Chi fa musica e chi ne fruisce, periodicamente s’imbatte con dei mostri chiamati Gare, Concorsi, Premi, Giurie.
Già lo vedi che sono termini tecnici e dovrebbero viaggiare come rette parallele al mondo onirico e vellutato della Musica. Ma, si sa, i meccanismi malati sono sempre quelli che attecchiscono più facilmente. E quindi, ogni band che si “rispetti”, in curriculum ha cura di sottolineare cosa ha vinto nella propria carriera. Miglior band di sottofondo alla Sagra dei Motociclisti Molesti, terzo posto al Concorso Musica Inclassificabile, vincitori della targa gruppo più underground per la massa. E via così.

Poi ci sono i riconoscimenti seri, pare. Così mi dicono.
Io consiglierei di mettere in curriculum solo quelli, se potete.
Cioè… se uno vanta la Targa Tenco è un figo. Non so se poi quando entra nei locali gli danno cocktail e topa gratis, ma in ambienti intellettuali è sicuramente più spendibile. (Almeno qualche giornalista con gli occhialoni da nerd un cinque alto te lo dà). Anche avere qualche riconoscimento al MEI, dà punti serietà. Pare. Mi dicono.
Essere vincitore di un talent show invece non è affatto garanzia di qualcosa. Neanche vincere Sanremo. Però magari qualche copia in più la si vende.
Da parte mia devo dire che da piccola ho vinto il premio per il costume di Carnevale più bello. Era un vestito da Minnie. È stata una scocciatura: uno perché sono stata costretta a sfilare su un palco, due perché l’amica che era con me ci teneva molto a vincere lei e mi ha tenuto il muso.
Interessante?
Sicuramente più delle note biografiche di qualche gruppo.

L’altro giorno ho visto che si poteva votare Edda come la più sorprendente resurrezione del decennio su Rockol. Ho subito votato, con grande entusiasmo. Avrei votato pure due volte eh, ma non si poteva. Poi mi sono chiesta cosa diavolo volesse dire.
Risorgere è impegnativo. Non è da tutti.
Poi, mi chiedo: si può risorgere solo a Pasqua o anche in momenti at random fuori dal calendario? Nella stessa categoria (resurrezione) c’è Nicola Arigliano. Pace all’anima sua.
Gli altri invece sembrano tutti piuttosto vivi (da Paolo Benvegnù ai Massimo Volume).
Resurrezione… resurrezione… La butto lì: non si poteva magari votare la migliore erezione del decennio. Eh? Già che ci siamo. Forse porta bene. Si sa mai.
In questi tempi di goliardia in Italia ci si aspetta un po’ di tutto.
M’aspetto robe tipo: Cantante macho 2010, artista gay dell’anno, gruppo inconsapevolmente gay, miglior outing del decennio…
Io comunque prima voto, e poi mi chiedo perché l’ho fatto.
Sempre.
Anche alle politiche.

Discorso ancora più spinoso per quando ti tocca essere in giuria. Inevitabilmente voterai per gusto personale e farai incacchiare qualcuno. Ai concorsi per band emergenti, c’è sempre qualcuno che diventa rissoso se non lo fai emergere dalla sua cantina. E li capisco. Si sa che nelle cantine è umido e ti vengono i reumatismi. È giusto tutelarsi per tempo.

Tutto questo giro polemico, ma in realtà volevo parlare di una cosa bella.
Ho visto che Toni Servillo ha vinto il premio come miglior attore protagonista al Festival Internazionale del Film di Roma, per l’interpretazione di “Una vita Tranquilla” di Claudio Cupellini.
E qua RR mi dirà: che c’entra il premio ad un attore? Porti via lo spazio a Fabio Vergani di Soundtracks?
C’entra perché la colonna sonora è curata da Teho Teardo, dentro c’è il pezzo “A Quite Life” scritta da lui assieme a Blixa Bargeld.
E c’è un brano dei Jennifer Gentle.
Quindi è un pretesto buono per parlare dei JG, una delle band più strepitose del cosmo.
Ah come arrivo io al nocciolo della questione, nessuno al mondo.
I Jennifer Gentle sono stati dei porta fortuna per l’In Orbita Tv. Infatti sono stati ospiti della prima session. Mi viene da pensare che nulla accade per caso, e che forse se non ci fossero stati loro che hanno fatto un grande concerto e che hanno parlato con entusiasmo dell’esperienza avuta a Tv Capodistria, le cose non sarebbero andate come sono andate poi. Cioè, gli ospiti successivi erano tutti belli tranquilli perché avevano già suonato da noi i JG.
Che sono una garanzia.
Vedo di recuperare alla prima parte sfarfallata della rubrica con qualche news seria sui JG (fonte: una recente intervista a Liviano Mos)
Attualmente sono un trio: Marco Fasolo chitarra e voce, Liviano Mos all’organo e ora seconde voci, alla batteria c’è Stephen Gilchrist, ottimo musicista londinese, turnista di Graham Coxon (Blur) e non solo. Ma nei concerti in acustico di questa estate, hanno suonato con Luca Ferrari dei Verdena.
Hanno da poco realizzato ”Concentric”, un album strumentale claustrofobico e a momenti impenetrabile. Pubblicato per A Silent Place, etichetta di Andria specializzata in dischi sperimentali. Elettronica e acustica, suoni granitici e nebulosi allo stesso tempo, nastri montati in maniera creativa. Più viscerale che cervellotico, ma si potrebbe pure dire il contrario. Un disco da bollino rosso.
E nel 2011 il nuovo disco ufficiale.
Dice Mos: «Marco è chiuso nel suo studio e continua a scrivere pezzi. Ho ascoltato alcuni provini molto coinvolgenti. Sarà un disco con molti arrangiamenti vocali e brani melodici e intensi. Forse più vicino a “Valende” che “The Midnight Room”. Ma so per certo che sarà un disco con un mood tutto suo».

Eh, anche in Orbita ha un mood tutto suo.

 

 

 

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