Un’estate, prima di partire per le vacanze, una mia amica mi lasciò in custodia i suoi due uccellini in gabbia. Nessun doppio senso o metafora eh (che con me non si sa mai): sto parlando proprio di due pennuti. Un maschio e una femmina. Ma me li consegnò separati, in due gabbie distinte. Perché i due si erano stufati di stare assieme e avevano cominciato a bisticciare tutto il giorno e a strapparsi le penne l’uno con l’altra. C’era il rischio che si ammazzassero. Ma la cosa bizzarra è che i due sarebbero stati rimessi dopo un tot nella stessa gabbia e si sarebbero comportati come due fidanzatini appena incontratisi. Ah la magia del distacco. Lo consiglio a tutte le coppie: passate le vacanze separati! Dalla pancia della mamma si esce soli, nella tomba ci si entra soli: ci sarà un motivo! Anche al bagno, direi, ci si va da soli. Perché non andare soli anche in vacanza? L’essere è uno, trova la completezza nell’altro a sprazzi, a momenti. Decidete a settembre se accogliere il vostro partner come fosse una nuova fiamma oppure depennarlo. (Qua mettetemi un sottotitolo: “Attenzione: questo consiglio non ha nessun fondamento scientifico”).
Ecco, siccome io ragiono su larga scala, il conflitto da vicinanza l’ho con il mio paese. Devo dividermi un attimo dall’Italia e con la mia città Trieste e con il mio quartiere Chiarbola. Io sono l’uccellino femmina, anzi no facciamo che sono il maschio, il simpatico uccellino Eli. L’Italia è l’uccellina. Ecco così sono più contenta. E allora ho bisogno di andare un attimo in un’altra gabbia o forse stare all’aria aperta chissà.
Quando tornerò forse riuscirò di nuovo ad essere in amore con il mio paese, con uccellina Italia. E forse anche con la sua musica. Perché adesso non ci riesco. È stato un anno molto difficile, da separati in casa, tra me e la musica italiana. Non mi stimola quasi nulla. Attenzione. Ho detto quasi. In questa puntata infatti, ripercorrerò quelle poche uscite italiche che salvo e che mi hanno mosso qualcosa.
Per esempio «Padania» degli Afterhours.
Appena uscito, non ero nel mood di sentirlo.
Sono disinnamorata della musica Made in Italy in maniera patologica. Mi schifa tutto. Le logiche, i gruppetti e le loro canzoncine, la scena indie… Non ce la posso fare a reggerli.
Credo proprio che la vita stia più in alto di così.
Credo proprio che la Musica stia più in alto di così.
E non avevo proprio voglia di sentire un album degli Afterhours con il rischio che non mi piacesse.
Il mio disgusto per la scena era fortemente fomentato pure dall’hype che i poveri After suscitano: da una parte i tristi detrattori a priori di Agnelli e dall’altra parte i leccaculo. E non so vi giuro chi m’infastidisce di più.
Poi un giorno ho messo su il cd, al primo ascolto sono rimasta perplessa… “ma che Agnelli fa Stratos adesso?”. Poi due ascolti, tre e boom.
Dritto al cuore.
Brividi che un album di una band italiana non mi procurava da tempo. Paura. Sgomento. Speranza. Qualche lacrima.
Ma soprattutto: so esattamente di cosa parla Agnelli.
So esattamente di cosa mi parla.
Perché io so chi sono,
so chi sono
so qual è il mio nome.
– costruire per distruggere Afterhours
Riprendiamo il filo logico, partiamo quindi da un pennuto. Un esserino piccolo, minuscolo, indifeso, inoffensivo che mi ha fatto perdere una notte intera di sonno e forse qualche anno di vita. Sto parlando di un simpatico pipistrello che mi è entrato in camera alle 2.30 di notte, dopo che avevo guardato una puntata di True Blood piena di vampiri e mostri vari. Il tempo che ci ho messo per lasciare la mia stanza al nuovo ospite per andare a dormire sul divano è stimabile in mezzo secondo. Ogni tanto ascoltavo dalla porta e sentivo il rumore delle zampette del pipistrello che se ne andava a giro per la mia stanza. Io penso che queste creature volano da noi per portarci un messaggio, la colomba porta un messaggio di pace, la rondine porta la primavera, l’usignolo il bel canto, il corvo il malaugurio… ma un topo nero cieco con le ali, cosa diavolo mi voleva dire? Cerco di decodificare il messaggio e vi lascio con le ultime speranze della musica italiana. A dicembre avevo scommesso su alcuni artisti, per il 2012. Bene, tutti promossi. Eva con “Duramadre”; Edda con “Odio i Vivi”; Toni Bruna con “Formigole”… Portate pazienza su altre due scommesse: vi avevo giurato che IlVocifero sarebbe stato tra i dischi italiani del 2012, bene potrebbe uscire entro la fine dell’anno o magari all’inizio del prossimo ma la sostanza non cambia: trattasi di disco bomba. Stessa cosa per il debutto solista di Dorina. Pazientate. Pazientate anche per il mio libro sui Ritmo Tribale, sono lenta ma inesorabile, mi sono posta il limite della fine dell’anno (Maya permettendo). E chiudo con una piccola scommessa triestina: Cortex.
Elisa Russo, DDD all'interno di In Orbita in onda su Radio Capodistria il 13 Agosto 2012