Prima di cominciare, un omaggio ed un saluto ad Ari Up. cantante delle Slits, il cui vero nome era Arianna Forster. Si è spenta il 20 ottobre, dopo una grave malattia. L'annuncio è stato dato da John Lydon, cantante dei Sex Pistols, sul proprio sito. Lydon era il patrigno di Ari, avendo sposato la madre della musicista.
Ciao Ari, ciao.
Oggi si parla di fumetti. Vi segnalo e consiglio il nuovissimo “Wilson”, di Daniel Clowes, uscito per Coconino Press – Fandango -.
Facciamo lo spiegone per chi non lo sapesse: Clowes è un disegnatore statunitense, autore e sceneggiatore di fumetti. È celebre soprattutto per “Ghost World”, diventato anche un film diretto da Terry Zwigoff e uscito nel 2000.
Di lui ha scritto il Los Angeles Times: “In Clowes le emozioni delle persone non vengono raccontate: si capiscono subito, come nella vita”.
E chi è Wilson, invece?
Wilson è uno zotico generoso
Uno scapolo solitario
Un padre e marito devoto
Un idiota
Un sociopatico
Uno spaccone illuso
Un fiore delicato
100% “wilsonesco”.
Wilson è uno che di fronte ad uno scaffale di una libreria mugugna:
“Tutti questi libri, e neanche uno su di me!”
“Sono un tipo così terribile?”
“Che bisogno abbiamo di un altro libro su Lincoln? Portava il cilindro e liberò gli schiavi – abbiamo capito!”
“Non c’è da stupirsi se poi le librerie chiudono!”.
Una graphic novel costellata di solitudine, misantropia, sarcasmo e situazioni buffe o tragicomiche. “Oddio il modo in cui la gente vive è talmente atroce”, dice Wilson tenendosi la testa tra le mani in segno di sconforto. La storia, in breve: dopo la morte del padre, ormai irrimediabilmente solo, Wilson si propone di ritrovare la ex-moglie, con la speranza di riaccendere il loro rapporto chiuso da tempo. La scoperta di una figlia adolescente, nata dopo il matrimonio finito e data in adozione, lo induce a tentare il tutto per tutto per riunire la famiglia, missione destinata inevitabilmente al fallimento. Clowes crea un ritratto complesso e affascinante dell'egoista moderno, schietto e dimentico di coloro che lo circondano.
Davanti al suo computer portatile Wilson dice:
“Questa è un’orribile evoluzione nella civiltà umana. Per tutto ciò che ti dà, chiede in cambio dieci volte tanto. Mi chiedo se il progresso è sempre sembrato così. Sembra che si passi da un’innovazione all’altra senza fermarsi a provare qualcosa in profondità. Nuovo nuovo nuovo! Che scemata! Se sono connesso con così tanta gente, perché mi sento così profondamente solo ogni volta che accendo ‘sto affare? Tutti dicono che vogliono prendere a martellate il loro computer e non toccare mai più ‘sto aggeggio infernale, ma io lo farò, lo farò sul serio”.
Seconda segnalazione: “Interiorae” di Gabriella Giandelli ed Coconino Press – Fandango.
Gabriella Giandelli è nata nel 1963 a Milano, dove vive e lavora. Inizia a pubblicare fumetti nel 1984, sulla rivista “Alter Alter” e poi su “Frigidaire”. Come illustratrice collabora con riviste e case editrici: Sole 24 Ore, Einaudi, Condè Nast, Il Manifesto, Mondadori, Internazionale, MinimumFax, Feltrinelli, La Repubblica. Da qualche anno illustra libri per bambini. Ha creato il personaggio del coniglio Milo.
“Un condominio come tanti, in apparenza. Uomini e donne vivono le loro ordinarie esistenze. Ma in cantina, nelle viscere del palazzo, il misterioso Grande Buio e il Coniglio suo emissario osservano gli inquilini e si nutrono dei loro sogni. Come nelle storie di Buzzati, il fantastico irrompe nel quotidiano. Una favola metropolitana: onirica, commovente e inquietante”.
In un’intervista la Giandelli ha detto della musica:
È fondamentale: devo avere la mia colonna sonora quando disegno.
L’intervistatore le chiede: Ho letto che per Interiorae hai usato i Godspeed You! Black Emperor.
Sì, il primo album. Un amico me li ha fatti ascoltare e non ho più tolto il cd dal lettore. È come se facessero colonne sonore, li sento molto narrativi. Un altro gruppo che funziona per disegnare sono i Mogway. L’ambiente sonoro deve rispondere a un sentimento comune con quello che sto disegnando. La musica mi carica in un lavoro che per me è essenzialmente solitario. Ho bisogno di non rispondere al telefono, di non aver nessun in giro, di stare da sola. La musica mi aiuta a crearmi intorno una bolla perfetta per lavorare.
E torno pure io nella mia bolla.