Sono preoccupata per lo stato di salute della musica italiana, lo confesso.
Diciamo che i nomi super pompati in questo periodo, mi sembrano roba di serie B.
Tralasciando le cose immonde (che sono tante ma che non prendo neanche in considerazione)
mi capita di sentire e vedere molte cose carine.
Solo che, come direbbe John Lydon:
«Preferisco essere odiato o amato, piuttosto che semplicemente considerato a posto o simpatico. CARINO è il peggior insulto che potreste fare a qualcuno. Significa che siete assolutamente innocui, senza valori. Carina è una tazza di tè».
Ecco, la carineria – nella vita come nella musica – non fa per me.
Io ho un termometro molto personale per valutare la musica.
Quella vera, mi procura delle reazioni FISICHE.
(Quella carina, tuttalpiù mi entra da un orecchio e mi esce dall’altro).
Intendo quindi un coinvolgimento sensoriale/emotivo molto profondo, che lascia tracce.
Viscerale è un termine un po’ abusato dai critici musicali, però è così.
La musica vera ti arriva nelle viscere, ti procura i brividi, una stretta allo stomaco.
È un po’ come l’innamoramento: qualcosa che ti arriva allo stomaco che ti piaccia o no.
Ti fa sentire la scossa come quando avevi 15 anni, anche se ne hai 35.
Quando avevo 15 anni andavo a vedere i concerti dei Negazione, degli Upset Noise, dei Ritmo Tribale.
Sono cresciuta con sta roba, non mi posso accontentare della leva cantautorale degli anni zero… che poi dico, se ci hai la leva, mo levate!
Quando mi ritrovo ad un concerto di un gruppo di plastica osannato da critica e pubblico, potrei pensare per mezzo secondo che non mi emoziono perché non ho più 15 anni. E invece no. Tiè!
Gli artisti che toccano certe corde, ci sono eccome.
Per esempio, uno che mi ha emozionato su disco e dal vivo è Toni Bruna.
Cantautore triestino autore di un album bellissimo intitolato “Formigole” protagonista della prossima In Orbita Session.
L’ho incontrato per la prima volta in occasione della registrazione nello studio Hendrix a Radio Capodistria.
È una di quelle persone che dopo un minuto ti sembra di conoscere da sempre.
Ti mette a tuo agio e si mette a suo agio, togliendosi le scarpe e indossando delle comode e bizzarre ciabattine rosse per stare comodo durante il concerto. Nella vita lui fa il falegname, ha viaggiato parecchio e vissuto qualche anno in Sud America. Tutto questo si riflette nelle sue canzoni, che sono le canzoni di un cittadino del mondo che, ovunque vada, rimane un triestino. Un artista che ha un sacco di cose da dire, ma con grande semplicità. Mi si potrà contestare che il dialetto sia un po’ un limite, ebbene io ho scoperto di essere vissuta nell’inganno per mesi; ovvero avevo travisato tutti i testi. Ma infondo che importanza ha, quando eravamo piccoli fantasticavamo su testi in inglese che non comprendevamo e ci facevamo dei viaggi stupendi. Anni dopo magari abbiamo scoperto che i testi in realtà parlavano di banalità, tanto per fare rima. A volte meno si sa, meglio è! Meglio illudersi che nei panni di musa ispiratrice ci sia una Isabella Adjani che scoprire si tratti in realtà di una Yoko Ono, per dire.
Voglio concludere dicendo che tra tanta plastica ci sono anche i dischi italiani che emozionano.
Per il 2012 io metto la mano sul fuoco per:
– Toni Bruna sperando riesca a conquistare sempre più pubblico, anche fuori dai confini cittadini
– Al Castellana (in uscita il suo album l’11.11.11)
E tre uscite destinate a lasciare un segno:
– il debutto di Dorina
– “Odio i Vivi”, secondo album solista di Edda Rampoldi (e Walter Somà)
– il primo album per Aldo Romano e Walter Somà.
Ecco, questi sono i pensieri che mi danno sicurezza quando mi trovo a dei concerti in cui tutti hanno la maglietta giusta e il ciuffo stirato e di sottofondo c’è della musica carina.