Il testo della puntata andata in onda all'interno di In Orbita American Edition di Ricky Russo, su Radio ICN New York il 21 e 22 marzo 2014. IN ORBITA AMERICAN EDITION su Icn Radio NY. Intervista a Frankie hi-nrg mc. In collegamento dal Lussemburgo Berardo Moostash Staglianò Sentieri Sonori Radio ARA; da Barcellona Steven Forti Zibaldone Radiocontrabanda; da Trieste Elisa Russo per "Deliri Americani". Ascolti: Afterhours feat. The Afghan Whigs, LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA, Fabrizio Cammarata, Flor e Lu Colombo.
Mi scuso per l’assenza e volevo anche segnalare che sul sito non ho pubblicato i testi delle ultime due puntate di deliri americani andate in onda, la 21 e la 22, in cui mi ero occupata di Freak Antoni e della presentazione dell’album de Il Cane, “Boomerang”.
Quindi ricominciamo con la puntata 23.
Volevo spiegare ai fortunelli americani, come viene vissuta la musica nel nostro scarpone malandato. Perché sono meccanismi antropologici e sociologici degni di uno studio di professionisti.
In Italia la fruizione della musica funziona così. Poniamo che a te piacciano gli Afterhours e non sopporti, invece, le Luci della Centrale Elettrica. In un mondo normale cosa faresti? Ti ascolteresti i primi e (dopo aver dato un assaggio che ti conferma la non conformità ai tuoi gusti) ignoreresti il secondo. Invece, in questo universo a sé che è l’Italia (ed in particolare l’Italia della musica che per comodità definirò “indipendente” anche se non vuole dire nulla però capiamo a quale micromondo ci riferiamo) le cose vanno in una maniera particolare, all’insegna del masochismo. Va molto di moda che se non ti piacciono le Luci Della Centrale Elettrica, tu proprio ti impunti ad ascoltare il disco nuovo, a leggere le interviste, le recensioni… cioè dedichi proprio la tua giornata a quello. Diventa un lavoro. Con una precisione chirurgica dissezioni il disco e la vita di Vasco Brondi aka le Luci Della Centrale Elettrica. Devi essere molto, molto preparato perché non ti fermerai al livello teorico. Cioè non coltiverai questa perversione da anti fan in privato. Dovrai confrontarti, in una guerra durissima, sui social network. Dovrai partorire delle critiche in cui puoi dispiegare tutto il tuo ingegno e sarcasmo. Dovrai tenere testa ai fan, ma soprattutto risultare più brillantone degli altri anti fan. Insomma una fatica immane. Che io mi chiedo: perché? Perché? Bastava che ti ascoltassi direttamente il disco degli Afterhours nella tua cameretta. Cosa che tutti facevamo fino a pochi anni fa, in epoca pre-social network. Cioè, io mi ricordo che c’erano delle regole molto chiare. Le robe che non ti piacevano, dopo che avevi inquadrato che non ti piacevano, non le ascoltavi. Non ti ci dedicavi. La musica non è come il corteggiamento, che devi usare delle strategie per cui se uno/a ti piace fai finta di non cagarlo/a. La musica non è come le donne che dicono no per dire sì, ma certe volte dicono no per dire no e tu devi capire se è un no sì o un no no. La musica non è neanche una gara sportiva, in cui devi tifare per uno contro l’altro. Con la musica puoi tifare quante squadre vuoi! Puoi avere un harem e amare tutte le band che vuoi! È poliamore, non è tradimento. La musica sarebbe una delle poche cose belle e semplici che la vita ci regala. E non ci regala quasi nulla eh. Ma la musica sì. È così tanto un regalo che tu addirittura te la puoi ascoltare gratis su Spotify. Quindi perché complicare le cose? C’è gente che ha seguito tutto Sanremo solo per parlarne male. Ma fatti una flebo di Spotify. Che poi io ho parlato della musica ma è successa la stessa cosa con il film “La Grande Bellezza”. Anche lì: o ti piace o non ti piace. Sono gusti (=leggi sono cazzi tuoi). Se ne devi fare una crociata perché non ti è piaciuto, siamo messi molto male. Ma soprattutto questo ci dice una cosa molto pesante sulla società italiana: abbiamo tanto tempo libero. Tempo per elaborare inutili opinioni su tutto ed esprimerle ad un pubblico più o meno vasto, in una forma spesso discutibile. Come mai abbiamo tanto tempo? Perché evidentemente le nostre giornate non sono riempite da lavoro, impegni, famiglia, svago. È evidente che il tempo ci avanza. Ce ne avanza così tanto da riempirlo volontariamente con le cose che non ci piacciono. C’è qualcosa di malato in questo meccanismo, è chiaro.
A scanso di equivoci, volevo dire che comunque mi piacciono molto gli Afterhours e anche abbastanza Le Luci della Centrale Elettrica. Invece non mi piace Marco Masini o Gigi D’Alessio, ma non li ascolto e non ne parlo. Li ignoro. Anzi. Non so neanche se fanno ancora i dischi, quelli. Ma vi dirò, anche se non mi piacessero gli After o le Luci, ne avrei un grande rispetto. Perché dietro alle loro carriere, ai loro dischi, c’è della passione, della cura, dell’amore e soprattutto del lavoro. E dovremmo imparare a rispettare il lavoro degli altri.