Le canzoni di Deblanc “Monnalisa” e “Mon Amour” del 1986 e 1987 sono due classici della Italo Disco, distribuiti e ballati ancora oggi in tutto il mondo e inclusi in decine di compilation. Ma chi è Deblanc? Dietro lo pseudonimo c’è il triestino Lucio Burolo, cantante, tastierista, compositore, arrangiatore, produttore nato nel 1961 in Canada, a Ottawa, da genitori triestini: quando Lucio ha 11 anni rientrano in città. Oggi si torna a parlare del periodo d’oro della Italo Disco e di Deblanc, grazie all’inclusione dell’artista triestino nel cartellone del festival Takes Over che si terrà dal 13 al 15 maggio all’Altromondo Studios di Rimini e al City Center di Riccione, un grande evento organizzato da Cruisin’, dedicato a tutti gli artisti, addetti ai lavori e appassionati dello straordinario decennio musicale degli anni ’80, con concerti, dj set, mostre, mercatini… Nel programma, oltre a Deblanc c’è un altro triestino: Romano Bais (autore di hit quali “Run to me” di Tracy Spencer) e altri big del genere come Max Him, Brian Ice, Martinelli, Linda Jo Rizzo, Johnson Righeira, Ken Laszlo, Roberto Turatti, Fred Ventura, Ryan Paris, Scotch, Klapto…
Deblanc, come nasce la sua passione musicale?
«Dopo le prime esperienze con le rock band triestine, nell’84 rimango folgorato dal synth pop di Howard Jones, mi sono innamorato dei sintetizzatori e ho cambiato completamente strumentazione. Nel 1985 ho proposto la mia prima canzone dance in trio elettronico – io alla voce e tastiere – al festival locale Hit Music, e abbiamo vinto. Quella sera dietro le quinte mi raggiunse il produttore Riccardo Persi, mi propose di firmare un contratto con la Italian Records Expanded Music di Bologna, con la distribuzione EMI. Ciò mi garantì anche di arrivare in tv, sia con “Monnalisa” che ebbe diversi passaggi Rai, e poi con “Mon Amour” (brano che per altro vede Lucio Fabbri della PFM al violino)».
Come mai si ritorna a parlare di quei successi?
«In realtà, non si è mai smesso. Durante la pandemia mi sono trovato con più tempo per curiosare in rete e ho scoperto le centinaia di migliaia di visualizzazioni su YouTube, allora mi sono reso riconoscibile sui social col nome d’arte Deblanc e da lì mi sono piovute richieste di autografi, messaggi di fan dal Sudamerica, Nord Europa, e poi etichette discografiche olandesi (I Venti d’Azzurro), messicane (Fashion Team Mexico), finlandesi (Flashback Records), spagnole (In Out Records) che mi chiedono di uscire ora con nuovi singoli Italo Disco».
Al che si aggiunge l’invito al Takes Over.
«È un genere da cui oggi attingono Bruno Mars, The Weeknd, Tommaso Paradiso… so che c’è anche un bel film documentario Rai sul tema. E poi ci sono libri come quello di Raff Todesco uscito l’anno scorso, dove viene stilata una classifica delle canzoni più rappresentative della Italo Disco e, tra Sandy Marton, Den Harrow, i Gazebo, ci sono anche io con “Mon Amour”: è stata una sorpresa. Non ero inconsapevole del tutto, ma non pensavo di essere considerato un classico, è stato eccezionale, mi sento un triestino nell’olimpo della Italo Disco!».
Prossimi impegni?
«Oltre che Deblanc ho il progetto Mixage, con Paolo Zaverl al basso e basso synth, Michele Manfredi alla batteria elettronica e Michela Burolo, mia figlia, cantante eccezionale (che mi accompagnerà anche al Takes Over). Portiamo in giro sia pezzi Italo dance che synth pop elettronica anni ‘80, tutte le canzoni più belle di quel periodo. Saremo a Bibione, Lignano… un’estate piena».
Elisa Russo, Il Piccolo 17 Aprile 2022
