Sperimentatori, macchine da guerra nella dimensione live, maestri del rock pesante a 360° che da trent’anni surfano tra psichedelia, noise, stoner, progressive, metal: ai norvegesi Motorpsycho il compito di aprire la stagione di concerti a cura dell’associazione culturale Il Deposito al Capitol di Pordenone in via Mazzini 60, il 9 ottobre alle 20.30. I Motorpsycho nascono a metà anni ’80, quando due adolescenti norvegesi con la passione per la musica metal, Hans Magnus “Snah” Ryan e Bent Sæther si incontrano, frequentano assieme le superiori e cominciano a suonare, finché nel 1989 a Trondheim, dove Bent si iscrive all’università e lavora come dj alla radio universitaria, nasce il power trio dal nome Motorpsycho (preso dal titolo dell’omonimo film di Russ Meyer). Nel ’91 esce il debutto “Lobotomizer”, l’anno successivo il doppio lp “Demon Box” che rimane ancora oggi uno dei loro dischi più apprezzati. Nel ‘94 il triplo album “Timothy’s Monster” conferma la prolificità della band norvegese e li porta decisamente fuori dalla nicchia, consacrandoli a un pubblico sempre più vasto; nel ’96 ottengono un riconoscimento importante in patria: vincono il Grammy come miglior disco rock (ne seguiranno altri). Alternando senza sosta ep e una serie sterminata di album più o meno riusciti, arrivano fino a “The Crucible” un ritorno ai loro lavori più convincenti, uscito quest’anno e ora presentato dal vivo.
Tra i nomi di punta in cartellone al Capitol da segnalare Stuart Braithwaite, il leader, cantante e chitarrista degli scozzesi Mogwai, band che ha cambiato la storia del post rock mondiale, in arrivo il 7 novembre. Agli inizi degli anni 2000, Stuart ha cominciato a suonare anche in solo durante le pause del gruppo per sperimentare una nuova dimensione: dal successo di quel minitour (acustico prima ed elettrico poi), non ha più smesso. Un po’ di ambient guitar noise, una dose di elettronica, ottimo songwriting, in un concerto – con voce, chitarra e pedaliera – intimo e rumoroso allo stesso tempo, nel quale Stuart proporrà brani inediti tratti dal suo nuovo repertorio oltre a quelli firmati Mogwai.
Il 6 dicembre va in scena “Mentre le ombre si allungano”: torna lo spettacolo simbolo dell’avanguardismo dei La Crus, la storica band milanese, protagonista della stagione rivoluzionaria che fu il rock italiano degli anni ’90, si riunisce esclusivamente per ridare vita a questa performance e per pochissime date. Non una reunion, ma la riproposizione di uno spettacolo seminale che ha fatto scuola, aperto scenari nuovi e che aveva spostato il percorso dei La Crus verso una forma scenica sempre più vicina a quella teatrale e multimediale. Il gruppo si ripresenta in un’inedita versione a due, Mauro Ermanno Giovanardi e Cesare Malfatti – voce e suoni – in una sorta di immobilità scenica che favorisce il fluire dei ricordi e delle immagini. Riaffiorano innanzitutto le canzoni che hanno segnato la storia del gruppo: da “Come ogni volta” a “Notti bianche”, da “Dentro me” a “Nera Signora”, da “Natale a Milano” a “L’uomo che non hai” in nuove versioni, ancora più sperimentali e oblique, tra sferzate d’energia e caldo intimismo. Da un gracchiante walkman si diffondono frammenti di voci, versi di Pasolini, Pagliarani, Bufalino, Salinas, Tenco che canta l’amata “Angela” e sullo schermo, come una grande finestra, scorrono le immagini oniriche, campionate dai primi esperimenti di cinema di Man Ray, ed elaborate da Francesco Frongia, piccoli film che accompagnano ogni canzone.
Elisa Russo, Il Piccolo 23 Settembre 2019