“Come sono diventato invisibile” Costantino M.Leka

Costantino M.Leka, esponente della comunità scientifica albanese ed autore di produzioni letterarie e audiovisive, ha realizzato a Trieste, sua città natale, il romanzo «Come sono diventato invisibile» (Luglio Editore). Dorina, nipote di Costantino, cantante ma anche web designer, ha realizzato la copertina del volume.

Accanto ai temi che ne fanno un romanzo di fantascienza ci sono anche i temi dello spionaggio. Ma soprattutto, vi è una forte componente autobiografica: il racconto della difficoltà di vivere sotto un regime e il valore della libertà personale, l’amore per la giustizia e la propria terra che supera gli ostacoli della Storia e vince le tentazioni di individualismo. «Il libro l’ho scritto nel 2009, in meno di 5 mesi, a Trieste, seduto nello storico Caffé degli Specchi che si affaccia su Piazza Unità d’Italia, luogo simbolo per la cultura e le tradizioni della città», spiega l’autore.

«La storia inizia in un semplice laboratorio molto simile a quello albanese dove ho condotto la mia ricerca scientifica sulla crescita artificiale dei cristalli, all’università di Tirana. Così come molto simili alle mie risultano le condizioni di vita e di lavoro del protagonista Lirian, i suoi gusti, i suoi interessi, i trascorsi e le passioni giovanili, le persecuzioni sociali e politiche che subisce». Costantino Leka è nato nel 1932, suo padre era di Durazzo mentre sua madre era della famiglia triestina Argentin, si trasferirono in Albania per ragioni di lavoro. Per molti anni fecero la spola tra Trieste e l’Albania: «assieme alla mia famiglia, in Albania, ho vissuto il periodo fascista, quindi la crescita del movimento antifascista e comunista che a Durazzo divenne sempre più potente nonostante le persecuzioni e gli arresti», commenta Leka, che prosegue: «Dopo la guerra, con l’avvento al potere dei comunisti, la mia famiglia divenne improvvisamente “scomoda” perché mio padre, da un giorno all’altro, era stato spregiativamente bollato come commerciante ricco e filo italiano».

Anche nel periodo del regime, nonostante le avversità, Costantino riesce a coltivare le sue passioni culturali: «Da parte del governo e del partito, il mio lavoro era però sempre stato accettato in sordina. Una sorta di omertà avvolgeva la mia persona. Per quasi mezzo secolo, stampa e televisioni non hanno mai pubblicizzato la mia creatività. Pur di poter fare ciò che amavo, accettavo una condizione di vera e propria invisibilità sociale». Ecco spiegata, in parte, l’invisibilità che dà il titolo al romanzo. La caduta del regime permise alla famiglia Leka di ritornare in Italia, nell’amata Trieste dove all’inizio sembrava «quasi incredibile avere la libertà di esprimere senza timore una qualsiasi posizione intellettuale». Oggi, fortemente grato alla città, l’autore conclude sottolineando come «l’ambiente triestino – calmo, ospitale, impregnato dei valori a me affini – ha offerto un contributo importante alla stesura di questo libro».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 08 Gennaio 2013

Il Piccolo GO (08.01.2013) dori costantino

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