Si è spento dopo una lunga e dolorosa malattia, vissuta con coraggio e sempre col sorriso, Claudio Scaramuzza direttore della fotografia, light designer e sceneggiatore. Lo annuncia l’adorata sorella Alessandra. L’ultimo saluto martedì alle 12.15 nella Sala Azzurra in via Costalunga.
Nato a Trieste il 19 febbraio 1962, dopo aver frequentato il liceo Oberdan, si trasferisce a Roma e si diploma all’Istituto Europeo di Fotografia: Roberto Rocchi nota le sue foto e lo ingaggia come assistente per le riviste “Amica”, “Playboy” e “Playmen”. A metà degli ’80 è ritrattista per Patty Pravo, Milly Carlucci, Chiara Caselli, Sabrina Salerno, Marta Flavi, Tinì Cansino, Elide Melli. Come fotografo di scena, lavora negli spettacoli teatrali di Luciano Salce, Ugo Gregoretti, Attilio Corsini, Lorenzo Salvetti, Augusto Zucchi, Duilio Del Prete, Cochi Ponzoni, e nei film “Cinque rose per Jennifer” di Tomaso Sherman e “Io zombo, tu zombi, lei zomba” di Nello Rossati. Sempre molto attento al disagio sociale, firma un reportage sulla vita notturna dei senza tetto. Alla fine degli ’80 è chiamato a Trieste per insegnare “Tecnica e Composizione Fotografica” nei corsi professionali organizzati dalla Regione. L’esperienza maturata su un set cinematografico nella squadra di Gábor Pogány, che considerava il suo Maestro, lo spinge a frequentare un corso professionale per cameraman a Roma. Nel 1990 inizia l’attività di operatore di ripresa e direttore della fotografia con il documentario “Trieste se ci sei batti un colpo… di rock!”, realizzato con Giovanni Pianigiani e finanziato dall’Assessorato alle Questioni Giovanili del Comune di Trieste; un cult movie duraturo nel tempo (riproposto come Evento Speciale al Nodo Doc Fest del 2007). Ritornato a Roma, si chiude nella sua casa al Pantheon, e scrive di getto un racconto ispirato alla sua esperienza giovanile da obiettore di coscienza al servizio militare, come affossatore nei cimiteri della città per tre mesi. Nasce così l’idea per il film “Era meglio morire da piccoli” di cui scrive soggetto e sceneggiatura con la sorella Alessandra, regista e autrice. Il soggetto è premiato da Richard Price, sceneggiatore di Martin Scorsese, al Festival “Scrivere il cinema”; selezionato tra 1400 partecipanti da Richard Attenborough, Tom Stoppard e Theo Angelopoulos, nel Concorso per cercare nuovi sceneggiatori europei, ottenendo il prestigioso premio European Script Fund. Nel film, prodotto dal Ministero della Cultura e Rai2, con la produzione esecutiva di Mario Cotone, è anche fotografo di scena e si ritaglia il ruolo del simpatico “matto” Edy. Inizia così una collaborazione stabile con la sorella Alessandra che, da questo momento, affiancherà in tutti i suoi lavori, diventando il suo prezioso braccio destro. Per lei firma la fotografia e riprese del documentario “Il Festival di Arcipelago” e per Rai Educational apre la prima edizione di “La storia siamo noi” con nove documentari; per Rai1 lavora a “Si deve, si può!” docu sui Servizi Territoriali Sanitari di Trieste per “Speciale mattina” e, per Rai3, “C’era una volta la città dei matti” sulla storia dell’ex Ospedale Psichiatrico di San Giovanni dall’apertura alla riforma basagliana (vincitore nel 2005 del Net Independent Film Festival). Il suo è stato definito «un raffinato uso delle luci» sia nell’operetta “Die schöne Galathée” al Verdi, che in altri spettacoli. Lascia molti monologhi teatrali su buffi personaggi triestini, tutti pieni della sua ironia, verve e voglia di vivere.
«Eravamo uniti fin da bambini, – conclude la sorella – ci amavamo alla follia, in due anni di malattia non l’ho lasciato un secondo, come lui non ha abbandonato un attimo il suo sorriso. Abbiamo condiviso tutto. Era un visionario, curava i dettagli. Dolcissimo, semplice, non faceva pesare niente a nessuno. Un artista a tutto tondo. Sono inondata dai messaggi, tutti lo ricordano come una persona straordinaria»
Elisa Russo, Il Piccolo 19 settembre 2023
