Personaggio fra i più interessanti della scena musicale attuale, Dardust, pianista e performer elettronico, compositore e produttore, reduce dal successo del tour teatrale insieme a Elisa e dalla pubblicazione dell’album “Duality”, è protagonista di “Grado Festival – Ospiti d’autore” alla Diga Nazario Sauro martedì alle 21.30. La musica di Dario Faini, in arte Dardust, originario di Ascoli Piceno e residente a Milano, ha accompagnato eventi internazionali come il Superbowl, l’NBA All-Star Game, il Keynote Apple e il Flag Handover nella Cerimonia di Chiusura dei Giochi Olimpici di Beijing 2022. Come autore e produttore conta oltre 70 dischi di platino e oltre 500 milioni di stream (ha composto per Carboni, Mannoia, Mahmood, Jovanotti, Renga, Elisa, Levante, Mengoni, Fedez, J-Ax, Fabri Fibra, Elodie, Madame, LRDL, Giorgia, Lazza…).
«Porto la versione estiva del “Duality Tour” – racconta –, un concerto teatrale diviso in due atti, nel primo sono da solo al piano, nel secondo in trio (con Vanni Casagrande e Marcello Piccinini, con me da dieci anni) e si vira verso l’elettronico, il suono è imponente. Entrambi hanno una parte visual che è molto contaminata, fuori dalle regole dello spazio e del tempo, con divagazioni dalla taranta ai Goblin e Sakamoto, in tanti piccoli omaggi che si fondono con il mio repertorio».
Il dualismo è un suo tema ricorrente?
«Anche nei precedenti dischi ci sono sempre due anime, un equilibrio tra il pianoforte classico e l’elettronica, che cerco di unire. Nel caso di “Duality”, invece, esploro due mondi che non si incontreranno mai. Chi verrà in un certo senso vedrà due concerti differenti».
L’hanno definita “pioniere della musica classica alternativa”. Si ritrova?
«Mi sembra altisonante, non lo so, non mi interessa essere etichettato ma capisco sia necessario incasellare una creatività per indirizzare in qualche modo il pubblico, quindi va bene».
Chi è il suo pubblico?
«È bellissimo. Molto trasversale, ci sono i ragazzini, gli universitari, persone dai trent’anni in su, l’altro giorno a Napoli c’erano due settantenni che ballavano in mezzo ai ragazzi. Un pubblico curioso, senza pregiudizi, che va oltre gli schemi e i generi».
Il modo migliore per ascoltare la musica?
«I tempi moderni ci portano ad ascoltarla in macchina, in bici, ma la situazione ideale per concentrarsi sarebbe a casa, come si faceva una volta con il vinile. Adesso siamo bombardati dalle uscite, c’è una sovra-proposta. Quando un album ti colpisce veramente, dovresti dedicargli più tempo».
Come vive la moderna rincorsa ai numeri di ascolti e follower?
«Non mi interessa minimamente. Fare musica per contare i numeri è una gabbia mortale per la creatività, bisogna fare sempre cose nuove e spericolate che magari avranno risultati anni dopo, perché il brano viene ripreso da qualcun altro… non puoi mai prevedere il corso della musica. Pensiamo ai compositori classici che in vita non hanno avuto successo e sono stati compresi solo dopo».
Cosa può anticiparci dei prossimi mesi?
«Uscirà un disco nuovo e il tour mi impegnerà fino a gennaio. Saremo in giro ancora un bel po’ con questo “Duality Show” che ha bisogno ancora di essere visto e portato in giro, perché se lo merita».
Elisa Russo, Il Piccolo 24 Luglio 2023
Il Messaggero Veneto 25 Luglio 2023

