennaio alle 21 fa tappa al Politeama Rossetti di Trieste, i biglietti sono ancora disponibili. «Con una lunga carriera alle spalle – prosegue Baglioni – oltre che artista e artigiano diventi artefice cioè devi riuscire a far accadere delle cose, degli eventi che siano stimolanti e incantevoli, evitando la ripetizione. Mi sono goduto i kolossal con centinaia di persone in scena, ma qui c’è una dimensione intima, da camera. Vado a cercarmi il pubblico città per città godendomi la meraviglia dei teatri all’italiana. Tante canzoni, sempre poche per le oltre trecento che ho scritto, e la possibilità di cambiare scaletta ogni sera, complici solo un pianoforte, un piano elettrico e uno digitale: un valzer nel tempo». Sul palco questa volta Baglioni è da solo, «e se da una parte c’è una grande responsabilità, dall’altra anche tanta libertà. Il problema è stato mettere d’accordo musicista e cantante. A rappresentare, in due ore e mezzo, ieri, oggi e domani. Il passato con il pianoforte rigoroso, il presente con il piano elettrico e i suoni che fluttuano come aria e acqua, e il futuro con il clavinova. Per muovermi in una sorta di circolo antiorario, anche per sconfiggere il tempo che passa. Tre caravelle che spero mi portino alla scoperta di una mia America».
A fine anni Sessanta il talent scout che lo scoprì fu il triestino Teddy Reno: «All’epoca – ricorda Baglioni – c’è stata una fretta di etichettare che forse era dovuta a una voglia di cambiare il mondo. C’erano i militanti e chi non lo era. Pensavo che non essendo stato un incendiario, ora non devo essere un pompiere».
Baglioni è l’uomo dei record: più di sessanta milioni di copie vendute dei dischi in studio e dal vivo, tra i quali l’album più venduto di sempre: “La vita è adesso (Il sogno è sempre)”. Dopo la pubblicazione del primo singolo di successo (“Una favola blu/ Signora Lia”, 1969), firma decine di hit come “Questo piccolo grande amore”, “Sabato pomeriggio”, “E tu come stai?”, “Strada Facendo”, “Avrai”, “La vita è adesso”, “Mille giorni di te e di me”, “Dodici note”, imponendosi come uno degli autori e interpreti di maggior successo della storia della musica popolare italiana. Tra i primi italiani protagonisti dei concerti nei grandi stadi, nell’estate del ‘98 fa registrare il tutto esaurito all’Olimpico di Roma. Direttore artistico e presentatore di due edizioni del Festival di Sanremo (2018 e 19), nell’estate 2022 è stato il primo artista pop ad aprire la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla. E tra i tanti riconoscimenti, l’anno scorso è arrivato il Premio Tenco: «Non ho mai pensato – conclude il cantautore romano – di arrivare a conseguirlo, ma trovo che sia un premio alla carriera ed è un segno positivo che arrivi molto tardi perché vuol dire che la carriera è ancora in esistere».
Elisa Russo, Il Piccolo 29 Gennaio 2023
