C’era una volta l’anonimato in rete, e tutti si insultavano felicemente, celandosi dietro improbabili nickname. Poi sono arrivati i social network, le persone hanno cominciato a metterci nome cognome e faccia, e c’è stata una fase iniziale di timore, in cui ci si scriveva cose tipo “poffarbacco, grazie per avermi richiesto l’amicizia; mi stai un casino simpatico/a, sono onorata”. Si aveva un po’ di ritegno a fare i cafoni e metterci la faccia. Ma ora, ahimè, stiamo entrando evidentemente nella fase tre. Molti si sono accorti che infondo non ti succede niente, non ti arrestano mica. Così, anche se non hai il coraggio di guardare negli occhi una persona e dirle: “mi stai proprio sullo stomaco, scrostati dalla mia vista rospo” magari il coraggio di cancellarla da Facebook ce l’hai. Click. Fatto! Sembra così facile. Quello che mi sconcerta, però, e di cui voglio occuparmi nella rubrica, è l’irriverenza con cui la gente pensa di potersi rivolgere a personaggi famosi a cui potrebbero tuttalpiù baciare i piedi. La settimana scorsa parlavo di Amy Winehouse, bene… in rete pochissimi hanno scritto “poveraccia… una così brava cantante, speriamo si ripigli”. Zero. L’uomo della strada non può che usare la forca. E si sente improvvisamente potente. Può insultare uno bravo, ricco, famoso… olè! Daje! La grande democrazia della rete gli dà il permesso. Tutti opinionisti, fustigatori, forcaioli. Anche tutti astemi, immagino. Questo tipo di interazione è totalmente sterile. È paragonabile alle risse da ultras. Non hanno alcun fine se non quello di sfogare una rabbia repressa e alimentata da una vita vuota e frustrante. Solo che questo esercito di repressi violenti virtuali, si sta espandendo in maniera preoccupante. L’annullamento della barriera artista/fan è una sciagura.
Ora stavo leggendo gli insulti dei fan di Vasco rivolti a Morgan. La storia per chi non la sapesse è questa: Vasco Rossi annuncia che si dimette da rockstar. Lo capisce anche un pollo che è un modo per attirare un po’ di gente in più alla tournée in atto. Morgan fa qualche considerazione, lucida e mirata ma giacchè ormai è bollato come pazzo eccentrico, viene guardato di sghembo. Non ha detto nulla di irrispettoso, il povero Morgan. Ha definito le canzoni di Vasco “rock di provincia” (assolutamente calzante); ha commentato poi, rispetto alla frase sulle dimissioni: “Ho trovato questa frase un po’ infelice, per due motivi: Uno, perché la carriera della rockstar non esiste: c’è la vita della rockstar. E poi uno che lo dice di sé è abbastanza squallido”. Vasco si è stizzito puntando tutto sul io ce l’ho più grande di Morgan. Il pubblico. “Morgan è uno che se ne intende di stadi”. E Morgan, per ribadire la sua classe: “Ma a San Siro c’è un rombo pazzesco. Io ho fatto concerti in teatri come il Petruzzelli, la Fenice e La Scala, non so se lui li ha fatti. A me interessa la musica, non il rombo…”. Insomma schermaglie… che poi sono sicura che se si ritrovano faccia a faccia si abbracciano, mangiano e bevono e magari compongono anche una canzone assieme. Perché alla fine sono dei privilegiati, e lo sanno. E poi si sa, le rockstar sono educate. Mica si buttano addosso vasetti di pipì come ha fatto la Marina Ripa di Meana con Sgarbi. Son gente civile, le rockstar!