Le prime reazioni all’album sono state esaltanti. Edda è in copertina del numero di marzo di Blow Up, all’interno vi è un’intervista di Zingales che dice: “Conoscerlo è un vero piacere, figura metropolitana milanese di tipica eccentricità, un mix di ironia quasi sempre palleggiata verso sé stesso, luminosità, un costante rovello torbido che non offusca ma amplifica la purezza”.
Sempre Zingales, sul numero di febbraio aveva scritto:
"Che la vita con la sua bella teatralità lo abbracci verso nuove possibilità e splendori. Edda sembra un ratto che butta gli occhi alle stelle e poi torna a rigirarsi nel torbido, e di nuovo stelle e torbido, e in questa inquietudine senza soluzione di continuità l'occhio di chi sta davanti fissa un fremito angelico, la sbavatura estatica di un fermoimmagine. Non c'è autocompiacimento, solo una necessarietà di passaggio, che sulla sua strada accende fuochi e incanto".
«Qualcosa di immenso, Odio i vivi, e arduo da spiegare, come se capirlo fosse una questione di Fede. Comunque, un potenziale “disco della vita”».
Scrive Guglielmi su Il Mucchio.
“Edda ha poca voglia di vestirsi. Si mette a nudo una seconda volta. Se Semper biot era autobiografia, Odio i Vivi è radiografia. Another side of Stefano Rampoldi. Sinfonie dei topi, ponteggi crollati, autobus impazziti. Un cuore gigante che vorrebbe abbracciare l’intero universo, mentre si trova a lottare tu per tu con un sentimento che non corrisponde mai alle proprie esigenze. Debolezze che diventano forza”. Enzo Curelli
“Un disco prezioso, di quelli che non vi capiterà di ascoltare spesso, specie in futuro. Un futuro dove la musica durerà sempre più lo spazio di un post su di un social network, di un video su Youtube, di una recensione su una webzine.
Gli artisti come Edda, forse, non ci sono più”.
Francesco Caprai
“E’ musica espressionista quella di Odio i vivi, rotonda e capace di indagare nelle pieghe dell’animo umano, di un mal de vivre naif ed attuale nello stesso tempo. Un album decisamente più pieno e ricco, dalle sfumature psichedeliche, che segna un passo avanti nella maturazione artistica di Edda”.
Stefano Di Mario
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