“CUCUMBER GREEN” EP IERACI-DREAS

Jazz e musica improvvisata ma con chiari riferimenti al rock, il pop, il blues, la psichedelia: è questa la ricetta di “Cucumber Green”, ep di debutto del chitarrista triestino Filippo Ieraci in duo con il contrabbassista Eugenio Dreas, friulano cresciuto a Gorizia. Filippo Ieraci, classe ’93 – sono musicisti anche i suoi fratelli Pietro e Giacomo, tutti hanno studiato alla scuola Artemusica di Trieste – racconta: «Con mia mamma che ascoltava musica classica e mio padre jazz e blues, l’impianto stereo era al centro della casa, più della tv. I miei primi amori sono stati i Beatles, Jimi Hendrix, poi i Led Zeppelin, l’ep in qualche modo ha delle radici che vengono anche da lì. La ricerca del suono e la scrittura che mischia melodie di tipo jazzistico a riff chitarristici è un connubio delle due cose di cui mi sono innamorato musicalmente: del rock di quando ero adolescente e il jazz a cui mi sono avvicinato nel percorso accademico». Ieraci, infatti, si è diplomato al triennio al Tomadini e al biennio tra i conservatori di Udine e Maastricht, nei Paesi Bassi; dal 2015 è il chitarrista della North East Ska Jazz Orchestra. Tutti i brani sono suoi, eccetto quello che dà il nome al lavoro, “Cucumber Green” ispirata a Dreas «da una giornata passata nell’orto, ci convinceva come titolo per il suo tocco psichedelico e buffo». 

«Io e Dreas – continua il chitarrista triestino – condividiamo degli interessi musicali comuni, la musica psichedelica, rock, il mondo degli anni ‘60 e ‘70, lui prima che col contrabbasso è venuto su col basso elettrico, forgiato dal sound dei Led Zeppelin». Tommaso Casasola si è occupato del mix e master, Pietro Brunetti dei videoclip mentre la registrazione è opera di Claudio Banelli ai 1911 studio in Carnia: «L’ingegnere del suono Banelli – conclude Ieraci – è particolarmente interessato alla registrazione analogica, quindi abbiamo registrato tutto su nastro e in effetti ha un sound che anche con minima post produzione (o addirittura senza) ha già un’identità forte, di quelle che fanno pensare alla Rai degli anni ‘60-‘70, a quei suoni alla Abbey Road che magari adesso non sono più di moda, ma che stanno un po’ ritornando e ci piacciono molto». 

Elisa Russo, Il Piccolo 15 Novembre 2022  

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