Venerdì alle 21.30 i triestini Coloured Sweat presentano, in concerto al Tetris, il loro nuovo album «Greatest Hits», in uscita il giorno stesso. Registrato al Track Terminal Studio, si tratta del primo disco ufficiale, nonostante la band sia in pista già dal 2009 e ben nota in città per i numerosi concerti (più volte anche in Piazza Verdi) e per aver vinto, nel 2010 e 2011, il premio come miglior band e il premio originalità all’Opening Band. Sul palco del Tetris, la formazione attuale composta da Marko Jugovic (batteria e percussioni), Giuseppe Dilillo (basso), Ilija Ota (chitarra, farfisa e voce), Matteo Formigli (voce e chitarra), Matjaž Kafol (trombone), Jakob Jugovic (sax). «Al disco hanno partecipato anche i bassisti Martin Guštin, Peter Kovačič, Milan Ota», spiega Formigli, «Abbiamo avuto tanti cambi di formazione e anche per questo ci abbiamo messo tanto tempo a far uscire il lavoro».
Vi definite un gruppo di alternative rock ma il sound è davvero vario, dal soul al balkan. Che altro?
«La passione del batterista per Frank Zappa ci ha contagiati, Ilija ha portato l’influenza del rap (per questo ci sono parti “rappate”) ed è anche l’anima più funk, i fiati si prestano bene per questo tipo di sonorità».
Oltre ai generi, dal vivo mescolate anche le lingue: inglese, italiano, sloveno, dialetto.
«Il disco è prevalentemente in inglese, eccetto un brano in sloveno – siamo tutti dell’altipiano carsico, a parte Dilillo che è originario di Barletta. In concerto facciamo spesso alcune cover in italiano, brani tratti dalla colonna sonora di “Vip mio fratello superuomo” scritti da Herbert Pagani, vorremmo scrivere anche in italiano in futuro».
“Greatest Hits” di solito è una raccolta di successi di una lunga carriera. Come mai questo titolo?
«L’idea nasce anche perché ci abbiamo messo tre anni a registrare e quindi c’è un po’ il suono di un “Greatest hits”, come fosse una raccolta di varie registrazioni, con momenti e suoni diversi. Le canzoni coprono tutto il nostro periodo di attività: ci sono canzoni già incise quando eravamo un quartetto ma non sono rimaste invariate: come la band hanno subito evoluzioni. Ascoltando pezzi come “Camels”, “Coloured Sweat” e “In the Garden” nelle versioni precedenti e in quelle riarrangiate del disco si può fare un confronto e capire ciò che siamo diventati nel tempo. Poi abbiamo anche giocato con il significato letterale di “più grandi colpi”, quelli presi dalla band nella sua storia, dai colpi di fortuna alle “bastonate”».
Concetto ripreso anche da una sorta di gioco dell’oca contenuto nel booklet del cd.
«All’interno c’è un A4 di cartoncino piegato in modo da avvolgere completamente il cd. Le caselle che infliggono penalità rappresentano i momenti difficili per il gruppo, mentre quelle che accelerano il giocatore nell’avanzata verso la casella finale sono i momenti positivi da noi vissuti».
Tra le caselle dei momenti migliori compare ad esempio la vittoria dell’Opening Band, importante concorso locale per emergenti che purtroppo non si tiene più dal 2014 (settima e ultima edizione).
«Un vero peccato. Grazie all’Opening avevamo registrato il primo demo. Ci aveva anche dato visibilità e possibilità di conoscere altre persone che in città si occupano di musica».
Elisa Russo, Il Piccolo 15 Novembre 2017