«Daghe! El greatest hits»
https://www.facebook.com/rickyrussodaghe/
è il nuovo libro/raccolta di Ricky Russo e contiene:
“Per Bon, For Real” (2013, Nativi Editori)
“El Funky Barboncin” (2015, A Morte Libri)
“El Conte di Via Pinguente” (2016, Il Piccolo)
DISPONIBILE DAL 26 MAGGIO 2017 su AMAZON nella versione cartacea.
«Daghe! El greatest hits» è realizzato con la collaborazione di Bora.la http://bora.la
ed il contributo del Piccolo Cafe NY http://piccolocafe.us
La cover del libro è stata creata dall’artista triestino Jan Sedmak http://jansedmak.com
L’impaginazione è stata curata da Giada Mihelic http://www.giadamihelic.com
Ricky Russo (Trieste, 1973) laureato in Lettere Moderne con una tesi sulle origini del Punk-Movie all’Università di Trieste, è giornalista musicale, scrittore rock’n’roll, autore di programmi radio e tv, organizzatore di eventi musicali, guida turistica. Dal 2013 vive a New York. Ma continua a parlare il suo dialetto, el triestin. Lo miscela sapientemente all’italiano e all’inglese così da ottenere un irresistibile nuovo linguaggio: in questa raccolta troverete il suo esordio “Per Bon, For Real” del 2013 e due brevi racconti pubblicati successivamente, uno nel volume “Andare in cascetta” e l’altro sul quotidiano di Trieste, Il Piccolo.
INTRODUZIONE A DAGHE!
di ALESSANDRO MEZZENA LONA*
Un italiano come tanti si sarebbe fatto intimidire. Da un totem transnazionale come New York, dal ribollire di lingue che s’intrecciano nella Grande Mela, dal battito animale del rock, del rap, del funky e del metal che dilagano per le strade della megalopoli. E disegnano il profilo dell’America in un ritratto fatto di note leggendarie, di volti entrati nel mito, di storie che hanno tappezzato i muri delle camerette di tutti noi.
Un italiano, non un triestino.
Infatti Ricky Russo, che ha lasciato la sua casa in riva all’Adriatico per seguire la traiettoria del sogno americano, ha capito presto che lo slang della sua città, della Trieste dove parlano il dialetto perfino le statue in bronzo di Italo Svevo e James Joyce, porta dentro sé la stessa forza di quel ruminare parole di chi vive tra Manhattan e il Bronx. E che un “Daghe!” pronunciato con l’inconfondibile cantilena giuliana può fare da contraltare all’urlo nichilista dei Sex Pistols. Al “No future!” che ha regalato illusioni alla generazione del punk, rivoluzionando la musica. Perché spalanca davanti agli occhi degli States, ingolfati in un presente che ha la smorfia di Donald Trump, la filosofia tutta triestina del “Viva l’A e po’ bon”. Che vorrebbe dire: “Prendi la vita come viene e goditela”. Quasi fosse una postmoderna aggiunta al quattrocentesco insegnamento di Lorenzo de’ Medici “Di doman non v’è certezza”.
Giornalista e dj che porta con sé il bagaglio di un’adolescenza vissuta tra la musica, i giochi di strada e le partitelle a basket con la futura “mosca atomica” della nazionale italiana Gianmarco Pozzecco, Ricky Russo ha trovato la via della scrittura raccontando il suo mondo. L’amore per i dischi, dal vinile in poi, l’insofferenza per un mondo prigioniero dei luoghi comuni, l’importanza dell’amicizia e degli affetti veri. Impastando all’italiano, che sempre più si scopre suddito di un inglese manierato, le invenzioni più pirotecniche del triestino. Quel dialetto anarchico e strafottente che ha saputo dettare alcune tra le ardite invenzioni lessicali al James Joyce dell’intraducibile capolavoro “Finnegans Wake”.
Sono nati così racconti, storie inventate sull’asse Trieste-New York, frammenti di un’autobiografia che proiettano Ricky Russo al confine tra la narrativa più sperimentale e lo sberleffo in musica dei Ramones. Con un ritmo implacabile che sussurra a ogni riga: “Sta vita svola come un refolo de bora, e no xe mai tropo tardi per zercar de esser felici”.
