Prima mi suona il campanello.

Sto parlando con una persona su Skype e la lascio in linea.
All’uscio trovo un giovanotto tutto impettito con una cartellina in mano.
Ci ha un piercing sull’orecchio di quelli che ti allargano i lobi in stile guerriero masai. Ma il giovine in questione ha da combattere ben altra battaglia metropolitana, altro che arco freccia e cacciare bisonti a mani nude.
Prima che io possa fiatare e dirgli gentilmente che ci ho un povero Cristo appeso su Skype, prima che io possa anche solo realizzare di avere davanti un venditore porta a porta, lui comincia a parlare, a mitraglia. Quei flussi di parole senza il respiro in mezzo, il respiro in cui può inserirsi abusivamente l’ascoltatore condannato alla passività.
Mi dice che sta facendo un sondaggio e mi chiede se preferisco i canali Mediaset, Rai o Sky.
Io dico che la tv non la guardo, che al 99% è vero ma soprattutto è un modo per tagliar corto.
Lui mi sorride complice, strizza l’occhiolino e dice “meglio così”, convinto di aver già costruito un ponte dal suo al mio cuore. Una fratellanza basata sull’avversione alla Tv e l’amore per la Cultura.
Poi a raffica qualche domanda sulle mie abitudini di lettura…
e il cuore già mi fa tum tum: “sarà mica uno della setta del club del libro?!” penso, in preda al terrore.
La setta del club del libro, non mi ci imbatto da anni, ma ricordo con terrore ti fermava per strada o ti capitava sulla porta e ti agganciava sempre con la scusa del sondaggio, poi ti metteva una polverina drogante (non nella bibita ma direttamente con il teletrasporto te la fiondava nel cervello, bastava uno sguardo) e tu finivi per abbonarti al club del libro.
L’unico club al mondo da cui non puoi uscire vivo.
Forse potresti, se ti inseriscono nel programma protezione pentiti della Mafia, ma non vi è testimonianza che sia capitato a qualcuno del club di poter fruire di tali benefici.
Una volta tesserato al club del libro, e dopo aver firmato delle clausole scritte in carattere Times New Roman 0,00001 ti ritrovavi costretto a comprare prima un volume al mese, poi a settimana, poi al giorno, poi all’ora, poi al minuto. Ma non libri normali.
No.
Libri brutti.
A volte c’erano dei titoli interessanti (uno fra mille), ma venivano presentati in edizioni con copertine così brutte (tipo marron in simil pelle) che le potevi leggere solo sul water, per l’attacco di dissenteria che ti procuravano.
Un’intera generazione di potenziali lettori è stata falcidiata dal Club del Libro.
Negli ultimi anni avevano adottato la tecnica subdola di delegare lo sporco mestiere a donne sempre più avvenenti: era impossibile che un maschio eterosessuale non finisse con la tessera del libro in mano.
Ma torniamo ad oggi, al nostro giovane dai lobi dilatati.
Comincia a sfogliare un catalogo e mi dice che posso leggere Harry Potter e tanti altri best-seller a prezzo super scontato. Yuppie! Io penso ai libri che sto leggendo e che mi aspettano di là in camera: roba come “American Indie”, “Voci d’Autore”, “Suonare Il Paese Prima che cada”, l’appena terminato “Piano B” di Gianfranco Franchi… ma soprattutto penso al poveretto che ho lasciato in standby su Skype. Vorrei bloccare il flusso di parole del giovane spacciatore di libri: dentro di me so che se lo lascio parlare e poi non concretizzo gli faccio perdere tempo e mi odierà; se lo blocco senza ascoltarlo passo per maleducata e mi odierà uguale… Giovane lobo dilatato tu sei nato per odiarmi e io come ne esco?
Il catalogo, scopro, non è della setta del Club dei Libri brutti, ma fa riferimento ad un negozio Mondadori in Cavana. Prendo il dato come appiglio: “scusa ora sono di fretta e sono presa male ma allora non posso fare un passaggio in libreria a dare un occhio?”…
Dal suo volto scompare lo sguardo complice ed ecco che compare il previsto e inevitabile odio.
Il ragazzo non sente ragioni: o mi tessero subito, o ciao proprio!
Ci si può tesserare solo all’uscio di casa, mica in negozio!
Lo invito a tornare un altro giorno, con la speranza che ritorni un giorno in cui non ci sono, ma niente: taglia corto e se ne va ingrugnito.
Al massimo mi può tornare tra 5 minuti, se no posso anche morire nella mia assoluta ignoranza e avversione per i libri.
Ho quella leggera sensazione di avere perso l’occasione della mia vita.
Resterò scema e illetterata.

In realtà ad essere proprio scemo è il mercato del lavoro.
Il giovane mandato a vendere porta a porta, ti si approccia con fare quasi ingannevole (il sondaggio) e poi cerca di rifilarti un servizio che non ti serve. Oggi tutte le librerie hanno delle tessere per i clienti, e gli sconti non mancano.
Sarebbe molto più utile che quel giovane lavorasse in libreria, consigliando e presentando le nuove uscite ai clienti che si muovono un po’ sperduti magari alla ricerca di regali natalizi.
Stessa cosa per la telefonia: siamo bersagliati da telemarketing di compagnie telefoniche che vogliono proporci/imporci nuovi piani tariffari, poi chiami i numeri verdi e gli operatori non sono affatto formati per darti assistenza e risolverti i problemi. Non sanno niente! Un’azienda seria dovrebbe investire nella formazione di personale qualificato, abolendo l’inutile telemarketing.
Strategie killer che non servono a nulla.
Ma io oggi non volevo mica parlarvi di questo eh!

Vabè: Natale si avvicina, leggete e regalate tanti libri, ma non adagiatevi sui best seller!

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