La notizia di questi giorni è che Thurston Moore e Kim Gordon si sono separati.

Ecco, io penso che certe coppie non potrebbero separarsi, per legge.
Meglio assortiti di quei due, si muore.
Perché cercar rogne?
Cioè, questi stavano insieme dagli anni ottanta.
Gli ultimi residuati di coppie che durano mezzo secolo come il vecchio frigorifero della nonna.
Avrebbero potuto dare il buon esempio almeno per farci illudere che la longevità di una coppia esiste, perdipiù per una coppia rock’n’roll.
“Abbiamo dimostrato alla gente che si può suonare ogni musica si desideri”, così aveva sintetizzato la Gordon il segreto del successo dei Sonic Youth.
E il segreto della coppia? Non si sa.
Ora che la coppia è scoppiata, i fan temono che si sciolga anche la band.
Se dovesse accadere, voglio dire… pazienza.
La storia della musica l’hanno fatta, eccome.

Ho colto l’occasione per rileggere il capitolo dedicato ai SY dal volume di Michael Azerrad “American Indie 1981-1991, dieci anni di rock underground” uscito per Arcana (tradotto da Carlo Bordone).
E mi sono concentrata su alcuni passaggi che forse potrebbero fornire qualche consiglio alle giovani band. Chissà.

“Ci fu chi li accusò di essere dei ciarlatani che prendevano a prestito idee promozionali tipiche dell’ambiente artistico per avvolgersi di un’aurea cool, ma per quanto calcolate potessero essere le tattiche di comunicazione dei Sonic Youth, la potenza della loro musica migliore è innegabile.
L’indie-rock e la scena artistica, del resto, hanno molto in comune: in entrambi, il talento è importante ma in definitiva tutto gira intorno alla capacità di crearsi le giuste connessioni e di orchestrare le proprie creazioni all’interno di un movimento, le relazioni personali sono moneta di scambio, un’idea che i Sonic Youth avevano derivato non solo dal mondo dell’arte ma anche dal cameratismo delle band della SST. I rapporti “giusti” sono uno strumento di sopravvivenza. La conquista della propria autonomia con stratagemmi alla buona, come strategia opposta a ciò che succedeva nel mainstream: fu questa tattica a posizionarli sul mercato. Era tutto molto autonomo, molto autosufficiente, molto punk”.

Non bieco marketing, ma un forte senso di cooperazione: i SY hanno sempre supportato e consigliato le band emergenti, dai Nirvana ai Mudhoney e Dinosaur Jr. Sono diventati un esempio, un punto di riferimento, un’influenza che va al di là della musica.

“Attaccare bottone alle feste sicuramente ha aiutato a far avanzare la carriera dei Sonic Youth, ma secondo Ranaldo si trattava più che altro di appagare le loro nature inquisitive. ‘Potevi immaginare che conoscere la gente giusta sarebbe servito a ottenere più date e roba del genere, ma prima ancora di quello, ti sentivi parte di qualcosa che stava accadendo e volevi conoscere altre persone dello stesso giro, cosa facevano e che ruolo avevano nel quadro generale’, spiega. ‘Era una curiosità naturale, un aspetto dell’entusiasmo che tutti noi avevamo e che un sacco di altra gente aveva… eravamo consumatori voraci di informazioni, fossero film libri o altro; ci sentivamo coinvolti da ciò che capitava nella cultura, e in più cercavamo di sintetizzarlo. Un impeto spontaneo, una tendenza naturale”.

“Per me, la loro strategia di essere continuamente aggiornati era probabilmente motivata dal puro desiderio di imparare sempre qualcosa di nuovo’, dice il co-fondatore della Sub Pop Bruce Pavitt, ‘e forse anche da un solido approccio di marketing. Rimanere così vicini alle loro radici ha permesso loro di attraversare indenni gli anni Ottanta e Novanta. Non riesco a pensare ad altri gruppi che abbiano goduto dello stesso supporto a trecentosessanta gradi. In qualche modo sono sempre riusciti a non bruciarsi i ponti dietro di loro. Nel rock’n’roll è un piccolo miracolo”.

Si discusse molto del passaggio su major dei SY, ebbene mai fu intaccata la loro integrità artistica. La cosa sorprendente è che furono ingaggiati non tanto perché si pensava potessero vendere molto, ma perché si pensava potessero attrarre come un magnete altre band. E infatti portarono alla Geffen/DGC dei giovani Nirvana.
È una legge sempre valida: figaggine attira figaggine.
Ma ecco il passaggio del libro che parla dell’incontro tra i due, nel 1980:
“Moore si invaghì all’istante della Gordon. ‘Aveva occhi bellissimi e il più splendido dei sorrisi’, ha scritto, ‘era molto intelligente e sembrava possedere un intelletto sensitivo/spirituale’. Il sentimento era reciproco. ‘C’era qualcosa di speciale in lui, trasudava quest’aria selvaggia da adolescente ma allo stesso tempo emanava anche una grazia incredibile’, ha detto Gordon. ‘Fu amore a prima vista, credo’.

Ricordiamoli così.
E per chiudere, una citazione della Gordon:

“La gente paga per vedere altra gente che crede in se stessa. Come performer ti sacrifichi, attraversi le emozioni della sessualità per tutti quelli che pagano un biglietto per vederla, per credere che esista. Più è convincente la performance, più un pubblico può identificarsi con l’esteriorità di un tale dispiego di energia”. Kim Gordon 1983

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