Il 6 febbraio (giovedì) Bob Marley avrebbe compiuto 75 anni: l’artista giamaicano morì giovane, nel 1981, ma fece in tempo a cambiare la storia della musica. Spesso identificato come massimo rappresentante del reggae, in realtà vincolarlo a quell’unico genere è limitativo: Robert Nesta (così all’anagrafe) Marley è stato molto di più. “I Shot the Sheriff”, “No Woman, No Cry”, “Is This Love”, “One Love”, “Exodus”, “Could You Be Loved”, “Get Up, Stand Up”, “Redemption Song” sono classici senza tempo, amati da un pubblico trasversale, inserite in ogni classifica delle canzoni migliori di sempre, rilette e coverizzate in ogni declinazione. E oltre alla musica c’è il messaggio, l’impegno di Marley come attivista, contro l’oppressione politica e razziale e il suo invito all’unificazione dei popoli come unico modo per raggiungere la libertà e l’uguaglianza: nel 1978 gli fu conferita, a nome di 500 milioni di africani, la medaglia della pace dalle Nazioni Unite. Le tante celebrazioni e omaggi arrivano fino in Italia, e anche il Teatro Miela ha pensato di dedicare la serata Miela Music Live di venerdì all’indimenticabile Bob: dalle 21.30 sarà dunque “Dub Marley Night”. «L’energia e il carisma di Marley – scrivono gli organizzatori – lo hanno fatto diventare un mito per milioni di ascoltatori in tutto il mondo, “Love and Unity to the Mankind”, ha ispirato individui e masse, organizzazioni e leader, diventando una stella destinata a brillare per sempre».
Ospite speciale della “Dub Marley Night” è Dan I con Imperial Sound Army (Fikir Amlak, Violin Boy, Jonah Dan, Sammy Dreadlocks, Makeda), ai comandi anche Dubkali, Cannibal Se/lecter e Rockers Dub Master.
Nato nel nord Italia ai piedi delle Alpi nel 1981, dal 2000 Dan I è cantante e produttore per Imperial Sound Army e per la Imperial Roots Records; ha lavorato spesso con i più interessanti Sound System e produttori di tutta Europa, oggi registra per alcuni dei pionieri del dub inglese come Jah Free, Alpha e Omega, e si esibisce come mc con un gran numero di Sound System (un impianto formato da più casse) e selecters. «Ho scoperto la musica reggae a dodici anni, grazie a una cassetta che mi diede mio papà – racconta Dan I -. Mi innamorai di quel suono e cominciai a suonare la chitarra e cantare. Poi è arrivato l’interesse per i testi e i contenuti delle canzoni. Comprai un libro con i testi di Marley tradotti in italiano e divenni sensibile a certe tematiche. Più tardi mi sono ritrovato in un centro sociale della mia zona e ho incontrato il dj Paul Roccia, attivo nell’organizzazione di concerti reggae, con lui ho cominciato a suonare i primi dischi nei club». Alla fine dei ’90 l’artista viene a contatto con i Sound System e rimane folgorato da quelli inglesi alla “University of Dub” e comincia con le produzioni: da allora non si è più fermato. Tra i tanti progetti è attivo anche con i Dolomites Rockers (incidono per la Tempesta Dub) assieme al pordenonese Paolo Baldini (B.R. Stylers, Africa Unite, Tre allegri ragazzi morti). «Il reggae per me rimane una musica spirituale e potente – conclude Dan I –, è un genere che ha sempre utilizzato la musica per comunicare messaggi profondi e continuerà a farlo».
Elisa Russo, Il Piccolo 5 Febbraio 2020