Tutti parlano dei Verdena, e allora anche io, in questa puntata di DDD parlerò dei Verdena.

Quando dico che ne parlano tutti, non intendo che ne parlano i pischelli con gli zaini sui bus o la vecchina dal fruttivendolo. Perché quella, mica è la vita reale. Intendo, ovviamente, che dei Verdena ne parlan tutti i miei contatti (non oso chiamarli amici) su Facebook.
Non era ancora uscito l’album nuovo, che tutti già ne parlavano come di un capolavoro. Io compresa eh. Certo dal singolo, «Razzi Arpia Inferno e Fiamme» si poteva davvero essere fiduciosi.
E poi, quando l’album è uscito: orgia d’interviste sui giornali, copertine, recensioni entusiaste.
Hype, direbbe qualcuno più trendy di me.
Il disco è molto bello, non ci piove.
“Wow” se è bello.
Ma è curioso che una band che fa così poco per promuoversi e far parlare di sé, riesca a generare così tanta risonanza.
Curioso in senso positivo.
Mi fa sperare che se una cosa è di qualità, la gente sa andare a cercarsela. Senza che la si spinga più che tanto.
I Verdena camminano proprio sulle loro gambe.
Anzi, sono direttamente le loro canzoni ad avere le gambe e ad andarsene in giro per il mondo.

A me son sempre piaciuti molto.
La prima volta che li ho visti, me la ricordo bene.
Era il 22 Dicembre 1999, all’Hip Hop di Trieste.
Il concerto era organizzato da Andrea Rodriguez ed il buon Ricky Russo.
Solo che il buon Ricky Russo ebbe la brillante idea di farsi venire l’appendicite perforante. Me lo ricordo piegato dal dolore, prima di essere ricoverato e io che pensavo: “tsé, sti uomini non reggono niente… avrà fatto un’indigestione e guardalo che scena mette su… mariomerolismo puro”. Insomma, il buon Ricky Russo stava rischiando la vita, e io credevo fosse un bieco caso di al lupo al lupo. Parenti e amici si prodigavano nelle diagnosi più assurde: qualcuno accusò un panino mangiato la sera prima in uno strano pub stile medievale di Udine (si chiamava, in maniera poco rassicurante, “il panino dell’impiccato”). Un’altra ipotesi – giuro che fu formulata davvero – era che il buon Ricky Russo avesse ingerito una chiave della macchina, smarrita in quei giorni. Ma che è? Un cucciolo di cane? Un neonato lasciato incustodito? Oh parliamo di un Ricky Russo già grandicello! Non era plausibile che si fosse sgranocchiato una chiave. A che pro, poi?
Comunque non volevo parlare dei Dolori del Giovane Ricker.
Fatto sta che il pomeriggio del 22 dicembre mi trovai all’Hip Hop al posto di Ricky Russo impedito e malato, quando arrivarono i piccoli Verdena. Erano davvero piccoli, tutti infagottati di sciarpe e maglioni. Faceva un freddo dannato. Come persone mi spiazzarono. Perché credo dissero due parole in dieci ore. Ma tutto quello che risparmiarono in parole, lo suonarono.
Di tempo ne è passato per tutti,
soprattutto per l’appendice di Ricky Russo, che ci manca molto.
E anche per quel paio di chiavi che non furono mai rinvenute.
Ma magari se mi fanno una tac ce l’ho nel cervello (potrei averla aspirata dal naso). Cose del genere accadano di continuo in Dr House o Grey’s Anatomy.

Ma torniamo ai Verdena.
Si diceva che di promozione, attorno a loro ce n’è stata poca assai.
Per tre anni non si avevano notizie.
Umili, schivi, laconici me li vedo a lavorare sulle loro canzoni per mesi ed anni, senza altra preoccupazione che le canzoni stesse; isolati nel loro ex-pollaio.
Canzoni come figli.
27 figli, per la precisione.
27 figli distribuiti in due cd o due vinili.
“Wow” lo sto ascoltando da giorni, e mi sembra ogni volta di scoprirci qualcosa di diverso, ogni giorno la canzone preferita cambia.
Zitti zitti se ne sono saliti pure al secondo posto della classifica, scalzando Ligabue e Negramaro. Che poi salire in classifica, oggi, significa semplicemente che il pochissimo che si vende è un cicinin di più del poco o del niente che vendono gli altri. Però a me dà proprio soddisfazione che in cima alla classifica delle “almeno una manciata di copie le vendiamo” ci sia una band meritevole come loro.
Viva i Verdena.
L’11 marzo saranno in concerto al Deposito Giordani di Pordenone.
Io vi ho avvertito.
Si può mancare solo in caso di appendicite.
Perforante.

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