*Alessandro Mezzena Lona è il responsabile delle pagine culturali del quotidiano Il Piccolo.
A PROPOSITO DEL LIBRO PRECEDENTE “PER BON, FOR REAL”…
«Un diario newyorkese che vale più di tutti i blog di viaggio e le guide su NYC» assicura Vittorio Bongiorno nell’introduzione del libro; «“Per bon, for real” è, tecnicamente, un “missiot”, per dirla con le parole di Ricky Russo: cioè, un ibrido. Un ibrido tra un diario, un reportage, un micro-romanzo di formazione», spiega Gianfranco Franchi, sempre nell’introduzione del libro, che conclude, con un pensiero rivolto alla nuova avventura dell’autore: «New York: Trieste ti manda il suo figlio più matto, più pulito e più entusiasta. Scintilla di voglia di vivere. Spaccherà il mondo. Farà ballare Times Square. Fonderà un clan del kren. Farà qualcosa di speciale. Ma per bon, for real».
Nonostante il libro sia stato reperibile solo nelle librerie di Trieste e dintorni, grazie alla distribuzione in rete (si può ordinare sul sito http://botega.la/, disponibile anche i versione e-book su Amazon) e ad una presentazione a Milano (Santeria) è diventato un piccolo caso a livello nazionale, tanto che il mensile Rumore l’ha recensito ottimamente, eleggendolo libro del mese sul numero di luglio/agosto 2013, scrive Manuel Graziani: «Ricky Russo è il crossover fatto uomo. Un po’ Alberto Sordi, un po’ John Peel, con l’iPod nelle orecchie e il cappellino da rapper piantato sulla zucca. (…) Semplice, diretto, geniale».
«Il bello di “Per Bon, For Real” – a parte il fatto che fa ridere parecchio – è il modo in cui Ricky sgretola a colpi di grammelot i luoghi comuni del rock’n’roll, spazzando via la mitologia e lasciando il sugo: l’amore per la vita e per le persone». Roberto Curti, Blow Up ottobre 2013.
Matteo Cruccu segnala il libro su Il Corriere della Sera (inserto Letture del 21 Luglio 2013): «(…) divertentissimo zibaldone, scritto in un anglo-italiano-giuliano (“per bon” vuol dire per davvero) di Ricky Russo, colonna di Trieste nelle lunghe serate di confine. Che attraversa l’Oceano per conquistare anche le albe newyorkesi. E, tra incontri surreali, concerti stratosferici e notti liquide, ci riesce. Per bon».
«Spigliato, vivace, divertente, profondo: non avete una sola scusa valida per non richiederlo all’editrice Nativi», scrive Renzo Stefanel su Rockit.
Alessandro Mezzena Lona su Il Piccolo (02 giugno 2013): «Non il solito libro, ma una giostra sparata a velocità supersonica. Dove il dialetto si fonde con il “bad english”. Come in un “Finnegans Wake” di James Joyce in cui il triestino suggestiona l’inglese. Per raccontare il Grande Pomo come non l’aveva mai fatto nessuno».
«Perché vale la pena leggere questo libro? Innanzitutto perché fa ridere fino alle lacrime: anche (anzi, soprattutto) se non capite una parola di triestino, la lingua è così evocativa e buffa che vi verrà voglia di impararlo, anche grazie alle fondamentali note a piè pagina che vi aiutano a decifrare modi di dire e vocaboli oscuri». Marta Blumi su Hotmc.
«“Per bon, for real” è una specie di diario free style dei mesi trascorsi a NY, tra ambientamento, esperienze, tentativi, passioni, concerti pazzeschi, nuove amicizie e opportunità. (…) Un libro di viaggio, di vita, di scoperta; ricco di riflessioni, le stesse di chi – come chi scrive – non è mai stato nella Big Apple e proverebbe il medesimo senso di straniamento ed esaltazione di Ricky di fronte a una città così viva». Andrea Valentini, Libro del cuore del 2013 su Rockol.
«Un’irresistibile via di mezzo tra diario, reportage di viaggio, guida a NYC e romanzo di formazione per la generazione digitale, scritto con passione e continue citazioni musicali», Andrea Ioime su Il Friuli (10 maggio 2013).