Più passano gli anni, e più i miei gusti diventano difficili. In tutti i campi, direi. Ma qui parleremo di musica in particolare. Il problema è anche che siamo subissati dall’offerta. “Un qualunque iPod da 60 gigabyte custodisce cinquanta giorni di musica. Qualcuno di voi ha mai ascoltato, anche una sola volta, tutta la musica che ha?” scrive lo scrittore statunitense Nikil Saval. “E se provassimo a non ascoltare nulla? Il silenzio è l’elemento del nostro mondo rumoroso che apprezziamo meno, e che minacciamo di seppellire brano dopo brano. Il silenzio è l’esperienza musicale più a rischio della nostra epoca. Aumentandolo, potremmo scoprire cosa stiamo cercando di soffocare con tutta questa musica, cosa non abbiamo la forza di sentire”.
Bhè il silenzio è meglio di certa musica, comincio a pensare.

Tanto per sparare sulla crocerossa… quest’anno non ce l’ho fatta a seguire neanche un minuto del concertone del primo Maggio. La sola idea che i Modena City Ramblers abbiano cantato Bella Ciao, mi fa venire l’orticaria. Bella Ciao? Ma ciao proprio, come direbbe il Club Dogo. Perché con tutto rispetto per il passato, è tempo di inventare linguaggi nuovi. Che siamo nel 2011. Condivido in pieno e a scatola chiusa il pensiero di Ernesto Assante che sui concerti del pomeriggio ha scritto:
“Non possiamo dire che sia stata una fantastica giornata di musica. Se il Primo maggio è una fotografia della scena musicale italiana odierna la foto che ne esce è piuttosto monotona, ripetitiva, provinciale e vecchia, troppo vecchia. Ragazzi in piazza moltissimi, ragazzi in scena assai pochi, il “gap” generazionale è decisamente alto, la musica italiana è “anziana” sotto ogni punto di vista. E quest’anno la selezione degli artisti che vanno in scena non è delle migliori, bisognerebbe avere voglia di far diventare il palco, almeno nel pomeriggio, una passerella per le novità della musica italiana, l’occasione per dare alle giovani voci e alle giovani band un’occasione per poter farsi ascoltare da un pubblico enorme. E invece quest’anno non è andata così, i nomi, tranne quello della Mou e quello di Lucariello, sono sostanzialmente sempre gli stessi. Ma quello che è preoccupante è che la musica è sempre la stessa, che vedere il Primo Maggio dieci anni fa e vederlo oggi non produrrebbe particolari sorprese. E’ un peccato e speriamo che la serata consenta di ascoltare cose migliori e più interessanti. Non novità, perchè non ne sono previste, ma almeno buona musica”.

Non è neanche questione di giovani. È questione di qualità.

E in tema di qualità, voglio segnalare l’appuntamento di sabato 7 maggio, al Leoncavallo di Milano. In una serata in cui si farà la storia, direi. No Guru e Edda. Nello stesso posto. E poi DAMO SUZUKI NETWORK(D.Suzuki, M.Agnelli, X.Iriondo, C.Calcagnile, E.Gabrielli)
 Mariposa,
Lombroso,
Otolab,
Strotter inst.
Assassins,
Der Mauer 
… e ospiti a sorpresa…
+ Radio Onda d’UrtoDauntaun dub party con Jah Lion Soung System vs. Black Star Line.
Ma di questo vi parlerò la settimana prossima.
La rassegna si chiama MiLand:

Milano è un deserto: secco, silente e sconfinato. E’ un’abile opera dell’ingegneria della desertificazione, sociale e culturale. E’ la città dell’Expo, degli sgomberi e delle speculazioni, è la città della moda e del design, delle veline e degli happy hour. Ma come ogni deserto, anche Milano ha le sue oasi. Ci sono spazi liberi e liberati a città. Ci sono oasi in cui l’iniziativa culturale, la spinta verso la creatività e l’avanguardia artistica, trovano ancora spazio e terreno per fiorire.
Ci sono due città a Milano: c’è il deserto in superficie, il lento flusso di auto e di persone, e c’è un’energia creativa che scorre sottoterra, nelle condotte dei suoi antichi Navigli, e cerca di esplodere in superficie.
MI LAND è un momento per questa esplosione creativa. Un incontro tra luoghi e persone, tra oasi lontane e vicine, che vogliono parlarsi e farsi sentire. Lo fanno con la musica perchè è il linguaggio loro naturale, ma certi che altre voci ed altri linguaggi possano rifiorire nel deserto milanese, bucare la sabbia e sbocciare in fiori.

E insomma, anche sta volta si finisce a parlare di Milano (la puntata precedente era dedicata a Muori Milano Muori! Di Gianni Miraglia).
Ed è una buona occasione per citarlo e ricordare la sua collaborazione con i Casino Royale. “Io e la mia ombra” è l’album del loro ritorno. Il disco, che arriva a cinque anni di distanza da “Reale“, è anticipato dal singolo che da il titolo all’intero album.
“Io e la mia Ombra, musica che parla di vita nascosta dietro le altrui esistenze, la speranza e le paure, siamo tutti io e la mia ombra, isolati dove non arrivano rumori, abitudini e telefonate. solitudine che riguarda la massa e la città base che costringe, quella Milano Italia che trascina i milioni nei dubbi che cercano di notte, tutti di nuovo chiusi in case senza identità apparenti, si parla di un uomo che come una radio emette il meglio e il peggio, di sentirsi giovani come il domani e poi il crollo.”
– Spiega Miraglia con cui il gruppo collabora da diverso tempo.

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