Ne ho già parlato diverse volte, ma si sa che da brava scorpioncina ho il diritto alla mia ossessione. La posso coltivare, nutrire e soprattutto infliggere agli altri. Sono sicura che Rob Brezsny è dalla mia parte. Per chi non lo sapesse, Rob è astrologo, poeta, scrittore e illuminato consigliere, che dispensa pillole di saggezza. Internazionale traduce e pubblica in italiano i suoi brillanti oroscopi.

La mia ossessione si sa, è la voce di Stefano Edda Rampoldi in particolare e tutti i Ritmo Tribale/No Guru in generale. C’è poco da fare, nessun altro nella musica italiana è arrivato a smuovermi quello che mi hanno smosso loro. In un esercizio di eterna gratitudine, sto scrivendo in questi mesi un libro sulla loro storia. Intervistarli e ricostruire il loro percorso è per me un onore. Ma di questo vi parlerò nei prossimi mesi.
Come vi ho anticipato nella puntata precedente, i Russos sono stati in trasferta a Milano il 7 maggio per assistere ad una serata dal cartellone ricchissimo al Leoncavallo. Un cartellone forse troppo pieno, sia a livello emotivo che a livello di ospiti: troppo per due vecchietti provati dal viaggio e dalla fatica. Eppure ce l’abbiamo fatta. La grande sorpresa della serata è stata quella che molti hanno definito come una reunion dei Ritmo Tribale. Non proprio, ma quasi. Sul palco dei No Guru (i Tribali Alex Marcheschi, Andrea Scaglia, Andrea Filipazzi con l’aggiunta di Xabier Iriondo e Bruno Romani), a fine del loro concerto, è salito Edda per cantare due pezzi dei Ritmo Tribale, “Uomini” e “Oceano”. Non suonavano assieme da qualcosa come 15 anni. I fan hanno sempre sperato potesse accadere qualcosa del genere, ma fino a poco tempo fa sembrava davvero improbabile. Ed ecco qui attuato l’improbabile. Ha il sapore della riconciliazione, come riaprire un capitolo chiuso male soltanto per cambiare il finale. Quante volte vorremmo farlo nella vita? Bello ed emozionante che ciò sia successo in un luogo simbolico e centrale per la storia dei Ritmo come il Leoncavallo. Un omaggio e un ringraziamento speciale va ai protagonisti diretti cioè ai musicisti. Ma stavolta voglio citare anche il fedele roadie tuttofare Zymbah che si prende affettuosamente cura dei fan tribali di tutta la penisola. E i fan, che sono davvero speciali, sempre pronti a macinare chilometri, tirare fuori dalla naftalina vecchie magliette tribali custodite in bacheche di vetro, cantare ancora una volta “Uomini” a squarciagola. E tra i fan va assolutamente citato il leggendario Ljubo Ungherelli. Uno che, per dire, non ha la macchina per venire da Firenze a Milano? Bhè, lui la noleggia. Ma sono sicura che sarebbe venuto anche a piedi. Il caro Ljubo, oltre che fan Tribale (sua attività principale) fa anche musica con i suoi Progetto Idioma, ed ha scritto romanzi in cui il ruolo della musica e la presenza dei Ritmo è significativa. Nel suo “Galvanoterapia” Ljubo scrive: “ Quella che definivo come la seconda fase della mia vita liceale ha avuto come colonna sonora la musica dei Ritmo Tribale. Non è facile spiegare le sensazioni e gli stati d’animo che trovo riflessi nei loro testi e nelle loro musiche, quindi non ci proverò nemmeno, evitando di smarrirmi nelle brume di una retorica che va evitata a tutti i costi per rendere giustizia ai Ritmo”. E non smarriamoci nelle brume. Spazio alla musica.

REUNION TRIBALE (Foto di Silvia Shah Potenza)

 

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